Venerdì 12 maggio ho presentato un’ interrogazione alla Direttrice del Quartiere Santo Stefano con oggetto l’assegnazione delle attività culturali e ricreative all’interno del “quadriportico” di Vicolo Bolognetti 2.
Eppure, il declino di Vicolo Bolognetti era prevedibile: a seguito dell’accorpamento del Quartiere San Vitale al Quartiere Santo Stefano l’amministrazione non è stata in grado di riprogettare la missione di questo luogo che negli anni è stato punto di riferimento di tutto il centro storico, anche d’estate quando la zona universitaria si “svuota”.
In campagna elettorale la giunta lanciò la solita idea metafisica della “casa delle associazioni”, che viene sempre presentata quando non si hanno proposte reali (basta vedere la fine del Cassero di Porta Santo Stefano dopo lo sgombero di Atlantide!), per arrivare dopo mesi di silenzio alla pubblicazione ad aprile di un bando per l’affidamento del quadriportico nei mesi estivi, fortemente voluto dalla Presidente Rosa Maria Amorevole.
Chi ha letto il bando e ha una minima consapevolezza di quello che significa organizzare attività culturali ed eventi di alto livello sa benissimo quanto fosse restrittivo e ciò lo dimostra il fatto che a vincerlo sono state associazioni che difficilmente sarebbero in grado di portare a compimento le attività richieste. Le altre associazioni hanno collezionato un punteggio evidentemente troppo basso per essere considerate vicine agli obiettivi prefissati. Ma non basta: di fronte a tale evidenza e a meno di tre settimane dalla data prevista per l’inizio della programmazione (sic!), il Quartiere nega la situazione e risponde alla mia interrogazione dicendo, sostanzialmente, che “stanno raccogliendo la documentazione dei primi classificati”, quando il termine di 10 giorni per l’accettazione dell’assegnazione è già scaduto da un pezzo.
A condire il tutto, l’Assessore Lepore oggi a Repubblica dichiara che la giunta sta pensando ad una programmazione artistica e culturale, smentendo quindi il Quartiere stesso!
Chi dice la verità?
La realtà è che a volte il feticismo dei “bandi” genera mostri e nasconde l’incapacità di costruire progetti, di cui Vicolo Bolognetti ha un estremo bisogno. Ciò servirebbe anche a “sfogare” i flussi di persone che frequentano la nuova Piazza Aldrovandi pedonalizzata e tutta la zona universitaria, su cui i conflitti vengono dati in pasto all’ “opinione pubblica” per non essere mai risolti.
Un progetto serio per vicolo Bolognetti sarebbe una risposta reale, che guarda caso non arriva.
Detjon Begaj