Oggi siamo intervenuti in Consiglio Comunale per chiedere che il Comune di Bologna si unisca alla richiesta di verità e giustizia per Giulio Regeni esponenedo, come già hanno fato molte amministrazioni e istituzioni, lo stricione giallo che abbiamo purtroppo imparato a conoscere e che i colleghi consiglieri si uniscano allo sciopero della fame a staffetta per la liberazione di Amal Fathy, moglie del consulente legale della famiglia Regeni in Egitto, detenuta dall’11 maggio con chiaro intento intimidatorio.
Di seguito l’intervento in aula della Consigliera Emily Clancy
“Il braccialetto giallo che indosso, e che ormai è familiare a molti di noi, chiede #VeritàPerGiulioRegeni.
Non devo ricordarlo a questa sede, Giulio Regeni era un dottorando italiano all’Università di Cambridge che fu rapito al Cairo, in Egitto, il 25 gennaio di due anni fa, nel giorno del quinto anniversario delle proteste di piazza Tahrir.
Il suo corpo fu ritrovato il 3 febbraio successivo, nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti egiziani, privo di vita e con evidentissimi segni di atroce tortura.
Eppure, più di due anni dopo, ancora pochissimo sappiamo su questa vicenda ed è ancora di grande attualità la battaglia di ricerca di verità sulla sua uccisione, portata avanti dalla sua famiglia, ma anche dalla società civile e da organizzazioni come Amnesty International.
Venerdì scorso, nell’ambito di un comizio elettorale ad Ivrea dove era presente il Ministro degli Interni Matteo Salvini, alcuni attivisti e attiviste sono stati fermati e identificati solamente per aver esposto uno striscione dove si chiedeva verità per la morte di Giulio Regeni.
Questo episodio mi fa venire i brividi, ed evoca periodi molto bui del nostro paese.
Il neoministro qualche giorno prima aveva detto che la questione di Giulio Regeni riguardava la sua famiglia, come se in fondo fossero più importanti le relazioni con l’Egitto. Prima gli italiani, ma solo alcuni.
Io non voglio buttare in pasto Giulio Regeni e la sua famiglia a questo Consiglio Comunale con un ordine del giorno, ma chiedo al Comune di Bologna di aggiungersi ai tanti comuni che hanno chiesto a gran voce Verità per Giulio, anche visivamente e simbolicamente esponendo lo striscione da Palazzo d’Accursio, come hanno fatto altre amministrazioni.
Intanto in Egitto, dall’11 maggio è in carcere Amal Fathy, moglie del consulente legale della famiglia Regeni in Egitto, Mohamed Lofty, per il solo fatto di essere legata a questa inquietante vicenda e alla ricerca di verità e giustizia.
E’ partito un digiuno a staffetta, a cui ho partecipato due settimane fa su invito del gruppo Amnesty Unibo, promosso da Paola Regeni, mamma di Giulio Regeni, per la scarcerazione di Amal Fathy. Paola Regeni ha detto: “Liberate Amal. E fin quando non lo farete, digiunerò per lei.”
Domani, 19 giugno, è prevista l’udienza di convalida per Amal Fathy per decidere se la sua ingiusta detenzione potrà finalmente avere fine.
Mi unisco all’appello lanciato e mi permetto di chiederlo ai consiglieri e alle consigliere che lo volessero di aderire al digiuno domani martedì 19 giugno: dimostriamo al regime che Amal Fathy, la sua famiglia e i difensori dei diritti umani al Cairo non sono soli, ma l’opinione pubblica guarda e respinge questo ennesimo attacco alla famiglia Regeni ed alla sua, anzi alla nostra, ricerca di verità.
Verità Per Giulio Regeni Free Amal Fathy