Ieri sera si è riunita presso la sede del quartiere San Donato una commissione sul tema della localizzazione degli impianti di distribuzione carburanti a uso pubblico. Ovvero tutti quegli impianti che distribuiscono benzina, diesel, metano, gpl e tra non molto anche energia elettrica per lo spostamento di mezzi privati. Era in seduta congiunta con diversi quartieri perché l’obiettivo era discutere un nuovo POC (Piano Operativo Comunale), ovvero una serie di criteri sulla base dei quali il Comuna approverà o meno le richieste di insediamenti di nuovi impianti di questo tipo. La seduta era congiunta perché le aree interessate sono nei quartieri Borgo – Panigale. Navile e San Donato – San Vitale. Erano presenti i presidenti dei quartieri Borsari ed Ara, l’assessore Valentina Orioli ed i tecnici del comune. Da qui si può scaricare tutta la documentazione sintetica presentata, in fondo a questo articolo c’è il link alla documentazione completa e la tempistica
Un po’ di numeri e fatti: quanto è FICO il mercato.
L’assessore ed i tecnici hanno raccontanto che sono arrivate al comune 22 proposte, di queste sono state selezionate 11. Le altre non rispondevano ai criteri paesaggistici e di sostenibilità ambientali definiti del 2012 dal Comune di Bologna (‘principio efficienza, adeguatezza e qualita del servizio’). Sette di queste sono state richieste nel quartiere San Donato – San Vitale sostanzialmente lungo la direttrice San Donato e Viale Europa. Sono tutte aree ad uso agricolo (quindi territorio vergine) per un totale di 64.000 metri quadri. Ed in un contesto di impianti esistenti già piuttosto denso
Queste invece sono gli le richieste degli impianti nella zona “ovest” (grosso modo Borgo Panigale). Gli impianti sono quelli marcati in nero
E qui nel quartiere Navile
Il meccanismo del bando prevede che il comune prenda le richieste, elabori già un primo parere e poi dia un parere definitivo. Nessuno dei privati è a conoscenza delle richieste degli altri. E qui c’è il primo paradosso: per questo motivo le richieste possono essere per zone anche molto vicine, se non di fronte l’una all’altra e teoricamente il comune può concedere ad entrambi i privati la possibilità di presentare un progetto e costruire una volta approvati i progetti. Sarà poi nell’esclusivo interesse della contrattazione dei privati decidere se procedere con entrambe le costruzioni o lasciar perdere per puri motivi di concorrenza commerciale. Addirittura un privato può ottenere un permesso e poi cederlo ad un altro privato. Un paradosso già visto sulla questione dei supermercati a causa delle varie lenzuolate e liberazioni (Bersani e Monti) che hanno tolto molte leve in mano all’amministrazione per poter regolamentare questo settore. In sostanza gli enti locali possono dire se c’è compatibilità con le norme paesaggistiche ed ambientali ed eventualmente fare prescrizioni. Non possono impedire un “diritto allo svolgimento di una iniziativa privata”. Anche se questo non è del tutto vero, l’altra sera è stato fatto notare che ci sono perfino sentenze del TAR dell’Emilia Romagna che rispetto all’invocata Bolkestein dicono che
che la tesi dell’assolutezza del principio di libertà di stabilimento, prospettata dalla ricorrente appare, in realtà, sovrabbondante, non potendosi sostenere che le norme liberalizzarci, invocate dalla stessa difesa società P., possano perfino arrivare a travolgere in toto il potere di pianificazione urbanistica degli insediamenti, in capo all’autorità comunale.
Ed in effetti che ci sia soprattutto la mano del mercato si può notare dal fatto che la maggior parte degli impianti sono stati richiesti nelle vicinanze di Fico che con l’ipotesi di 6 milioni di visitatori l’anno ed un sistema di mobilità basato su gomma e mezzi privati ingolodisce e non poco l’iniziativa privata”. E infatti l’altra sera si sono fatte sentire le voci di chi abita al Pilastro (e del loro blog) che ha fatto notare che fosse anche vero che tutte le prescizioni tecniche e di legge siano state rispettatate, manca la politica: “Non si può chiedere ai cittadini partecipazione, riqualificazione del territorio e poi l’amministrazione non dà nulla in cambio”
L’ambiente questo sconosciuto
Una delle domande fatte riguardava l’impianto ambientale. Più impianti significa più rilascio nell’aria di sostanze inquinanti come il benzene. Su questo l’assessore non ha risposto mentre invece i tecnici hanno detto che gli impianti selezionati hanno avuto una valutazione di impianto ambientale positiva. Ma i tecnici hanno anche aggiunto che la Valutazione di Sostenibilità Ambientale e Territoriale (Valsat) non ha prescrizioni su questo.
La tempistica e la prassi istituzionale poco convenzionale
Anche questo punto è problematico perché inizialmente il Comune doveva discutere ed approvare questo POC il 2O novembre, cioé lunedì prossimo.Ma Federico Martelloni oggi, nella commissione comunale competente, ha evidenziato le incongruenze e criticità e la votazione avverrà al consiglio comunale successivo. Se e quando verrà approvato ci saranno 15 giorni per depositare gli atti. A questo punto la tempistica ipotizzata dai i tecnici potrebbe essere questa:
- ipareri sul POC possano essere presentati nel periodo compreso fra il 10 dicembre e il 10 febbraio
- I primi progetti potranno essere approvati già dalla prossima primavera e potranno essere realizzati nei successivi 5 anni con questo POC.
l parere dei quartieri, con questa modalità che li vede prendere parola dopo il consiglio comunale, viene di fatto equiparato a quello di qualsiasi altro “stakeholder” in contraddizione con il ruolo dei nuovi quartieri accorpati e il bilancio partecipativo. E tutto questo con poco tempo a disposizione per studiare la mole di documentazione prodotta. Infatti il presidente Borsari, ne ha dovuto prendere atto, posticipando la votazione ed il parere dal consiglio di quartiere del 22 a quello del 5 dicembre, dove per altro si dovrà dare parere sul bilancio.
Aggiornamento: l’ultima comunicazione prevede che ci sia tempo fino a mercoledì 22 novembre per osservazioni e richieste dei gruppi consiliari di quartiere
Fino a questa mattina negli stessi uffici comunali nello spazio condiviso non era disponibile alcuna documentazione. Quella spedita ai consiglieri di quartiere era in un poco convenzionale ed istituzionale spazio su WeTransfer dove erano ospitati 450 megabyte di documentazione che si consiglia di scaricare da un computer collegato con cavo o wifi (questo il link temporaneo). I quartieri, però, possono esprimere solo pareri e fare richieste che rischiano di essere valutate solo in sede tecnica perché, come già scritto, il passaggio politico per il comune potrebbe avvenire prima. Non proprio il viatico migliore per garantire partecipazione e democrazia.