SUPERFLUI, NULLAFACENTI, ABOLITI PER LEGGE…
Alle elezioni amministrative del 5 giugno si eleggerà anche il Sindaco metropolitano di Bologna, a capo dell’amministrazione della Città metropolitana, un ente trascurato se non del tutto dimenticato nel corso della campagna elettorale dello stesso Sindaco Merola, nelle sue competenze come nei suoi dipendenti. Che però avrebbero qualcosa da raccontare…
I lavoratori della Città metropolitana di Bologna, subentrata dal 1° gennaio 2015 alla Provincia in base alla legge 56 del 2014, firmata dal ministro Delrio, hanno subito negli ultimi anni una serie di vere e proprie aggressioni, morali e materiali.
Additati al Paese come l’emblema del funzionario pubblico nullafacente, per di più impiegato in un ente dichiarato inutile per legge, hanno vissuto questo periodo in una condizione di allarmante incertezza circa il proprio destino, quali che fossero le loro competenze , capacità, prestazioni – in breve, come se tale destino fosse una condanna che essi avevano, per lo stesso fatto di esistere e di lavorare, abbondantemente meritato…
Quando finalmente la Città metropolitana si è insediata, assieme agli assurdi tagli del governo Renzi, grazie agli errori della precedente amministrazione PD è scattata la sanzione per il mancato rispetto del patto di stabilità, mettendo a rischio gli stessi stipendi del 2015 – che alla fine sono stati pagati grazie al contributo della Regione Emilia-Romagna.
Sempre il governo Renzi, mostrando grande fiducia nel futuro del nuovo ente, con la legge di stabilità 2015 ha proceduto in modo indiscriminato al taglio del 30 % del personale in pianta organica, con il rischio, per i lavoratori che non avessero trovato a breve collocazione in altri enti locali, dell’inserimento nel famigerato database per la mobilità nazionale – nel tritacarne del quale sono finiti purtroppo molti lavoratori di diverse Province italiane.
La soluzione individuata è stata quella del trasferimento in blocco di buona parte del personale, assieme alle competenze, ancora alla Regione Emilia-Romagna, che è intervenuta con la legge 13/2015.
Per tutto questo tempo, i lavoratori della Città metropolitana hanno attraversato una lunga e conflittuale condizione di ristrutturazione permanente, nel corso della quale, senza alcuna condivisione con le organizzazioni sindacali, si sono perpetuate posizioni di potere di fatto ereditate dal passato, e sono stati coartati, in più di un caso, i diritti dei dipendenti in ordine alla scelta di collocazione, respingendo senza motivazione le domande di trasferimento in Regione o altrove, secondo logiche funzionali agli assetti di potere interno, spalleggiate ora, a dispetto dell’abbondante retorica innovativa esibita dal Sindaco nelle sue esternazioni, dalla “nuova” amministrazione metropolitana.
I lavoratori della Città metropolitana, nel corso della lunga e infruttuosa trattativa, non sono mai stati ricevuti dal Sindaco Merola.
Quando, più di recente, la ristrutturazione ha prodotto un primo risultato certo, chi poteva ‘mettersi in salvo’ era già lontano dall’ente, rimasto così impoverito nelle professionalità e nelle competenze, e avvilito dalla diffusa mancanza di motivazione di chi, privo di alternative, è rimasto in servizio.
Le funzioni “eccellenti” del nuovo ente coinvolgono oggi le inalterabili e più o meno legittime ristrette cerchie di potere consolidate – mentre la grande maggioranza dei lavoratori è esclusa dalla condivisione dei progetti strategici di lunga durata, così come da ogni forma di coinvolgimento da parte della direzione politica, affidata a un Consiglio di secondo grado, composto da amministratori comunali per lo più assenti o interessati ad eventuali vantaggi per il proprio Comune di provenienza. Allo stesso tempo, i lavoratori di alcuni settori, come i Servizi per il lavoro e la Polizia provinciale, legati ad ipotesi di riforma nazionale, si trovano ancora in situazione d’incertezza.
Tutto questo si aggiunge alla condizione comune dei dipendenti pubblici, che da oltre dieci anni non vedono rinnovato il proprio contratto, e continuano ad essere indicati all’opinione pubblica come una delle principali fonti di spreco delle risorse…