Il Consiglio Comunale di Bologna ha approvato all’unanimità un ordine del giorno, presentato da Coalizione Civica Bologna, che chiede il forte coinvolgimento degli enti locali nella valutazione dell’impatto che il CETA – Comprehensive Economic and Trade Agreement – trattato di libero scambio tra Canada e Unione Europea, avrà sui territori.
L’ODG impegna a meditare sul percorso di ratifica del trattato da parte dell’Italia, facendo seguire ogni decisione in merito ad un’attenta valutazione degli effetti del trattato sulle condizioni di vita e di lavoro delle popolazioni coinvolte.
Il dispositivo, condiviso dall’intera aula, impegna il Sindaco e la Giunta:
a richiedere, in ogni sede e luogo istituzionale, e comunque prima di ogni procedura di voto così come di ratifica finale del trattato CETA, l’apertura di un confronto ampio e partecipato sugli effetti dell’approvazione di tali trattati, con valutazioni che tengano conto del mutato contesto politico ed economico rispetto al momento dell’avvio dei negoziati, sul tessuto economico-sociale, l’ambiente e i diritti nel nostro Paese;
a ribadire, nelle appropriate sedi istituzionali, il diritto degli enti locali di poter essere interpellati e coinvolti sulle questioni riguardanti gli impatti dell’approvazione dei trattati di libero scambio sui diritti del lavoro, sulla tutela dei territori da investimenti esteri insostenibili a livello ambientale e sociale, sulla tutela delle economie locali da competizione troppo spesso al ribasso.
Ricordiamo che questo accordo, a fronte di aumenti previsti del PIL di piccola entità (0.03% al 2027), rischia di mettere in discussione standard ambientali e sociali:
introduce tribunali per la difesa degli investitori stranieri e dei loro profitti qualora siano messi in discussione da nuove normative, per esempio, a tutela del lavoro o dell’ambiente, ponendo un limite di fatto alla potestà legislativa e regolatoria degli Stati e degli enti locali;
sfavorisce le imprese italiane, in particolare nel settore agricolo soggetto a competere con produttori esteri sottoposti a normative più semplici, meno sicure e con meno vincoli (per esempio, ci sono ben 99 i prodotti chimici permessi in Canada e vietati i Europa perché dannosi alla salute o all’ambiente). Per questo che alcuni studi rivelano la perdita fra 20-40 mila posti di lavoro;
spinge alla ulteriore liberalizzazione dei servizi pubblici e riduce gli spazi per una azione di tutela locale;
nel campo delle biotecnologie e degli ogm va nella direzione di una “armonizzazione” che mette a rischio la legislazione europea, più stringente di quella canadese.
Tutti elementi che, sommati alle differenze sugli standard del lavoro, invitano ad una più attenta valutazione dei presunti benefici del trattato, valutazione che per quanto riguarda gli effetti economici risale al 2008 ovvero prima della crisi e della Brexit.
Lo abbiamo ribadito in ogni sede istituzionale: con interventi di inizio seduta, commissioni, udienze conoscitive e ordini del giorno: siamo contrari a questi trattati di libero scambio che presentano profili di altissimo rischio dal punto di vista sanitario, ambientale, di tutela del lavoro.
Oggi, alla vigilia della discussione sulla ratifica del Trattato nell’aula del nostro Senato, con l’approvazione all’unanimità del nostro ODG, anche il Consiglio Comunale di Bologna ha detto #StopCETA.
QUI il link al coordinamento stopCETA – stopTTIP