Le stazioni si somigliano tutte; poco importa se le luci non riescono a rischiarare più in là del loro alone sbavato, tanto questo è un ambiente che tu conosci a memoria, con l’odore di treno che resta anche dopo che tutti i treni sono partiti, l’odore speciale delle stazioni dopo che è partito l’ultimo treno. …. Io sono sbarcato in questa stazione stasera per la prima volta in vita mia e già mi sembra d’averci passato una vita, entrando e uscendo da questo bar, passando dall’odore della pensilina all’odore di segatura bagnata dei gabinetti, tutto mescolato in un unico odore che è quello dell’attesa,…
Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore, 1979
E’ difficile dire se le Stazioni e Fermate del SFM realizzate negli ultimi anni, come quella di Casteldebole, somiglino realmente a quelle che risalgono a metà dell’Ottocento, come Borgo Panigale – in assoluto la prima piccola stazione suburbana del territorio bolognese -, o ai primi decenni del Novecento. E’ anzi difficile anche solo accomunarle in un unico tipo-Stazione. Distinte dalla coppia cromatica bianco-azzurro, che corrisponde ai tipi di materiale – muratura o metallo –, le nuove Stazioni sono piuttosto nodi di collegamento veloce, dai quali si passa, ma nei quali non si sosta, fra il binario, il sottopasso e la pensilina, ovvero fra la ferrovia propriamente detta, e un contesto variabile,in funzione dell’ubicazione e della presenza e del tipo delle preesistenze urbane di contesto. Il ‘disegno’ della Stazione può risultare dalla successione delle rampe, dalla composizione di queste con il blocco scale, con la colonna dell’ascensore (Bargellino, Osteria Nuova, Rastignano, Musiano), o con il complesso ‘scala-ascensore-pensilina’ (Mazzini), o solo scala-ascensore (le aggiunte recenti a Borgo Panigale, di raccordo verticale tra il binario e la via Emilia Ponente). In tutti i casi si tratta della composizione essenziale e adattiva di elementi seriali, che esibiscono la propria matrice tecnologica e funzionale con certa sovradimensionata potenza, col rischio di appesantire l’effetto complessivo. Una scelta cromatica coraggiosa, soprattutto dati i contesti tipici di Bologna, in cui una normalizzazione assolutamente arbitraria ha privato l’architettura di ogni e qualsiasi periodo di uno dei suoi elementi espressivi – il colore -, appiattendolo nella gamma breve che va dai gialli ai rossi presuntamente bolognesi. Il richiamo all’azzurro pieno e agli oggetti delle profondità marine, presente in alcuni dei nuovi sottopassi (Bargellino), dove squali, balene, e perfino il Titanic, attendono il viaggiatore, è l’ennesima conferma di questo inatteso tratto mediterraneo.
Le differenze dell’ubicazione e del contesto implicano però, per le nuove Stazioni, un diverso e più o meno felice rapporto con gli insediamenti serviti, specie se si considera che questi nuovi ‘nodi’ non solo sono impresenziati da parte del personale ferroviario, ma sono anche privi del ‘riparo’ costituito, anche in termini di sicurezza, dal luogo-caffè ristoratore – o da qualsiasi altro servizio alla popolazione viaggiante, toilette incluse.
Il concetto di Stazione adottato, evoca la rapidità e la funzionalità di un servizio di collegamenti metropolitano, che ancora manca, mentre esclude la funzione di stazione-contenitore dedicato all’attesa – e ad un’attesa sicura -, connessa invece ai tempi propriamente ferroviari: ogni completamento funzionale è affidato al contesto, e all’esistenza o meno, nelle vicinanze, di luoghi di servizio minimo, o quote di centralità urbana. Si determina così, in generale, una situazione di tendenziale squilibrio, fra le Stazioni più antiche e stratificate, come Borgo Panigale, dove la presenza di fabbricati storici compensa, o potrebbe compensare, se opportunamente rivisitata e rifunzionalizzata, questa carenza, e le Stazioni e Fermate invece di nuovo impianto, che non affaccino direttamente su contesti già di per sé compiutamente urbani (Rastignano, Mazzini), ma che all’opposto si aprono su lembi di urbanizzato monofunzionali, come Casteldebole (e Osteria Nuova, Bargellino, Musiano), a loro volta privi di quel minimo di servizi.
Allo stato delle cose, tuttavia, nella situazione particolare delle prime Stazioni suburbane della linea Porrettana, anche l’antica Stazione di Borgo Panigale, con il suo affaccio su una piazza in cui l’unico diversivo alla residenza è rappresentato da un Ufficio Postale, benchè sul piano degli spazi possa ospitare un punto di ristoro, e perfino un punto vendita di piccolo commercio, non si trova in una situazione molto diversa dalla nuova Stazione di Casteldebole, ed è decisamente scoraggiante per chi sia costretto a muoversi nelle ore serali o comunque col buio. Il rapido degrado che ha subito il collegamento con la via Emilia (scale e ascensore) è un esempio eloquente dell’abbandono in cui, poco o per nulla utilizzati, declinano rapidamente interventi anche molto recenti…
Se vogliamo che il SFM dispieghi per intero la propria potenzialità di collegamento alternativo alla gomma, diventando attrattivo e preferibile all’uso dell’auto, è necessario tornare con decisione sulla progettazione di questi ‘buchi neri’ e del loro immediato intorno, dove oggi il rapporto Stazione-insediamento è affidato, bene che vada, all’ampiezza/desolazione di un parcheggio, e operare una riflessione funzionale, di scala anche minima, che coinvolga direttamente i contesti urbani interessati.
Perché persino la Stazione anonima dove sosta una notte d’inverno il Viaggiatore di Italo Calvino, nel suo essere senza qualità, dispone pur sempre di un caffè-ristoratore…
**Discutiamo di mobilità integrata, stazioni metropolitane dell’SFM e piste ciclopedonali presso il Centro Polifunzionale Bacchelli di Casteldebole l’11 maggio 2016 alle 20,30
Intervengono: Silvia Lolli – Candidata Presidente al quartiere Borgo-Reno; Federica Salsi – Candidata al Consiglio Comunale per Coalizione Civica; Maria Angiola Gallingani – Candidata al Consiglio Comunale per Coalizione Civica; Vincenzo Alberghini – TPER