Giornalista professionista prima all’Unita e poi da freelance, cuore di #FreeMontagnola, progetto di rigenerazione sociale e culturale nato nel parco della Montagnola di Bologna, Chiara Affronte si candida nella nostra lista per d creare comunita, dare spazio all’adolescenza, facendo parlare ragazzi e ragazze, per per salvaguardare il bene pubblico, tutelarlo, rispettarlo, per sostenere le donne, difendere il pianeta e aiutare le persone a fare tutto questo con l’appoggio delle istituzioni. Per parlare di sicurezza e accoglienza senza paura.


DI QUELLA VOLTA IN CUI HO DETTO SÌ A COALIZIONE CIVICA
L’adrenalina della chiusura di un quotidiano, in redazione, è unica: è solo lì che raggiungi la lucidità (o la lucida incoscienza!) che ti fa chiudere il cerchio, che ti fa sentire che hai fatto la cosa giusta e che se – invece – dovessi poi scoprire di aver fatto degli errori, in ogni caso sei cert* di avercela messa tutta per fare bene, o almeno il meglio possibile.
È così che mi sono sentita 12 ore prima di dare una risposta definitiva a Coalizione Civica che, mentre ero in vacanza dove poco prendeva il cellulare, mi ha chiesto se volessi candidarmi. Era l’ultima telefonata che mi aspettavo di ricevere. Per vari motivi. Perché la politica l’ho sempre osservata e analizzata, praticata meno, anche se – come dico sempre ai miei figli – ogni scelta che compiamo la mattina quando ci alziamo è in sé politica. Forse la pratico di più da quando si è chiusa la mia esperienza all’Unità, giornale che ho amato, così come ho amato i miei colleghi, i miei capi, che non finirò mai di ringraziare per quello che mi hanno insegnato. Oggi si è approfondito il mio rapporto con la politica, perché, osservando meno e stando più dentro le cose, ho assunto dei punti di vista che forse prima mi sfuggivano. Anche se – devo dire – la cosa bella del mio lavoro – almeno per me – è sempre stata quella di essere o provare ad essere megafono per chi ha la voce più piccola dei big. Oggi non lavoro più in un quotidiano e collaboro con alcune riviste che mi hanno dato la possibilità di approfondire temi legati ai diritti delle persone.
La vita sociale, il bene pubblico, gli spazi, l’infanzia, l’adolescenza troppo spesso dimenticata, la comunità, la “base” – come si dice – che in questa città è così vivace, piena, energica e speciale, sono diventati la mia passione, praticata sia attraverso l’associazionismo che attraverso l’impresa. Da due anni mi sono buttata nell’avventura di “salvare” il chiosco della Montagnola che stava per chiudere, insieme ad altri sei compagni; lo abbiamo fatto perché non volevamo che sparisse uno spazio di socialità in un luogo considerato “di confine” con l’obiettivo preciso di restituire socialità e benessere alle persone, di rigenerare, premiare chi fa e cerca di costruire relazioni, perché – come dice una mia “anima gemella” che lavora in Caritas, “le relazioni possono salvare il mondo”. Ecco, come prima di ogni esame a Filosofia, dove mi segnavo ultima nella lista dei candidati per trovare quell’adrenalina di cui parlavo all’inizio, sono arrivata ad un certo punto a dire sì a Coalizione civica. Per provare a dare il mio contributo, per metterci la faccia, per lavorare alla ricerca di quella mediazione che in ogni comunità è necessario raggiungere affinché la serenità e il benessere interiore e fisico di ciascun cittadino e di ciascuna cittadina diventino una realtà. Perché si faccia parlare l’adolescenza, si smetta di interpretarla da pulpiti fragili, perché è così che i ragazzi e le ragazze oggi vedono il mondo adulto. Per comunicare l’amore per il bene pubblico, che è prezioso, da salvaguardare, tutelare, rispettare, perché il pianeta è uno e le nostre vite opportunità uniche da giocarsi bene e con la coscienza a posto. Per aiutare le persone a farlo con l’appoggio delle istituzioni perché sono i cittadin* a fare una città, che è loro, innanzi tutto. Per parlare di sicurezza e accoglienza senza paura. Per sostenere le donne, non per politically correct, ma perché se è vero che tante prima di noi hanno lottato per ottenere dei diritti, noi dobbiamo farlo per salvaguardarli; niente è scontato: checché se ne dica – sono ancora loro – percentualmente – quelle su cui ricade il lavoro di cura. Ed è davvero triste, negli anni 2000, dover spiegare alle nostre figlie che dovranno faticare più degli uomini per fare ciò che desiderano e ai nostri figli che devono evolvere, e affrancarsi da quei rigidi confini che la società impone loro, facendoli crescere con l’idea che solo se sono forti e duri possono farcela.
Per questi motivi mi candido e ringrazio Emily M. Clancy per avermelo chiesto, nonostante conoscesse le mie perplessità a monte di tutto, Marina D’Altri per avere con me approfondito alcuni aspetti, Simona Larghetti per avermi scritto “quello secondo me è il tuo posto, perché sei lucida e capace”, Maximiliano Ulivieri per avermi spinto a buttarmi. Ovviamente Domenico per avermi ascoltata, i miei figli, la mia famiglia di origine che sa chi sono nel profondo e che non tradirei mai né me stessa né nessuno, i miei preziosissimi amici, la mia amica giornalista del Clarin che non ha avuto perplessità, fin da subito, l’amica arrabbiata con l’amministrazione che mi ha detto che lei sarà sempre con me, l’amica sindacalista che per me è sempre lucido specchio della realtà. E Frida, il mio cane, perché è la purezza sotto forma di quadrupede.
E adesso, pronti via, ché il giornale deve chiudere 😉