Prima seduta del Consiglio Comunale

By 11 Luglio 2016Luglio 16th, 2016notizie

 

Signor Sindaco, signori e signore della Giunta, colleghe e colleghi Consiglieri,

per la seconda volta in vita mia leggo un intervento scritto.
La prima volta è stata il 26 maggio di quest’anno, in piazza Carducci, come forma di rispetto nei confronti di alcune migliaia di persone, per lo più giovani, che ebbero la pazienza di ascoltarmi, pur essendo venute ad assistere ad un concerto.

Questa volta lo faccio, certo, come forma di rispetto nei vostri confronti, ma più ancora – spero non me ne vorrete – come forma di rispetto per la comunità che rappresento e per le cittadine e i cittadini di Bologna, che tutti noi rappresentiamo, e che ci hanno eletto nonostante tutto.

E quando dico “nonostante tutto”, parlo della distanza che separa la politica dalla società. Una distanza che nessuno e nessuna di noi ancora riesce a colmare. Una distanza che è, anzi, destinata ad aumentare se si tacciono, all’elettorato, scelte, anche molto gravi, già assunte prima del voto, il cui esito, talvolta drammatico, si apprende all’indomani del voto stesso, come accaduto per i lavoratori della Fiera di Bologna che saluto.
Su questo primo punto del mio intervento ho promesso di non dire altro, limitandomi, – e ne siamo orgogliosi – a prestare la voce di Coalizione civica ai 123 lavoratori della Fiera a rischio di licenziamento, i quali ci hanno affidato le poche righe che mi accingo a leggervi:

Il nuovo corso del Comune di Bologna coincide con una grave ferita all’economia e alla vita della città: il licenziamento in massa dei 123 lavoratori della Fiera, con procedura del 27 giugno 2016.

L’azione, improvvisa e apparentemente irrevocabile, decisa da Franco Boni, Presidente di BolognaFiere, ci è stata comunicata per raccomandata dall’azienda senza che prima fossero state seguite le necessarie e doverose trattative preliminari tra le parti coinvolte e dopo la presentazione di un bilancio costruito ad Hoc per creare un disavanzo da dare in pasto ai Media, in maniera da poter giustificare la procedura di licenziamento collettivo agli occhi della Città e delle Istituzioni.

La verità è che questa non è una decisione motivata da una GRAVE CRISI FINANZIARIA – come descritto nel documento di apertura della mobiltà – poichè non ESISTE alcuna crisi FINANZIARIA, come i soci hanno potuto vedere dal bilancio approvato con voto unanime. Esiste una crisi ORGANIZZATIVA, e questa decisione è un provvedimento di natura ORGANIZZATIVA.
I vertici della Fiera sostengono – finora non smentiti – che la decisione della messa in mobilità del personale part-time sia stata votata all’unanimità dal Consiglio d’Amministrazione di BolognaFiere
Signor Sindaco, lei conferma che i 3 consiglieri nominati dai soci pubblici si sono schierati a favore di tale provvedimento, quando invece il medesimo poteva essere rispedito al mittente, sol che i 3 consiglieri avessero votato contro?
Che posizione intende assumere, ora, il Comune di Bologna, dopo aver PRESUMIBILMENTE votato a favore del licenziamento? 
Come s’intende procedere, insomma, da qui in avanti?
Come intende rispondere alla Presidenza della Fiera, che ha di fatto sconfessato l’incontro tenutosi tra le sigle sindacali, i delegati aziendali dei lavoratori e il Sindaco mercoledi 6 luglio, presentando una ridicola proposta di sospensione di 1 settimana ?
Signor Sindaco, siamo certi che Lei conosca veramente il disegno del Pres. Boni? 
Abbiamo letto sui giornali che era stato Lei a nominarlo, ma appare ora chiaro che il Presidente Boni non risponde al Sindaco ma ad altri referenti, che evidentemente hanno in testa un disegno ben diverso rispetto a quello presente nello statuto, che peraltro – lo ricordiamo – è anch’esso oggetto di revisione da parte del Consiglio di Amministrazione su ammissione dello stesso Boni.
Le chiediamo, Signor Sindaco, come cittadini e contribuenti, oltre che come dipendenti “in esubero” di Bolognafiere: Chi è il VERO timoniere?
[Una volta chiarito questo dubbio, Le chiediamo di agire sulla presidenza di Bolognafiere affinchè sia ritirata la procedura di messa in mobilità con effetto immediato e di congelare i 5 milioni di euro di stanziamento che Lei Sindaco ha promesso fino a che non sarà fatta chiarezza sulla loro destinazione e sulla sorte dei dipendenti]
Da ultimo, siamo qui per dirle, sicuri di non temere smentita, che oggi, con un efficace piano industriale e un effettivo coinvolgimento di lavoratori, sindacati e partner pubblici, si possa gestire senza fatica la rinascita della Fiera, non lasciandola in mano a speculatori e opportunisti. 
Per certo, la questione è della massima urgenza: per i lavoratori, per la nostra Fiera, per l’economia e per l’onore della città.

I lavoratori e le lavoratrici di BolognaFiere” 

Ebbene, nel poco tempo che mi resta, non parlerò certo delle istanze di Coalizione Civica, anche perché la coalizione di cittadini che io ed Emily Clancy rappresentiamo qui in Consiglio ha perso le elezioni. So che molti ritengono che il nostro sia stato un buon risultato, inaspettato e, per qualcuno, sorprendente. Io non faccio bilanci. Penso solo sia giusto riconoscere una cosa: se ti candidi a GOVERNARE una città, se ci credi davvero, una volta che perdi le elezioni devi dire: “questa volta abbiamo PERSO. Ce la metteremo tutta per vincere la prossima vota. A partire dal lavoro che faremo all’opposizione”. Aggiungo – per inciso – e lo dico a tutti, Sindaco, Giunta, Consiglieri di maggioranza ed opposizione, giornalisti…che avrete in noi due interlocutori sempre gentili, perché questo è il nostro stile, il nostro carattere, il nostro modo di stare al mondo. Ma la nostra NON sarà un’opposizione gentile. Sicché invito tutti a non scambiare mai una cosa per l’altra.

Insomma, signor Sindaco, parlerò di Lei, perché è lei che ha vinto, e della Giunta che oggi ci ha presentato.
Certo, ci sono molti modi di perdere e molti modi di vincere. Ma una cosa è certa: chi vince ha il diritto dovere di GOVERNARE, e di questo parlerò.

Ebbene, io credo si adatti al tempo che viviamo l’espressione utilizzata da Antonio Gramsci quando parla di interregno, una situazione in cui “il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno – aggiunge Gramsci – si verificano i fenomeni morbosi più svariati”.
Questa categoria mi pare propizia a più livelli. Per un verso in Europa e nel mondo, dove pure Bologna si trova, potendovi giocare un ruolo. Per altro verso, qui e ora.

In primo luogo vale su larga scale, perché, come dice Bauman “Il vecchio ordine fondato sulla stretta associazione di territorio, Stato e nazione sta morendo. La sovranità non è più associata ad alcuno degli elementi della triade territorio/Stato/nazione: tutt’al più è legata in modo blando ad alcune loro componenti. Oggi essa è difficile da definire e controversa, porosa e scarsamente difendibile, disancorata e in balia delle correnti. Ciò che dà un’impressione di solidità del sistema è il fatto che il potere si è liberato dal controllo politico, mentre la politica ha un deficit di potere”.
Detto con le ruvide parole di Gramsci – assai meno liquide di quelle usate nella prosa di Baumann – “l’aspetto della crisi politica è collegato con ciò che si chiama crisi di autorità. Se la classe dominante ha perduto il consenso, cioè non è più classe dirigente, ma unicamente dominante, detentrice della pura forza coercitiva, ciò appunto significa che le grandi masse si sono staccate dalle ideologie tradizionali, non credono più a ciò in cui prima credevano. La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati (…)”.
Qualcuno dirà che su questo piano NULLA può un piccolo Comune come il nostro. E invece noi diciamo che da UNA GRANDE CITTA’ COME BOLOGNA possono giungere piccoli grandi segnali concreti, utili a DISINNESCARE questi più svariati “fenomeni morbosi”.
Due esempi:

  • decine e decine di Comuni italiani, oltre a ben 5 consigli regionali, hanno, in questi mesi, approvato una mozione che impegna le istituzioni locali a mobilitarsi contro il TTIP, ossia il noto trattato Trans-atlantico su commercio e investimenti, esempio principe della “messa in scacco” della sovranità politica cui prima accennavo. So che alcuni consiglieri di maggioranza e di opposizione hanno partecipato a molte iniziative della campagna Stop TTIP: siamo disposti ad approvare anche noi la mozione stop TTIP? Noi la presenteremo.
  • Un secondo piccolo grande gesto, altrettanto urgente. Come sanno gli ascoltatori di Radio 3 (e so per certo che qui siete in tanti), Fahrenheit ha raccolto la richiesta di un gruppo di giovani migranti di Lampedusa e ha lanciato un appello: inviamo loro dei libri, preferibilmente con traduzione in inglese e/ francese, per soddisfare un bisogno di conoscenza che è diventato vitale per gli ospiti del centro di Lampedusa, come hanno ribadito la Sindaca Giusi Nicolini, Rossana Terri, direttrice del Centro di Accoglienza, e la scrittrice Evelina Santangelo. Perché, come primo atto di quest’istituzione, non inviare 36 libri, uno per ciascuno e ciascuna di noi, al Centro accoglienza di Lampedusa, Contrada Imbriacola, SNC, 92010 Lampedusa (Agrigento).

Ma, dicevo prima, c’è una seconda accezione di interregno che ci riguarda ancor più da vicino, riguardando Lei e la Sua giunta. Anche questo suo secondo mandato, signor Sindaco, potrebbe somigliare a un interregno. Un interregno che può essere foriero di “fenomeni morbosi”, o può essere qualcosa d’altro e di diverso.
Un primo scenario corrisponde all’ipotesi che, come alcuni credono, Lei si comporterà da “reggente”, lasciandoci assistere, per un quinquennio, allo scontro tra pezzi del suo partito in guerra per la successione. Per parlar chiaro, dopo l’esclusione dalla Giunta di tre assessori sgraditi ad una componente del Suo partito, Lei potrebbe essere arbitro – o peggio testimone – di una lotta tra correnti al cui esito avremo, stavolta con un po’ d’anticipo, il candidato sindaco del PD inevitabilmente condannato a perdere le elezioni amministrative a Bologna nel 2021.
Il problema aperto da questo scenario è, con ogni evidenza, il prezzo che la città sarebbe condannata a pagare.
È in quest’ottica che alcuni interpretano la debolezza della Giunta da lei presentata, solo in parte compensata da uno staff quanto mai nutrito.
Ma c’è anche un’altra possibile lettura delle cose, la cui plausibilità dipende innanzitutto da Lei. Questa Giunta potrebbe rivelarsi debole dove essa appare forte, e più forte di quanto non appaia, laddove sembra debole. In altri termini, Lei potrebbe scegliere d’interpretare il suo secondo mandato con autonomia e libertà, lavorando per il futuro della città in modo diversi e persino opposto a quanto esigono le componenti della Sua maggioranza monocolore.
Come fare? Come sempre fa un politico lungimirante, il quale, eletto da una secca minoranza di cittadini, intenda rappresentarli tutti. Questi governa tenendo conto del peso dell’opposizione, e persino la “usa” per guadagnare autonomia, e può trasformare un interregno nel regno della libertà.
E, si badi, non si tratta di usare noi, che siamo tutto sommato, poca cosa. Si tratta di utilizzare le opposizioni che sono là fuori, e che solo in minima parte sono oggi qui ad ascoltarci. Sono le tante opposizioni interessate agli spazi e ai tempi della città. Quelle che discutono del “diritto alla città”.
Si tratta dei comitati di lotta contro il passante di mezzo, l’ennesima grande opera di cui la città non ha bisogno, mentre ancora si attende il completamento dei Sitema ferroviario metropolitano; sono i ragazzi di Labas, la cui avventura costituisce un esempio di cittadinanza attiva da incoraggiare e moltiplicare; sono gli occupanti di casa, che farebbero volentieri a meno delle occupazioni, se vi fosse una efficiente politica dell’abitare; sono gli esercenti e i vigili urbani, che dovrebbero avere modo di elaborare, in un tempo congruo, insieme ai cittadini residenti, un nuovo regolamento sui tempi diurni e notturni della città, senza sentirsi vittima di ordinanze d’emergenza, stratificatesi negli anni, che finiscono fatalmente per coincidere con l’arbitrio; sono, da ultimo, le tante vittime del “pareggio di bilancio”: vittime del sequestro della politica delle città, la quali si aspettano una battaglia coraggiosa per le risorse pubbliche ed un loro più giusto utilizzo. Su queste priorità valuteremo il lavoro della Sua giunta, senza mai omettere di ricordarle che “bisogna scegliere quali orizzonti abbandonare, per essere in grado di cogliere l’intero universo”.