Oggi in Consiglio Comunale arriva le delibera con la quale i Prati di Caprara passano di proprietà: dal Demanio al Comune di Bologna. E’ un atto propedeutico alla realizzazione del Piano Operativo Comunale ‘Rigenerazione patrimoni pubblici’ del 2015.

Ma facciamo un piccolo riassunto per chi non li conoscesse: quella che vedete nella foto aerea è una porzione dei prati di caprara est: in basso a sinistra via Saffi (porta san Felice dista circa 500 metri), in alto a destra lo scalo Ravone (dove si trovano le tristemente note Officine Grandi Riparazioni delle ferrovie), a sinistra le case dei militari che operavano quando era area militare. Oltre ad esse, in alto e a sinistra, i prati di caprara continuano e circondano l’ospedale Maggiore.

 

Quell’inconsueto verde urbano che vedete in foto, è ciò che il Comune definisce ‘area degradata’, l’assessore Lepore definisce ‘verde percepito’ e la Regione infine, nelle sue carte, definisce per quel che è veramente: AREA FORESTALE cresciuta, spontaneamente, per decenni, sopra ad una ex area militare.

Per non farci mancare nulla, in tutto questo degrado, ci sono anche due corsi d’acqua, a secco in questa foto estiva, ma carichi d’acqua in inverno e primavera: il torrente Ravone e la canaletta Ghisiliera, sono quei due solchi paralleli che vedete in alto a destra prima dell’area ferroviaria (e della ciclabile di via del Chiu’, che divide le due aree).

Per nostra fortuna il POC 2015 intende RIGENERARE quest’area orribilmente degradata costruendo tanti immobili e strade d’accesso. Questa, e i limitrofi prati ovest, sono inoltre le aree promesse a Maccaferri per farci una splendida rigenerazione commerciale, in cambio dei lavori allo stadio. Infine è prevista una scuola, di cui parleremo a breve.

Nella parte alta il POC prevede di mantenere un’area di degrado, cioè di verde, che altro poi non è che una fascia di rispetto fluviale dei due corsi d’acqua, come imposto dal servizio tecnico di bacino. Peccato, altrimenti si poteva rigenerare anche qui.

Qualche numero, visto che quella che vedete è solo una piccola porzione: il degrado, cioè il verde, tra prati est e ovest si estende per 43 ETTARI, un area pari a 60 campi da calcio, oltre quindici volte lo stadio di Bologna, in cui vegetano almeno 10 MILA alberi. E’ così grande che si estende per due quartieri: la zona est è a Porto-Saragozza, la zona ovest a Borgo-Reno.

Ma, direte voi, come è possibile che si possa costruire sopra ad un BOSCO?
La legge lo impedirà di certo!  No, c’è un cavillo.
La legge di tutela forestale specifica che è escluso dalla tutela ciò che era classificato come edificato all’entrata in vigore della norma Galasso, nel 1985. E poiché precedentemente l’area era militare, era classificata tale, in pratica, il catasto è PER SEMPRE. Se un’area era parzialmente edificata o edificabile, lo resterà sino alla fine della vita sulla terra. Anche se nel frattempo sopra è sorta una foresta vergine.

Ma resta pur sempre un fatto. Quelli, li puoi chiamare come vuoi: degrado, percezioni, fantasmi, ma sono sempre ALBERI.
E qui casca l’asino. Perché gli alberi, una volta che entrano a far parte del Comune di Bologna (cioè da oggi) ricadono nelle regole del REGOLAMENTO del VERDE URBANO che il Comune vanta come sua grande innovazione, ed è anche vero, ma ora tocca rispettarlo.

Per prima cosa tutti gli alberi di Bologna devono essere censiti. Qualche tempo fa in commissione verde chiesi a Roberto Diolaiti direifente del settore come erano censiti gli alberi di Prati di Caprara, rispose:
“Per ora non sono censiti, perché l’area è ancora di proprietà del Demanio e non nella disponibilità del Comune” e alla domanda “quando entreranno nella disponibilità del Comune?” rispose “essendo area forestale, immagino che verranno classificati alla stregua dei PARCHI COLLINARI”.

In secondo luogo gli alberi di una certa dimensione o certo pregio, a norma del regolamento, devono essere identificati e TUTELATI. Qui entra in gioco la scuola cui accennavo prima: la nuova scuola è l’unico edificio di competenza del Comune all’interno del POC e dovrebbe sorgere proprio nel punto rappresentato in foto. Sull’edificabilità di questa scuola il Comune ha aperto da tempo una conferenza dei servizi, che coinvolge vari enti, partendo da una semplice domanda di fondo: di questi alberi chi AUTORIZZA L’ABBATTIMENTO?

Su questa conferenza dei servizi Coalizione Civica Bologna ha fatto una richiesta di accesso agli atti che abbiamo a disposizione.
La prima a provare a rispondere alla domanda è stata la responsabile delle Risorse Forestali: rispose NO, non si possono abbattere, perché nell’area ci vegeta un bosco, ma le obiettarono il cavillo di cui sopra.
E il suo incarico terminò di lì a poco, nel marzo 2016. Da allora tutto è in capo alla città metropolitana, nessuno più si è opposto.

Il settore verde del Comune però parte subito coi piedi di piombo, specificando:
“Il rilascio dell’autorizzazione agli abbattimenti… NON rientra tra le competenze in capo all’ufficio verde urbano”.
Qualcuno si inventa allora a soluzione: urge una BONIFICA BELLICA. La bonifica bellica, guarda un pò, presuppone l’abbattimento di TUTTA la vegetazione. Senza che nessuno abbia richiesto se realmente lì ci siano bombe sepolte. In un luogo in cui i militari hanno continuato a operare per decenni dopo la guerra. Sarebbero stati ben patacca, se sotto ci fossero state bombe inesplose.

Il settore verde del Comune però continua ad avere i piedi di piombo: deve comunque rispondere al regolamento del verde urbano, che lui stesso ha scritto. E quindi intanto ordina un’ispezione nell’area dove dovrebbe sorgere la nuova scuola, per identificare gli alberi che rispondono ai criteri di tutela.
Il risultato dell’ispezione lo vedete in questa seconda immagine: l’area di progetto della nuova scuola e lo stradello d’accesso sono identificati in rosso, i cerchietti sono tutti gli alberi identificati che rispondono ai criteri di tutela.

 

Quindi nella sola area scolastica (un ettaro circa) abbiamo 37 alberi TUTELATI a norma di regolamento, oltre a centinaia di altri alberi o arbusti minori. Alcuni di questi rispondono pure a criteri di ‘particolare rilevanza’, cioè richiedono un raggio di INVIOLABILITÀ di 5 metri.
E’ il caso ad esempio del nr.5, un pioppo, che si trova esattamente nel mezzo dello stradello d’accesso. Vorrà dire che gli faranno una strada a gimkana intorno.

Se mi avete seguito sin qui vi saranno chiare due cose:
1) che il Comune, o meglio alcuni pezzi del Comune, in quest’area vogliono assolutamente costruire e far costruire;
2) che a norma di legge si può fare, ma POLITICAMENTE questa è una operazione schifosa, in spregio a qualunque senso della realtà, senso comune, tutela dell’ambiente e della salute, in spregio pure al suo stesso regolamento del verde. Che va contro tutte le attuali linee di indirizzo urbanistico, che richiedono piuttosto di piantare alberi per mitigare smog e isole di calore urbano.

Quindi la cosa che tutti noi dobbiamo chiedere è: chi si assume la responsabilità POLITICA di questo atto? Chi firmerà l’atto di ABBATTIMENTO di un BOSCO?

PS: se pensate al contrario che quell’area meriti tutt’altro destino e volete contribuire a progettarlo, contattate il comitato Rigenerazione NO Speculazione e iscrivetevi al VERO percorso partecipato per i Prati di Caprara, che stanno organizzando e che partirà a gennaio!

Fausto Tomei
Consigliere Quartiere Porto Saragozza per Coalizione Civica

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