E’ ormai noto a tutti i bolognesi che, in cambio della compartecipazione alle spese per il restyling dello stadio Dall’Ara, il gruppo immobiliare tedesco ECE progetta di costruire un outlet della moda nella zona ovest dei Prati di Caprara, a fianco dell’ospedale Maggiore, outlet che verrebbe poi assegnato in gestione alla multinazionale spagnola Inditex, il cui marchio più famoso è Zara.
Da sempre ci siamo opposti al sacrificio del territorio sull’altare della ‘compensazione’ allo stadio. E abbiamo ripetutamente avvisato gli amministratori che sacrificando aree naturali e sportive avrebbero scatenato la furia dei cittadini, rischiando di far saltare lo stesso restyling del Dall’Ara. Recentemente su questo progetto ho presentato una proposta alternativa, basata sulla compartecipazione alle spese tra pubblico e privato, che permetta di realizzare il restyling dello stadio e contemporaneamente di salvare il territorio del quadrante ovest della città. In questi giorni una proposta simile e molto interessante è stata lanciata dal giornalista Paolo Soglia.
Ma quello che vorremmo qui segnalare agli amministratori cittadini, ai responsabili del Bologna FC e, se possibile, allo stesso gruppo ECE, è che sull’area ovest dei Prati di Caprara NON si può costruire, a meno di mettere in conto una lunga controversia legale che, documenti alla mano, è sicura e perdente.
Certo, nel famigerato Piano Operativo Comunale del 2016 (denominato ‘Rigenerazione’) il Comune prevede sull’area ovest una superficie utilizzabile di vari ettari. Ma Arpae nel suo parere segnala che il piano non dimostra la sostenibilità ambientale di questa operazione. Nelle controdeduzioni il Comune afferma semplicemente che la valutazione d’impatto ambientale verrà dettagliata nei “piani attuativi”. Quindi il piano attuativo dell’outlet dovrebbe dimostrare come sia sostenibile, dal punto di vista ambientale, una colata di cemento in un’area classificata a verde in tutti gli strumenti urbanistici, situata tra l’ospedale Maggiore e un grande plesso scolastico, e considerando anche il flusso indotto di migliaia di nuove macchine, ogni giorno, in uno dei punti più trafficati e inquinati della città. Auguri.
Del resto, in questi giorni anche l’Assessore Matteo Lepore comincia a segnalare perplessità sull’operazione, chiedendo che ne vengano dimostrate la sostenibilità ambientale e dei carichi di traffico.
Ma se anche qualcuno potesse mai seriamente considerare sostenibile una operazione del genere, analizziamo gli impedimenti e i vincoli che gravano sui Prati ovest. Partiamo con gli edifici esistenti sull’area e gli elementi di testimonianza architettonica, storica e archeologica. Per identificare le posizioni dei vari punti mi rifarò per comodità alla mappa in testa all’articolo.
1) Sulla mappa, in basso a destra, trovate il magazzino della Croce Rossa Italiana, tutt’ora in uso ed esclusa da possibilità edificatorie. Infatti quest’area è esclusa pure dal POC 2016.
2) A nord della Croce Rossa risiedono una serie di ex magazzini militari, di fattura interessante (ne vedete un interno nella foto a sinistra) su cui sarebbe utile sentire il parere della Soprintendenza.
3) Sul lato opposto dei Prati, lungo le mura ovest, sono depositati i resti della strage alla stazione di Bologna, su cui la Procura ha disposto di fare nuove indagini, che verranno effettuate dall’Università. Le macerie occupano, a detta del Demanio, 80 metri lineari.
4) Tutta l’area (come del resto anche i prati est) è classificata “zona a media potenzialità archeologica”, il che vuol dire che scavando per ettari è assai probabile imbattersi in reperti Villanoviani o Etruschi.
Ma procediamo con il vincolo che su quest’area (a differenza purtroppo dei prati est) è inattaccabile, il vincolo di tutela forestale.
Il decreto legge n.227 del 2001, confermato dal recente d.l. 34 del 2018, definisce bosco “ogni terreno coperto da vegetazione forestale arborea, associata o meno a quella arbustiva, purché avente estensione non inferiore ai 2.000 metri quadrati, larghezza media non inferiore a 20 metri e copertura non inferiore al 20 per cento.” I boschi così definiti sono vincolati dalla legge 42 del 2004 (beni culturali e del paesaggio).
E’ chiaro che come dimensioni l’area è superiore di un ordine di grandezza a quelle richieste dalla legge. Per quanto riguarda la densità forestale, già nella foto aerea di google di qualche anno fa si può notare che questa fosse superiore al 20%. Ma negli ultimi anni il bosco si è infittito notevolmente, come potete vedere in queste foto, scattate pochi giorni fa. Si può stimare, in prima approssimazione, che la densità forestale ora sia sicuramente superiore al 50%.
Nella prima foto, tra l’altro, si notano un cedro e un pioppo che hanno dimensioni tali da essere considerati alberi monumentali e quindi ulteriormente sottoposti a particolare tutela, da parte del regolamento del verde urbano dello stesso Comune di Bologna. Sono a sinistra e destra del magazzino militare. E non si venga a dire che sono malati, sono in condizioni di pieno rigoglio.
Certo, condizioni simili sono presenti anche ai prati est, ma non hanno impedito lo scempio dei due ettari di bosco urbano già abbattuti. Questo perché sui prati est il Comune si è sempre appellato a un cavillo della legge 42/2004, che specifica come siano da considerarsi escluse dalla tutela forestale le aree che erano classificate “zone omogenee B”, cioè parzialmente edificate, negli strumenti urbanistici vigenti all’entrata in vigore della legge Galasso, nel 1985.
Per questo abbiamo richiesto un’accesso agli atti al settore Urbanistica, per verificare la zonizzazione vigente nel 1985 su tutto il comparto dei Prati di Caprara. La potete vedere in questa figura: i prati est (a destra) erano effettivamente classificati zona B, i prati ovest (a sinistra) NO.
L’area ovest era classificata C (zona d’espansione) e quindi la tutela ex lege 42/2004 è VALIDA. I Prati ovest possiedono tutte le caratteristiche per essere VINCOLATI dalla legge di tutela forestale.
Non solo, ma nel PRG (Piano Regolatore Generale) vigente nel 1985, che potete vedere nell’ultima figura, l’area ovest dei Prati di Caprara era già destinata a verde (aree V 96), tranne una parte destinata a plesso scolastico (area S 99) che si è parzialmente realizzato con le scuole Zanotti e Pedrielli.
Attenzione che già allora alcune zone (quelle retinate in blu scuro) erano classificate come AREE VERDI ESISTENTI con alberi di PRIMA CATEGORIA (la categoria con tutela più alta). In particolare la macchia centrale che ho riportato anche nella mappa in testa all’articolo.
In definitiva, su quest’area non vi sono cavilli che tengano. Questo è un BOSCO VINCOLATO dalla legge di tutela forestale, già classificato come AREA VERDE dagli strumenti urbanistici, con al suo interno elementi di carattere architettonico, storico e documentale (tra cui i resti della strage di Bologna), su cui NON si può costruire.
Men che meno vi si può costruire un gigantesco outlet che, se anche il Comune trovasse nuovi e incredibili escamotage per rendere edificabile l’area, non passerebbe una seria valutazione d’impatto ambientale.
Fausto Tomei
Consigliere Quartiere Porto-Saragozza
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