Una nuova stagione va ad iniziare: impervia, dagli esiti nient’affatto scontati, ma necessaria.
Un ceto politico solo pensoso della propria sopravvivenza, ripiegato su sé stesso, impegnato in lotte intestine e nel soddisfacimento di ambizioni personalistiche, ha potuto contare fino ad ora sull’assenza di alternativa al governo della città.
Non sa più interpretare domande e bisogni attuali, ma ostinatamente cerca di ricondurre ogni libera iniziativa e pensiero emergenti a conflitti interni appartenenti ad un passato ormai remoto, leggendo la realtà umana e sociale con occhiali di vent’anni fa.
Invece i segnali di mutamento sono tanti.
L’astensione dal voto in Emilia –Romagna dimostra quanto sia fragile la riproduzione di questo debole potere.
Una debolezza che s’associa ad arroganza. Ne è stata lampante dimostrazione l’assoluta refrattarietà della giunta comunale al giudizio dei cittadini nel caso del referendum sul finanziamento delle scuole private.
Una chiusa autosufficienza volta le spalle al meglio di una tradizione di governo locale che, seppur non esente da difetti ed errori anche gravi, poté assicurare un progresso civile e un esercizio effettivo dei propri diritti da parte di un’intera comunità, dei suoi corpi intermedi e dei suoi cittadini spesso al di là delle appartenenze politiche in senso stretto e delle convinzioni ideologiche e religiose.
Non mancano però energie civili che si oppongono con idee nuove e proposte alla degenerazione del sistema politico.
Alla corruzione dilagante e pervasiva , alla restrizione evidente della democrazia in tutti i campi si oppongono esperienze collettive, impegni individuali, capacità di resistenza e di proposta.
A Bologna tali esperienze si sono tradotte nel movimento per l’acqua pubblica, in quello per la scuola pubblica, in quello per la lotta alle infiltrazioni mafiose , insidiose quanto sottovalutate, e in quello della solidarietà attiva e concreta nei confronti dei tanti, troppi cittadini, che vivono ormai in condizioni di esclusione ed emarginazione sociale.
Insieme alla lotta per la difesa del posto di lavoro e per promuovere il diritto allo studio.
Azioni, idee, emozioni, bisogni, desideri, creatività ed atti concreti che vanno raccolti e resi efficaci.
Bologna può e deve divenire avanguardia dell’impegno per il riconoscimento dell’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Estendendo il campo della cittadinanza si crea una comunità più forte, civile e coesa.
Siamo consapevoli della difficoltà imposta all’intero sistema delle autonomie locali, dal patto di stabilità interno che impedisce ai Comuni di investire le risorse disponibili, cui s’aggiunge un formidabile accentramento di funzioni, competenze e risorse in capo allo Stato centrale.
Contemporaneamente, il combinato disposto della legge elettorale e della riforma costituzionale, prepara l’avvento di un sistema politico-istituzionale privo di autentica rappresentanza politica.
Da Bologna può partire una prima risposta. Ne siamo convinti.
E’ giunto il momento di reagire a questo deprimente stato di cose, di richiamare alla partecipazione: cittadine e cittadini coscienti in campo.
Per un progetto di governo basato sulla vicinanza e sulla piena sintonia tra le fondate preoccupazioni di tante donne, uomini, famiglie e la loro amministrazione.
Un’amministrazione non solo cittadina ma metropolitana.
Nel momento in cui il sindaco della città di Bologna assume competenze sul più vasto territorio metropolitano diventa indispensabile un’interazione continua tra il capoluogo e tutti i comuni della provincia fino alla completa unità amministrativa dell’area metropolitana.
La rinascita di Bologna serve ai cittadini ma è anche necessaria ai territori.
E’ utile allo sviluppo ordinato e solidale dell’intera regione Emilia-Romagna.
A tal fine proponiamo di costruire insieme un’alternativa alla insicurezza, alla precarietà diffusa ormai divenuta una condizione esistenziale per la grande maggioranza dei cittadini.
Un’alternativa di progetto e di programma.
Basata sulla cooperazione: per una comune e diffusa resistenza sociale ed umana. Sulla sicurezza: nella costruzione di reti di solidale reciprocità. Sul riconoscimento non solo formale dei diritti sociali e individuali, per renderli effettivi e praticabili.
Lo si potrà fare solo se un’intera comunità, esigente per storia e cultura e ricca umanità, saprà reagire.
Anche da qui, in futuro, la politica dei partiti potrà riscattarsi dalla sua attuale, misera esistenza.
In quest’epoca di precarietà, incertezza e insicurezza diffusa, di scarse risorse finanziarie c’è bisogno di un cambio radicale nel modo stesso di concepire, ricoprire, interpretare il ruolo di pubblico amministratore.
Basta con i grandi progetti. Non servono ferro e cemento ma manutenzione fisica e civile, contro i fenomeni di disgregazione in atto dal centro storico alle periferie. Meticolosa, costante, scrupolosa attenzione a bisogni e domande dei cittadini nelle pieghe di una vita quotidiana sempre più faticosa.
Altra via non c’è.
Ci proponiamo perciò di verificare in un rapporto limpido con i cittadini bolognesi la possibilità di presentare una lista di coalizione civica per le elezioni del prossimo anno a Bologna.
Se questa proposta incontrerà l’interesse dei bolognesi, non abbiamo dubbi sulla possibilità di costruire insieme un programma di governo efficace e di trovare le competenze e le risorse umane per sostenerlo per cinque anni.
E per far vincere un candidato/a a sindaco all’altezza del compito che ci proponiamo.
Non ci affidiamo ad un leader: vogliamo un sindaco.
Uno di noi cittadini e cittadine.
Sola garanzia per interpretare l’esigenza di un cambiamento: vogliamo dare a Bologna un’amministrazione dedita al bene comune. Nient’altro che questo.
Ma questo è semplicemente tutto ciò che Bologna vuole.