Come Coalizione Civica per Bologna, partire da novembre dello scorso anno, abbiamo affiancato le mobilitazioni dei cittadini e delle cittadine residenti in via Calzolari e Jacopo di Paolo e, più in generale, di tutta l’area della zona Est della Bolognina dove si assiste con preoccupazione ad uno esponenziale sviluppo dell’iniziativa di edificazione di edifici ad uso abitativo ad opera di privati.
Progetti edificatori di palazzi di 10 piani, tutti uguali e tutti di color bianco grigio, in un contesto urbano, composto per lo più dalle tipiche palazzine giallo rosse di massimo 4 piani della periferia bolognese, stanno inesorabilmente stravolgendo la dignità estetica e identitaria del nostro quartiere.
Per non parlare dell’altro dissennato fenomeno del cambio di destinazione d’uso dei negozi trasformati in abitazioni a piano terra (spesso e volentieri non più grandi di 30mq o meno) frutto della furia della turistificazione pre pandemia e oggi probabilmente destinati alla creazione dei nuovi “bassi” bolognesi. (una mappatura di Piergiorgio Rocchi, svolta per Coalizione Civica e per Planimetrie Culturali né ha censiti più di 1.000 in tutta la città, di cui 171 solo nel Quartiere Navile).
Abbiamo richiesto all’Amministrazione, già a partire dal mese di dicembre, una specifica udienza conoscitiva. Richiesta che, a tutt’oggi, non è stata evasa. In compenso il Presidente di quartiere Daniele Ara e l’Assessora e Vice Sindaca Valentina Orioli, liquidando le proteste dei cittadini come “istanze nostalgiche”, continuano a definire questo fenomeno, di pura iniziativa privata, come parte di un auspicato processo di “rigenerazione” che dovrebbe diventare attrattiva per nuovi cittadini e – devo dire: in coerenza con l’attuale Legge Regionale 24 – contribuire al progetto di città compatta fortemente urbanizzata, nella quale il concetto base pianificatorio è l’addensamento.
Ma andiamo ad analizzare questo così detto processo rigenerativo (insisto: tutto ad opera di interessi privati) elencando in sequenza alcuni minimi ma significativi dettagli:gli stessi atti tecnici dei Comune identificano la zona interessata come “carente di servizi”;
nel concedere il permesso a costruire, l’Amministrazione ha monetizzato ogni opera compensativa, rinunciando a creare spazi verdi e/o pubblici per le zone interessate;
i progetti, pur prevedendo molti piani, si guardano bene dal superare il limite dei 7.000 metri cubi, oltre cui è richiesta la costruzione compensativa di appartamenti di edilizia residenziale sociale.
In buona sostanza: si abbassa la qualità insediativa e non si potenzia il sistema dei servizi; al contempo si aumenta il carico urbanistico ed insediativo.
D’altro canto, mentre la pianificazione urbanistica viene piegata all’interesse della rendita fondiaria, per quanto riguarda l’ edilizia residenziale pubblica e sociale – checchè si continui a sbandierarla- siamo, al momento, al nulla di fatto. (tanto per rimanere in Bolognina: il cantiere Acer del lotto G dell’Ex Mercato ha prodotto sin ora solo un buco sul terreno e sui conti).
A noi pare conseguente che questa singolare idea di “rigenerazione” dell’Amministrazione del centro sinistra bolognese più che a politiche abitative rivolte all’inclusione sociale abbia l’ambizione di procedere a una sorta “sostituzione sociale” degli abitanti.
Per questo una parola non ambigua c’è: gentrificazione.
Qui non si tratta di essere ancorati al passato. L’unica nostalgia che ci pervade è quella della mancanza, in questa città, di una pianificazione urbanistica degna di questo nome, inclusiva e innovativa dal punto di vista sociale.
E’ possibile propagandare obiettivi come quello della “città dei 15 minuti” se interi quartieri si sviluppano senza servizi di prossimità; senza la possibilità di co-progettazione di nuovi spazi di socialità e verde urbano?
E’ possibile che in una città come Bologna, dove ogni discussione e atto pubblico evidenzia il problema serissimo della mancanza di abitazioni, si continui ad avere come priorità il puro affiancamento all’iniziativa privata?
E’ possibile che al Lazzaretto, malgrado le istanze e le discussioni pubbliche sui vicini Prati di Caprara, sia stata compiuta una delle maggiori devastazioni di alberi e arbusteti che la storia di Bologna ricordi?
I fatti parlano chiaro e a dispetto di chi attribuisce ad altri un atteggiamento nostalgico: come proiettati a ritroso nel magico mondo degli anni ’90 alberghi, case e “ostelli” per persone ad altissimo reddito sono finora, più o meno, gli unici fabbricati portati a compimento.
Brunella Guida
Consigilera del Quartiere Navile per Coalizione Civica Bologna