In una delle città europee a più alta tensione abitativa, richiedere la delega alla casa da parte della Vicesindaca Emily Clancy, è stata una scelta coraggiosa, difficile, rischiosa, ma soprattutto giusta, e di cui andiamo orgogliosi, dopo anni di disinteresse, di disinvestimento, a livello locale e nazionale, sia in termini di risorse stanziate, sia sul piano legislativo. Vale la pena ricordarlo, tra le tante falle: la legge non consente ai comuni di governare e limitare la diffusione delle piattaforme dedicate alle locazioni turistiche. Noi sosteniamo, assieme a molte altre città, la proposta di legge promossa da ‘Alta Tensione Abitativa’. Inoltre, come diversi studi hanno dimostrato, non c’è leva fiscale possibile, nel nostro sistema di tassazione, in grado di competere veramente con la redditività degli affitti turistici. Ma la ricerca del cavillo continua: Firenze ci ha provato, senza esito positivo, al momento.

Non eravamo in tanti, fino a qualche anno fa, a sostenere che ci fosse un’emergenza e che l’esplosione del turismo e di airbnb avrebbe generato effetti devastanti sulle locazioni. C’erano i movimenti di lotta per la casa, le occupazioni, le reti di associazioni e di accademici, c’eravamo noi dentro Palazzo d’Accursio e nei quartieri a dire che gli sgomberi non risolvevano i problemi sociali e politici, che sull’edilizia residenziale pubblica bisognava investire, che serviva un piano casa serio. Ci siamo tutt’ora, con le nuove responsabilità che ci siamo assunti e le contraddizioni inevitabili che ciò comporta.

Oggi è impossibile non imbattersi in discussioni sul costo degli affitti e sull’invasione dei turisti. Basta aprire un qualsiasi quotidiano nazionale, o un giornale locale di Firenze, Milano, Napoli, Venezia, Bologna. Oppure basta semplicemente aprire gli occhi: non sono solo “i poveri”, gli ultimi della scala sociale, a faticare ad avere un tetto. Sono i lavoratori e le lavoratrici, gli studenti e le studentesse, precari e precarie. Siamo noi, con i nostri redditi bassi o mediobassi, che quando apriamo immobiliare.it, o un qualsiasi altro sito, saltiamo sulla sedia, mentre il centro storico brulica di turisti arrivati con Ryanair, passando ogni tre minuti sopra la testa della gente della Pescarola, che mangiano tagliatelle e taglieri alle 5 del pomeriggio, che fanno file di ore per mangiare un gelato alla cremeria Castiglione o in Santo Stefano, che hanno lo sguardo all’insù per vedere le frecce sotto il portico di Corte Isolani, che fanno la fila per sussurrare agli angoli opposti di Palazzo Re Enzo.

Quanti di noi e di coloro che stanno leggendo queste righe schivano il centro città nel fine settimana? Tanti, lo sappiamo.

A Barcellona qualche giorno fa un corteo di migliaia di persone contro l’overtourism ha colpito i turisti con le pistole ad acqua, la tensione è destinata a salire. Conflitti simili sono sempre più diffusi in altre città. Bologna non è nella stessa situazione, almeno per il momento, per tante ragioni.

Le classifiche sull’overtourism non pone Bologna tra le città più a rischio, numeri alla mano, grazie anche alla forte presenza di residenti (e resistenti) nel centro storico. Eppure siamo in cima per costo delle locazioni. Proprio i numeri parlano chiaro: ad un calo di 5.000 canoni concordati in città, è corrisposto un incremento di pari numero delle offerte sulle piattaforme per gli affitti brevi turistici. Questa enorme pressione avviene in una città in crescita demografica: studenti, lavoratori, turisti, tutti cercano le due torri.

Nei prossimi anni solo per il settore delle nuove tecnologie e del distretto del Tecnopolo arriveranno migliaia di lavoratori e lavoratrici altamente professionalizzati, che sono più competitivi nel mercato abitativo con i lavoratori poveri del settore della ristorazione, soprattutto quella turistica.

A chi si devono rivolgere dunque le politiche pubbliche della città, martoriate da costanti tagli del Governo Meloni agli enti locali? Vale la pena denunciare, ancora una volta, che come biglietto da visita il Governo, nei primi mesi di mandato, ha letteralmente azzerato il fondo contributo affitto e il fondo per la morosità incolpevole, oltre ad aver smantellato il reddito di cittadinanza.

Il nostro mandato invece è cominciato con una delibera di stop all’alienazione del patrimonio di edilizia popolare, seguito poi da un Piano per l’Abitare che complessivamente conta 200 milioni di euro tra interventi volti a raggiungere lo sfitto zero entro il 2027 del patrimonio erp, la costruzione di uno studentato pubblico comunale al Lazzaretto e alloggi ERS, gli interventi per l’abitare collaborativo per le fasce medio-basse, che già hanno preso vita, per cui l’amministrazione sta già consegnando le chiavi ai nuovi inquilini.

Ma anche nella variante al Pug che abbiamo recentemente approvato ci sono misure importanti per favorire la costruzione di alloggi di edilizia residenziale sociale, oltre che per la prima volta l’introduzione di un obbligo di convenzionamento con il Comune di Bologna per chi intende costruire studentati privati. Gli effetti li vedremo in futuro perché non è possibile toccare i diritti acquisiti, ma sono certamente segnali in controtendenza e che affermano un maggiore controllo pubblico delle trasformazioni urbanistiche.

L’immobile attualmente occupato in via Carracci e l’immobile che fu occupato in via Capo di Lucca faranno dunque parte di questa sperimentazione e innovazione politica e amministrativa sull’abitare collaborativo: un segnale forte e radicale di discontinuità.

Famiglie, bambini, working poors non avranno più la spada di Damocle dei manganelli in via Carracci, grazie ad un lavoro complessissimo dell’amministrazione, di Acer, dei Servizi Sociali, per cui ringraziamo Emily Clancy e Luca Rizzo Nervo.

Le forze di destra che compongono il Governo del paese ci propongono la guerra tra poveri, l’isolamento, l’emarginazione, il razzismo, la repressione. La destra grida allo scandalo per la soluzione trovata in via Carracci, quando il vero scandalo è che non ci sia un euro per il diritto alla casa in questo paese se non le risorse che i comuni decidono di investire. Il principio di legalità per i partiti della destra vale solo quando deve essere usato come una clava verso il basso, verso gli svantaggiati, mentre la Ministra Daniela Santanchè, che proprio di affitti turistici dovrebbe occuparsi, è impegnata a difendersi dai propri guai giudiziari.

A questa destra opponiamo la faticosa, ma necessaria costruzione di un’alternativa politica e sociale, che affronta i problemi e le contraddizioni del nostro tempo senza nascondersi in soluzioni di comodo, slogan, semplificazioni. Opponiamo dunque la difesa del diritto alla casa con ogni mezzo amministrativo e politico che abbiamo a disposizione.

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