Di seguito la trascrizione dell’intervento di commento alle Linee di mandato 2021-2026 della nostra consigliera Simona Larghetti durante la seduta del Consiglio Comunale del 7 febbraio scorso.
Sotto al testo il video dell’intervento.
“Come gruppo di Coalizione Civica ancor prima di parlare dei contenuti ci interessa rivolgere un apprezzamento sul metodo che è stato messo in campo su queste Linee di mandato, dando due mesi di discussione in città al riguardo per allargare il programma in ottica metropolitana. Due mesi che saranno utili a condividere, arricchire e strutturare in ottica metropolitana e condivisa con le comunità cittadine questo programma che è molto denso e che, come dovrebbe essere un documento politico, dà un’impostazione di visione.
La dimensione metropolitana infatti è fondamentale nella visione della città, della Bologna che vogliamo: lavoro, servizi, mobilità, cultura, scuola, fuori e dentro Bologna c’è osmosi, come eravamo solite dire in campagna elettorale “Bologna non finisce a Bologna”.
Un esempio molto chiaro per capire riguarda la mobilità: il 20% del traffico bolognese proviene dai comuni di prima cintura della città metropolitana, il nuovo impegno sul trasporto pubblico deve essere massiccio e contemporaneo, e questa visione di lungo periodo pagherà.
E’ necessario che la gestione si sviluppi in ottica metropolitana, per non essere divorate da bisogni a cui non sappiamo rispondere.
Per quanto riguarda invece il tema della casa, siamo orgogliose della discontinuità che si sta mettendo in campo in questa delega importante, con provvedimenti concreti come lo stop all’alienazione del patrimonio pubblico e gli investimenti nella riqualificazione, non solo aiuti urgenti ma in una prospettiva di lungo periodo.
Apprezziamo molto l’autocritica fatta dal Sindaco nel suo discorso, su temi che ci hanno visto molto distanti nel precedente mandato, in particolare la visione urbanistica, sul quale siamo chiamate a mettere in campo una visione precisa di come sarà il paesaggio urbano.
La prospettiva GLOCAL è quella giusta, nessuno ce la fa da solo. Quindi bene la visione metropolitana mescolata insieme a quella dei Quartieri, lavorando sulla prossimità e sull’identità territoriale. I problemi dei comuni di cintura possono diventare la soluzione della città metropolitana, a partire dal patrimonio naturalistico e ambientale.
Noi amministratori abbiamo di certo un problema di metodo nel modo in cui prendiamo le decisioni: i tempi delle trasformazioni sociali ed economiche sono ormai brevissimi e troppo spesso la politica insegue anziché precedere, dobbiamo essere in grado di agire anche nel breve periodo, almeno con segnali culturali e simbolici che avviino da subito dei cambiamenti.
Dobbiamo ricercare l’innovazione anche nelle procedure amministrative, pur nella difficoltà delle normative che spesso non aiutano, ma possiamo farlo nella gestione dei cantieri, nel modo di comunicare, nella capacità di coinvolgere e rendere protagoniste le comunità dal basso, perché questa è l’unica maniera di contrastare la lacerazione del tessuto sociale e la crisi della fiducia nel ruolo della politica, e il capitolo sulla partecipazione e sulle assemblee deliberative, che dobbiamo mettere in campo al più presto, va proprio in questa direzione.
Tra le molte emergenze che stiamo affrontando c’è quella dell’aria: le comunità energetiche solari sono la risposta che ci serve per una soluzione strutturale alle emissioni da trasporti e riscaldamento, così come le flotte di tpl 100% elettrico o con energie rinnovabili.
Impronta verde e città dei 15 minuti è la risposta alla crisi delle relazioni, non solo ambientale, vedi le strade scolastiche, per le quali dobbiamo trovare un modello di gestione, ma abbiamo finalmente la visione su come i bambini e le bambine vanno a scuola.
Garante degli alberi e Consulta del verde devono essere due strumenti per mettere a fuoco un fatto importante, cioè che il patrimonio arboreo é una risorsa ad alta produttività in termini di benessere, in termini di qualità della vita e di diritto alla salute e non un problema manutentivo e di spesa.
Dobbiamo rinvestire sulla scuola come primo luogo di presidio e coesione sociale, oltre che come diritto fondamentale alla cura e all’istruzione: a partire dalla riqualificazione degli spazi, come si sta facendo, ma senza dimenticare la qualità dell’insegnamento: anche qui conta la dimensione metropolitana perché dobbiamo essere compatti anche con gli altri Comuni nelle richieste verso l’ufficio scolastico regionale.
Dobbiamo rimettere al centro il futuro, con i Consigli Comunali delle bambine e dei bambini, che sono un ottimo esercizio per ricordarci dove stiamo andando.
Abbiamo bisogno di connetterci tra di noi: le case di quartiere, i presidi e i servizi territoriali sono quello che ci aiuta a combattere la disgregazione.
Non dimentichiamo nemmeno il ruolo fondamentale della cultura: dobbiamo ritornare ad una centralità della ricerca nell’Arte, ma anche degli spazi dove le avanguardie possano sperimentare, dobbiamo rinvestire in meccanismi di assegnazione degli spazi più elastici verso realtà non organizzate, come quelle portate avanti da studenti universitari.
Non dimentichiamo che oltre alle prestigiose istituzioni culturali, Bologna è fatta di una marea di piccole realtà diffuse nel territorio che vanno salvaguardate, perché sono avamposto di avanguardie culturali, di indipendenza e vitalità.
Serve coraggio di fare scelte anche divisive, nella certezza della nostra visione, perché le società umane sono naturalmente conservative, ma dobbiamo essere capaci di mettere in campo un modello di comunità urbana diversa, per non farci schiacciare dalla dimensione globale che già economicamente ci sta mettendo così tanto in difficoltà.
Ci sono molte sfide che dobbiamo ancora vincere: nel complesso, la modifica del paesaggio urbano, che è la risultante di tutte queste trasformazioni, dobbiamo alzare la qualità urbana, la qualità del paesaggio, attraverso una città pensata per agevolare le persone e non per spingerle a consumare, per aiutarle a essere vicine, con maggiore qualità delle costruzioni e riqualificazioni di cui possiamo misurare l’impatto.
Vogliamo vedere una città dove la gente è libera di camminare, chiacchierare, dove l’aria è pulita e si è libere di produrre, immaginare, lavorare e studiare con dignità e amore per la nostra città.”