Dopo la vivace e partecipata assemblea plenaria di Coalizione Civica di lunedì 8 gennaio, conclusa con una breve, chiara e unanime presa di posizione, abbiamo scelto di intervenire alla riunione di Liberi e Uguali di martedì 9.
Ci ha spinti una motivazione semplice: abbiamo molti difetti, ma non quello dell’indifferenza, e quello che accadrà in città e a livello nazionale nei prossimi mesi non è affatto “indifferente” per la vita dei cittadini e delle cittadine di Bologna.
Così abbiamo scelto di intervenire per offrire un punto di vista che ci pare rappresentativo della sensibilità di molti e molte.
Intervenire, non entrare, aderire o confluire, ne’ cercare posti o millantare appoggio degli elettori e delle elettrici di Coalizione Civica.
Come dicemmo all’indomani delle elezioni amministrative, Coalizione Civica non “dispone” del voto dei suoi elettori e delle sue elettrici, perché Coalizione è una comunità viva di donne e uomini liberi e consapevoli.
Cosa abbiamo detto, dunque?
Abbiamo parlato di una piccola grande esperienza e del suo “metodo” : Coalizione Civica è nata per unire le differenze, è una Coalizione di differenze che ha come parola d’ordine, #tuttinsieme; come modalità di funzionamento, il metodo del consenso; come cifra politica, l’ambizione di governo; come orizzonte, la democrazia radicale.
Abbiamo, inoltre, portato alcuni elementi di riflessione: la politica a sinistra deve rivolgersi a chi se n’è allontanato, e per far questo deve parlare di cambiamento, e per parlare di cambiamento deve cambiare essa stessa. Cambiare metodo e programmi, in netta discontinuità con il presente.
Come Coalizione pensiamo, e lo abbiamo detto con umiltà alla platea di Liberi e Uguali, che alcuni elementi siano irrinunciabili: un programma che torni a coniugare lavoro e libertà, il diritto al reddito e il sostegno all’imprenditoria innovativa e etica, l’abbandono della logica delle grandi opere per una difesa piena dell’ambiente e del territorio, un’accoglienza degna per chi attraversa le frontiere.
Come irrinunciabili sono alcune pratiche: l’attenzione ai territori, ai generi e alle generazioni nelle candidature e ad una discontinuità con i governi recenti, la valorizzazione piena delle differenze di genere nelle pratiche, nelle parole e nella costruzione dei programmi.
E infine la richiesta di non considerare il voto una delega in bianco, istituendo, a valle delle elezioni, forme di consultazione della base su decisioni fondamentali relative alla linea politica da seguire e in particolare alla eventuale partecipazione ad alleanze di governo.