Làbas, nei suoi cinque anni di esistenza, interrotti da un brutale e insensato uso della forza pubblica, ha saputo dimostrare la ricchezza e la validità di nuovi modelli e forme di cooperazione, welfare e cittadinanza attiva, facendo rivivere un pezzo di quartiere che si è preso cura dell’ex caserma Masini con passione ed interesse trasversale. Tutto questo a costo zero per le casse pubbliche.
Non riconoscerlo è miope. Lasciare Làbas senza uno spazio equivale ad ucciderlo. Làbas deve avere immediatamente una collocazione temporanea, in attesa della possibilità di affrontare una nuova sfida altrove, se lo riterrà opportuno.
E, come Làbas, anche le altre esperienze di auto-organizzazione in città devono avere spazi per esprimere il proprio valore specifico, mai riducibili o incasellabili in categorie novecentesche.
Per chi ha i piedi ben ancorati nella realtà, non è difficile ricostruire gli eventi: questa amministrazione, negli ultimi tre anni, ha virato verso un attacco frontale alle esperienze che, dal basso, escono dai canoni di chi governa la città. Di chi la governa appunto, ma non di chi la vive in profondità e nelle sue 1000 sfumature.
I regolamenti e le norme ideate dall’amministrazione stessa, che apparivano dapprima elastiche e creative, appaiono ora rigide, statiche e inanimate come sassi. Non c’è stata infatti una sola trattativa, o presunta tale, andata a buon fine. Solo sgomberi e manganelli. Bartleby, Atlantide, Crash, Làbas e Xm24 su cui pende la spada di Damocle dell’ennesimo sgombero. Che i luoghi abitati da queste realtà fossero di proprietà privata, pubblica o dell’amministrazione comunale, poco ha inciso sul loro destino.
Basta città morte. Bologna merita di più.
Làbas è quindi un caso, ma non è solo un caso. Quanto accaduto ha dimostrato (e dimostra) la profonda inadeguatezza dell’amministrazione comunale nel gestire sia la situazione che l’innovazione che questo processo-Làbas contiene.
Làbas è oltre Làbas, nelle esperienze napoletane come in quelle di molte città europee, persino in paesi di “democrazia recente” come nell’Europa dell’Est (da Lubiana a Pola, dalla Polonia alla Germania Est) vecchie caserme, da molti anni, sono state riconvertite dal basso per attività culturali, politiche, artistiche, di vita, di sport, di incontri e di socialità.
Questi antichi luoghi, posti al centro delle città, non possono essere oggetto di speculazione o di finta rigenerazione: sono pubblici, appartengono a tutti e devono diventare nuovi spazi di rilancio della cittadinanza, della vita urbana e di una nuova municipalità.
Una vera amministrazione è quella che si mette al servizio della città e della cittadinanza per migliorarne la qualità della vita.
E’ quella che sa aprire nuove finestre e vedere dove queste si aprono, non far chiudere spazi e opportunità.
Un’amministrazione coraggiosa è quella che si interroga seriamente sugli strumenti normativi e legislativi che sono in suo possesso, per trasformarli, in modo da favorire la nascita e il mantenimento di luoghi vivi.
Un’amministrazione lungimirante è quella che non si trincera dietro azioni intimidatorie, aggressive, unilaterali, barricandosi dietro muri di parole sterili e retoriche che non sono più in grado di confrontarsi con la realtà.
Uccidere Làbas è uccidere la città del futuro.
Una città, la nostra, che è ricca di associazioni dagli obiettivi e le forme diverse, che non meritano di essere costrette ad un gioco delle sedie la cui regola fondativa è escludere qualcuno.
Coalizione Civica, parte attiva e sostenitrice dell’esperienza di Làbas, chiede risposte concrete e immediate che smentiscano la logica della legge applicata con il manganello, della superficialità e della incapacità di scorgere all’orizzonte nuovi modelli di città e di cittadinanza.
Porteremo avanti una riflessione più ampia, che parli di città, di spazi, di normative, di opportunità, di cittadinanza attiva, di benessere, di vita.
Un’alternativa sarebbe esistita, era possibile che le cose andassero in maniera diversa.
Esiste ancora un’alternativa e noi la vogliamo portare avanti: con Làbas e oltre Làbas.
Vogliamo una nuova strada da percorrere per continuare questo processo di trasformazione politica, giuridica e sociale.
L’abbiamo già sperimentato all’Assemblea del 30 agosto.
Continueremo a farlo in Consiglio Comunale come nella grande manifestazione del 9 settembre, auspicando di non trovarci di fronte una città militarizzata in uno scenario da difesa bellica.