Oggi in aula abbiamo votato un Ordine del Giorno della consigliera Roberta Li Calzi sul pari trattamento linguistico negli atti amministrativi, che ho sottoscritto con convinzione.
Ecco il mio intervento in aula
“Intervengo perché ci tengo a contribuire al dibattito su questo Ordine del Giorno della collega Li Calzi, che ho sottoscritto, in Consiglio oltre che in Commissione. Ho sentito nel corso di questo dibattito frasi come “Trovo abominevole forzare le desinenze della lingua italiana” o ancora “Ministra è cacofonico”, “Assessora è orrendo”.
Perdonatemi ma io ho sempre un po’ di perplessità quando sento “Ministra è orrendo”. Maestra non desta nessuna obiezione? Ministra, maestra. Sindaca non va bene. Ma cuoca sì. Consigliera è cacofonico. Infermiera no. Assessore che diventa assessora no, per carità. Ma signore che diventa signora? Per non parlare delle parole che finiscono con la e. Perché voi chiamereste, non so, Isabella Rossellini un attore anziché un’attrice?
“Sono boldrinate”, è stato detto con ulteriore spregio per la terza carica dello Stato. Io vorrei ricordare che ci si interroga sul sessismo nella lingua italiana, anche nelle istituzioni, almeno dagli anni ’80.
È solo che adesso ci sono più donne ai vertici, è questa la rivoluzione copernicana. E in un paese in cui il suffragio universale ha appena 71 anni questo è ancora strano. Certo, anche io conosco alcune donne che ci tengono ad essere chiamate avvocato. Penso all’ex senatrice Fabj, da cui ho avuto l’onore di essere difesa. Lei è stata una delle prime donne a diventare avvocato in una nazione in cui le donne non accedevano a quella professione. Ed è per quello che “avvocato” per lei ha un determinato valore.
Ma i tempi sono cambiati, stanno cambiando. Allora diamo un segnale di questo cambiamento, perché ora io vorrei che una bambina sapesse che non è straordinario per lei affermarsi in un campo maschile, vorrei non pensasse proprio che esistano campi maschili e campi femminili.
Una bambina oggi deve crescere sentendo sindaca, consigliera, assessora, chirurga, avvocata con la stessa normalità dei corrispettivi maschili.
La decostruzione degli stereotipi passa anche dalla lingua.”
Emily Clancy