Chi ha visto lunedì da Bologna la puntata di PresaDiretta di Riccardo Iacona dal titolo “La bicicletta ci salverà” oggi probabilmente avrà provato un certo sconforto a leggere l’intervista dell’assessore alla mobilità del comune di Bologna, Irene Priolo
Lunedì in tv sono passate le statistiche di utilizzo della bici di Bolzano e Ferrara (intorno al 30%). Si sono viste le esprerienze di Reggio Emilia (i bimbi a scuola in bici) e di Modena (una ciclabile il cui impatto economico è stato studiato con uno strumento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità). Hanno fatto parlare l’amministratore delegato di una impresa che a Bologna (rilocalizzandola dalla Cina) produce bici elettriche. E da noi l’assessore afferma che è stata scelta per essere “in discontinuità con il mandato precedente” e mette le ciclabili in coda alle “grandi opere” senza citare il Passante sul quale anche il parlamento europeo si dice preoccupato mentre nel 2017 abbiamo sforato i limiti di legge per le polveri sottili in città.
Lunedì in tv Iacona ha intervistato Mikael Colville Andersen che è un urban designer e sta proponendo in giro per il mondo il modello Copenhagen per poi aggiungere “Non esiste l’uovo o la gallina. C’è solo l’infrastruttura. Le persone che dicono ‘non è possibile’ sono parte del problema. Sono il problema”. E invece l’assessore Priolo oggi dice “il sindaco mi ha chiesto di lavorare per coinvolgere tutti gli ‘attori’ senza demonizzarne nessuno e senza per questo rinunciare ad una spinta ecologista” riferendosi alle auto.
Poi ha parlato di PUMS e PGTU senza accennare al percorso partecipato (è già finito?). E intanto il BiciPlan finanziato e costruito in modo partecipato non è neanche disponibile pubblicamente.
Se è questa la Bologna del futuro che si sta ipotizzando è molto lontana da qualsiasi capitale europea con la quale ci si vuole confrontare