Se davvero vogliamo Costruire l’alternativa, allora dobbiamo rappresentare concretamente il 99%, la fascia più povera della società, non più solo a livello ideale. E’ vero, si è detto che dobbiamo andare in ogni periferia, in tutte le campagne e hinterland. Ma non a chiedere il voto. Le periferie e le campagne noi le dobbiamo rappresentare. Guardiamoci: siamo tutti bianchi e mediamente istruiti. Dobbiamo costruire l’alternativa? Io voglio che l’alternativa si veda a partire dai nostri visi.
Voglio che l’alternativa sia diversamente abile, voglio che l’alternativa abbia tutte le età, voglio che l’alternativa sia di tutte le etnie, voglio che l’alternativa abbia ogni provenienza geografica e sociale, voglio che che abbia il viso di donna, uomo e anche di chi non si riconosce in un sistema binario.
Quale modo migliore di fare questo che partire dalle città, dai territori. La città come laboratorio politico, i territori che si muovono, si alleano, avvicinano la politica ai cittadini perché in un’era di crisi della rappresentanza la via deve per forza essere questa: politica fatta da chi i territori li conosce e li rappresenta, la rappresentanza territoriale è questa e non quella di un senato nominato dai partiti, quello che rischiavamo di trovarci se fosse passata questa scellerata riforma costituzionale.
Abbiamo bisogno di solidarietà. Le politiche di questo ultimo quarto di secolo, quello in cui è cresciuto la mia generazione, non hanno fatto che dividerci e costringerci a una guerra fra poveri in cui ognuno, per forza di cose, è portato a guardare alla sua battaglia quotidiana.
Ebbene vorrei che riscrivessimo l’agenda, il linguaggio. Non come sommatoria di individualità ma come comunità che si fa carico dei bisogni della propria comunità, che adotta un linguaggio comune, rispettoso di tutte e tutti, che fa della battaglia di ognuno la battaglia della comunità.
Una comunità che non ha confini, perché nell’era della globalizzazione non possiamo essere tutti un unico popolo solo quando si tratta di essere consumatori. Alternativa è quest’alleanza che sta nascendo dei territori e che va da Messina a Marghera, da Napoli a Bologna, ma anche da Barcellona a Berlino. Un’alleanza basata sui contenuti prima che sulle persone.
Oggi è il primo passo. I prossimi vanno costruiti tutte e tutti insieme.
Emily Clancy – Consigliera Comunale
Coalizione Civica Bologna
p.s. ringrazio Marina d’Altri per la foto.