Oggi ricorrono i tre anni dall’omicidio di Marielle Franco, sociologa, attivista per i diritti umani, politica e consigliera comunale a Rio de Janeiro. Assassinata insieme al suo autista Anderson Gomes mentre tornava a casa da una manifestazione per i diritti delle donne nere delle favelas, a tre anni di distanza non è ancora stata fatta completa luce sulle dinamiche del suo assassinio e sui nomi dei mandanti che lo ordinarono.
Lei però era ed è un punto di riferimento per chi, in tutto il mondo, continua a battersi per l’uguaglianza e in difesa delle minoranze e dei gruppi emarginati e discriminati, per una società femminista e antirazzista.
È stata uccisa per il suo impegno politico, ma questo non ha arrestato le sue idee e le sue battaglie, che ancora oggi procedono vittoriose e inarrestabili sulle gambe di altrə.
Come quelle della sua compagna Monica Benicio, che da qualche mese è stata eletta consigliera comunale a Rio e siede nelle fila del Partido Socialismo e Liberdade (Psol), lo stesso di Marielle Franco. “La Camera municipale avrà una consigliera dichiaratamente lesbica. Ringrazio chi ha votato per un futuro mandato femminista e antifascista” ha dichiarato nel giorno della sua elezione.
Ora come allora, Coalizione Civica Bologna vuole ricordare l’esempio di questa Criada Marè, figlia della marea, e chiedere verità.
Justiça para Marielle Franco! ✊✊🏿✊🏼
📰 L’ottimo articolo su il manifesto di oggi
🗣️Qui il ricordo di Emily Clancy in aula nei giorni successivi al suo assassinio
Ricordo di Marielle Franco
Marielle Franco, 38 anni, è stata assassinata mercoledì sera a Rio de Janeiro, mentre rientrava da una manifestazione in sostegno delle giovani donne nere delle favelas, una delle cause che più le stava a cuore. Da una macchina che l’ha seguita per quattro chilometri e poi affiancata sono partiti tredici colpi di sicari esperti tutti diretti a Marielle, di cui quattro diretti alla testa, uno che ha colpito e ucciso il suo autista Anderson Pedro Gomes.
Marielle era nata e cresciuta alla Maré, una favela di Rio dove vivono 130.000 abitanti in quello che è definito «complesso» di una dozzina di favelas. Per questo amava definirsi “cria da Maré”,
figlia della Marea. Diventò un’attivista dopo che un amico fu ucciso da un proiettile vagante in una sparatoria fra polizia e membri di una gang. Si iscrisse ai corsi pre-universitari al Centro per gli Studi e l’Azione Solidale del Maré. Continuò a studiare, si impegnò fin da giovanissima età sul tema dei diritti umani, per contrastare la disuguaglianza razziale, l’estrema povertà e la violenza nelle favelas, per i diritti delle donne, della comunità LGBT. Marielle era un’attivista per i diritti umani, ma era anche consigliera comunale al primo mandato del partito Socialismo e Libertà, a Rio de Janeiro. Nel 2016, esordiente in politica a livello istituzionale anche se impegnata da anni, Marielle Franco aveva preso 46.000 preferenze, la quinta più votata alle comunali.
Dal 2016 Marielle era una delle sei donne presenti in un Consiglio comunale composto da cinquantuno membri, in un paese famoso per avere tassi di rappresentanza femminile in politica particolarmente bassi. La sola presenza di Marielle nell’aula del Consiglio Comunale era un simbolo, perché rappresentava le minoranze.
Era una giovane donna, istruita, eloquente, capace, nera, lesbica, proveniente dalle favelas. Questo non perché si debbano distinguere le persone in base al colore della pelle o all’orientamento sessuale, in base alla provenienza o al livello di istruzione, ma perché è importante ricordare quanto Marielle fosse un caso singolare, una meravigliosa eccezione in un Brasile dominato da politici maschi, eterosessuali, caucasici e di mezz’età, nonostante il Brasile sia un paese in cui più della metà della popolazione è nero o meticcio.
Presiedeva la commissione per i diritti delle donne e solo il mese scorso era stata scelta come relatrice della commissione che supervisiona l’intervento delle forze di sicurezza federali nelle favelas di Rio, schierate a seguito dell’aumento degli atti di violenza verificatisi durante il Carnevale dal presidente brasiliano Temer.
Nel corso del suo mandato in Consiglio comunale, ha presentato leggi per sensibilizzare sul tema della violenza sessuale e della detenzione dei giovani di colore. Nell’ultimo periodo stava organizzando un grande evento dal titolo “Right to the Favela”, che avrebbe previsto dibattiti e workshop sull’educazione, i servizi igienico-sanitari e altre questioni relative alla comunità di Rio.
Esperta di violazioni dei diritti umani commesse dalla polizia, aveva aspramente contestato il provvedimento, approvato dal Congresso del Brasile, di impiegare esercito e polizia federale per arginare gli atti di violenza nelle baraccopoli controllate da bande di criminali. Aveva criticato pesantemente l’operato della polizia militare nelle favelas di Rio, definendo il corpo speciale incaricato per queste operazioni “battaglione della morte, che uccide i nostri giovani”. Quattro giorni prima di morire Marielle aveva denunciato la morte ingiustificata di due giovani, alla periferia nord di Rio, per mano della polizia. Appena poche ore prima dell’agguato che l’ha uccisa, aveva scritto su Twitter: «Quante altre persone dovranno morire prima che questa guerra finisca?».
Lascia una compagna, una figlia, parenti e amici che l’amavano, 46.000 elettori che avevano scelto lei come rappresentante. Lascia una popolazione che la ricorda scendendo a migliaia nelle piazze, all’esterno del municipio di Rio e in diverse altre città brasiliane.
Daiene Mendes, studentessa di giornalismo e attivista, la ricorda così: “Più che un’amica, Marielle era il simbolo delle nostre più grandi conquiste. Una donna come noi, nera, proveniente dalla favela, che ha avuto molta forza nell’affrontare le sfide istituzionali della politica che ci ha sempre mantenuti distanti”.
Venerdì i media brasiliani hanno annunciato che i proiettili con cui lei e Anderson sono stati uccisi “provengono da un lotto venduto alla polizia federale”. Rivelano anche che la targa di almeno uno
dei veicoli usati dai killer è clonata. Secondo la polizia di Rio, il lotto di munizioni calibro 9 è stato venduto alla polizia federale di Brasilia dall’azienda Cbc nel 2006.
Amnesty International ha chiesto che sia svolta “un’indagine immediata e rigorosa che tenga conto del contesto, del motivo e della responsabilità degli autori dell’assassinio”.
Sperando si faccia presto chiarezza, da cittadini del mondo e da consigliere e consiglieri comunali, ricordiamo Marielle e il suo incredibile impegno. Marielle, era la consigliera degli ultimi. Colpendo lei sono stati colpiti tutti e tutte e non una di meno. Ma noi tutti e tutte e non una di meno porteremo avanti le sue idee