L’intervento di Simona Larghetti, Capogruppo di AVS – Coalizioni Civiche – Possibile in Assemblea Legislativa, a commento delle linee di mandato presentate dal Presidente Michele de Pascale.

“Grazie Presidente,

grazie colleghe e colleghi.

Prendiamoci cura dell’Emilia Romagna: con questo spirito è nata la lista Alleanza Verdi Sinistra, dove partiti e liste civiche si sono uniti per stringere un patto nel nome della giustizia sociale e ambientale, insieme alla coalizione guidata da Michele De Pascale.

Siamo qui oggi a discutere le Linee di Mandato in cui ci ritroviamo pienamente, pur nella dialettica delle sfumature, perché crediamo che sia tempo di cercare nell’orizzonte della continuità – di quello che siamo noi emiliano-romagnole – il profilo di un cambiamento che ci permetta di rimanere un territorio dove si possa crescere felici, in un’epoca attraversata da rapide e laceranti trasformazioni.

Qui, nel dopoguerra, è stato pensato e costruito un modello economico, sociale e culturale che ha rappresentato per molti anni un’alternativa reale, capace di innovarsi continuamente, di trovare equilibri avanzati, di mettere insieme la concretezza con lo sguardo alto di un ampio orizzonte. 

È stata una storia non priva di conflitto e di contraddizioni, prima fra tutte quella fra sviluppo economico e tutela dell’ambiente, fino a quando si è persa nella vittoria del neoliberismo e del pensiero unico. Oggi vogliamo ritrovarla, mettendo in campo un progetto che determini un nuovo modello di sviluppo, che sia insieme solidale, ecologista e femminista e che non lasci indietro nessuno e nessuna. Perché non c’è progresso e non c’è sviluppo quando ad avanzare è solo una parte.

Per questo ora vogliamo che la Regione ritiri i patti di intesa per l’Autonomia Differenziata, e rifiutiamo ogni forma di autonomia differenziata.

Se il gioco che ci viene imposto dal modello economico è fondato sulla competizione e sullo sfruttamento delle donne e degli uomini, sulla dissipazione ambientale e sulla competizione in nome del profitto, noi non vogliamo primeggiare, ma cambiare le regole. Crediamo che si possa fare a partire da questa terra, che affonda le sue radici nella storia dell’emancipazione, della solidarietà, della cooperazione e dell’antifascismo.

 

Patto per il Clima e per il Lavoro

Per questo ci ritroviamo pienamente nelle parole delle Linee che affermano che Il futuro o è sostenibile o non è. Una transizione ecologica che sia giusta, intelligente, sostenibile e democratica deve essere partecipata. Per questo crediamo che il prezioso strumento del Patto per il Clima e per il lavoro debba ripartire dal ricercare la partecipazione della cittadinanza, che deve essere protagonista nel processo. 

Un Patto che contempli gli obiettivi del lavoro, quelli ambientali e quindi quelli sociali. Che abbia ambiziosi traguardi non solo al 2050, ma anche al termine di questo mandato, che sia coerente con tutto il resto della Pianificazione fatta dalla Regione.

 

Piano energetico regionale 

Tra questi, il Piano Energetico Regionale, che sia di respiro decennale pienamente adeguato agli obiettivi della decarbonizzazione, di uscita dai fossili e della transizione alle rinnovabili e della nuova Legge regionale per il Clima. Ci servono per questo strumenti di monitoraggio costanti, che raccontino la transizione in modo trasparente.

 

La transizione ecologica dei privati

La sfida delle città Carbon Neutral ha già rivelato che mentre i player industriali del territorio sono interessati e disponibili alla transizione, la situazione è molto più complessa per i privati. Dobbiamo sostenere e accompagnare gli investimenti delle famiglie, con nuovi prodotti finanziari e sollecitare le forma cooperativa per le comunità energetiche. Dobbiamo rendere accessibile la transizione anche alle fasce deboli, perché tenere assieme giustizia sociale e ambientale significa, innanzitutto, partire dal contrasto alla povertà energetica. 

 

Intelligenza artificiale e Big data

Lavoriamo in presenza di uno scenario tecnologico che nessuna di noi avrebbe immaginato da bambini, quello dell’Intelligenza Artificiale una occasione di sviluppo che però presenta anche molti rischi per i modelli di lavoro, per la democrazia nell’informazione, per i consumi energetici. Una gestione consapevole del rischio è il nostro dovere di amministratrici. Noi siamo per garanzie pubbliche e controllo pubblico, non per il finto patriottismo alla Meloni che vorrebbe consegnare dati e satelliti ad aziende private americane di turbocapitalisti xeonofobi. Lo strapotere delle big tech che ognuna di noi utilizza nella sfera privata non può essere vinto da una sola regione, dalle nostre eccellenze del territorio, ma possiamo fare la nostra parte nel settore pubblico.

Lavoro

Lavoro, e clima. Il lavoro sarà naturalmente un tema centrale del mandato. Una regione che ha fatto la storia delle relazioni sindacali e che ha alcuni dei contratti e welfare aziendale più avanzati, ma ha anche zone e settori di sfruttamento, lavoro povero, nelle pulizie, nella logistica, nel turismo, nei servizi. Settori del lavoro migrante, dove a subire sono i più ricattabili. Sono decenni che non crescono i salari nel paese mentre cresce il costo della vita, gli affitti, le materie prime, l’energia. Serve dunque un salario minimo regionale credibile e che produca effetti reali, come abbiamo chiesto e inserito nel programma. Sappiamo anche che le regioni più laboriose sono quelle dove si muore e ci si infortuna di più. Ma non possiamo piegarci alle statistiche. Non è accettabile che i nostri concittadini, fratelli, sorelle, padri, amici, colleghi escano di casa e non ci rientrino più. E’ stato fatto tanto anche sugli appalti e andiamo controvento rispetto alla deregulation nazionale ma tanto si può ancora fare e innovare.

 

Scenario internazionale

Dobbiamo impegnarci in politiche per la pace. Per noi è importante interrompere le relazioni con i paesi che violano i Diritti Umani. L’Emilia Romagna non può restare indifferente, partendo dalle tantissime relazioni economiche con molti mercati internazionali, che devono diventare una leva e non un freno all’esposizione del profilo etico dell’Emilia-Romagna.

Pensiamo sia necessario porre le fondamenta per ricostruire una cultura di pace: i recenti conflitti hanno dimostrato come stiamo perdendo gli anticorpi alle logiche della guerra e dell’armamento. Pretendiamo invece da tutte le istituzioni un ruolo attivo nella ricerca di diplomazia e nella promozione di azioni di pace. 

 

Passaggio sui CPR: modelli di prigione 

Per questo abbiamo chiesto che fosse messo nel programma elettorale un no secco e inequivocabile all’ipotesi di apertura di nuovi CPR, che sono lager, che sono una mostruosità giuridica chiamata detenzione amministrativa rivolta ai migranti. Dove le persone muoiono suicide o imbottite di psicofarmaci. Persino la Ferrara leghista si è opposta ai CPR. Ma i CPR vengono anche esternalizzati in Albania. Ma pensate con un miliardo di euro quante si cose si possono fare per l’accoglienza, ad esempio per superare la logica dei grandi centri, dei grandi CAS, degli appalti al ribasso, delle persone che diventano numeri e che tornano invisibili una volta finito il periodo di accoglienza. La nostra Regione è chiamata ad essere ancora di più punto di riferimento per pratiche virtuose. Come ha ricordato Sorrentino nel suo ultimo film “non sei straniero. Sei solo povero. Se fossi ricco non saresti straniero in nessun luogo”.

 

Casa e politiche abitative

L’impossibilità di avere una casa sta diventando un limite  ogni forma di sviluppo oltre che una grave emergenza sociale, per i più fragili, ma sempre di più anche per  per la cosiddetta fascia grigia, chi ad oggi non riesce ad accedere a un insufficiente patrimonio di edilizia sociale, che dobbiamo aumentare, ma nemmeno a pagare un affitto sul libero mercato. Il libero mercato ha fallito nel garantire il diritto all’abitare e anche per questo proporremo una legge sugli affitti brevi dato che il Governo non la fa, e lascia da soli i comuni ad alta tensione abitativa. Una legge che riporti il mercato degli affitti alla portata di chi vive le città: dobbiamo rendere vivibile questa regione, le città non possono essere villaggi turistici. Vogliamo promuovere nuovi modelli di abitare collaborativo e solidale e aumentare l’investimento pubblico nel diritto alla casa, dall’edilizia popolare a quella sociale, mobilitando anche il patrimonio sfitto pubblico e privato che esiste anche nelle città ad alta tensione abitativa, ad esempio tramite le agenzie per la casa cui le nostre città stanno lavorando.

 

Alluvione e dissesto

Siamo una Regione a rischio desertificazione, le alluvioni degli ultimi due anni ci hanno fatto dimenticare che l’agricoltura ha sofferto due pesantissimi anni di siccità nel biennio precedente? Fare politica significa cercare di lasciare in eredità alle generazioni che arriveranno dopo di noi una società migliore di quella che abbiamo conosciuto noi. Investimenti nel contrasto al dissesto idrogeologico e nella messa in sicurezza del nostro territorio sono interventi non più rimandabili. Sappiamo che la nostra Regione è pronta a fare la sua parte e a pretendere lo stesso dal Governo. Ne va, letteralmente e senza retorica, del nostro futuro.

 

La riforma della legge 24

Serve una revisione della legge regionale 24/2017 che trovi le principali finalità per la difesa dell’ ambiente nel contrasto ai cambiamenti climatici, al consumo di suolo, alla difesa idrogeologica. 

Anche a tal fine è necessario limitare gli attuali strumenti di deroga previsti, riconducendo alla pianificazione urbanistica generale il governo degli insediamenti e conteggiando nel calcolo del consumo di suolo tutte le trasformazioni esterne al territorio urbanizzato.

Riporto all’impegno, preso in campagna elettorale e ribadito nelle Linee di aggiornare la legge, facendo della rigenerazione urbana il volano di un nuovo sviluppo pienamente sostenibile, con strumenti di pianificazione utili all’iniziativa pubblica e che esprimono non solo strategie ma anche scelte di trasformazione urbana.  

Occorre garantire un maggior grado di integrazione tra le scelte urbanistiche e i contenuti della pianificazione in materia di rischio idraulico, condividendo con le autorità idrauliche competenti idonee misure per la riduzione del rischio da adottare nei PUG, non solo in aree esterne al perimetro del territorio urbanizzato, ma anche nei centri abitati, duramente colpiti dagli ultimi eventi alluvionali.

Le cicatrici dell’alluvione sono ancora carne viva per la popolazione colpita. Ha fatto bene il Presidente De Pascale mercoledì mattina a fare un sopralluogo sul Ravone, la zona di Bologna maggiormente colpita lo scorso ottobre, per verificare i lavori di ripristino, confrontarsi con i tecnici per le future opere di messa in sicurezza e ascoltare problemi e necessità dei cittadini coinvolti.

La Regione deve essere pronta a fare la propria parte per ciò che le compete: per questo riteniamo prioritario aggiornare il piano di riduzione del rischio idraulico alle esigenze che il cambiamento climatico ci pone davanti.

 

Infrastrutturare il territorio con opere adeguate

La sfida madre è quindi quella dell’adattamento, partendo dalla riduzione delle emissioni anche nell’ambito trasporti. Dobbiamo incrementare i servizi di trasporto pubblico, a partire dal trasporto ferroviario regionale, che deve tornare a brillare, dall’SFM di Bologna: il treno deve diventare un’opzione desiderabile, che permetta alle persone di lasciare a casa l’auto e liberare del potere d’acquisto delle famiglie, oltre ad aiutarci a raggiungere gli obiettivi del nuovo PAIR. PAIR e PRIT dovranno marciare insieme, forse per la prima volta.

Il nuovo sistema aeroportuale regionale deve riequilibrare il peso tra l’aeroporto di Bologna (anche in considerazione del suo impatto ambientale sulle aree abitate) e sfrutti le potenzialità inespresse di crescita passeggeri di Forlì, Rimini e Parma. Dobbiamo trovare una formula di ridistribuzione delle opportunità di sviluppo e degli impatti su scala regionale, ad esempio attraverso accordi di sito.

 

Cultura

La cultura svolge qui un ruolo di rete di connessione socioeconomica, che genera relazioni qualificanti nei territori, che fà presidio, che contribuisce in modo significativo non solo all’arte per l’arte, ma anche alla vitalità del territorio, alle sue relazioni. Quanti teatri abbiamo in Emilia-Romagna che sono anche luoghi di ritrovo, di elaborazione, di condivisione di valori?

Quante arti minori, hanno fatto grande questa Regione? Pensiamo al fumetto, che è un settore storico e identitario, che ha visto nascere qui tanti autori, da Igort a Tuono Pettinato, la terra di BilBolBul e dell’Accademia delle Belle Arti che con il suo corso di fumetto ha formato intere generazioni.

 

Adolescenza

Dobbiamo investire energie, pensiero e risorse nel disagio preadolescenziale ed adolescenziale che è esploso negli anni dopo il Covid, ma che covava da molto tempo sotto la cenere. Un disagio che a tratti si coniuga con il disagio sociale, deflagrando in violenza, bullismo e devianza, ma che, molto più spesso, i ragazzi e le ragazze rivolgono verso loro stesse con auto isolamento, violenza su se stessi, disagi alimentari e psicologici. Non vogliamo perdere una generazione, quella dei nostri figli e delle nostre figlie, e dobbiamo impegnarci con la massima urgenza e determinazione per offrire loro spazi accoglienti e protetti, anche lasciandoli alla a loro autogestione, progetti di educazione all’affettività nelle scuole, sostegno psicologico e sostegno alla genitorialità alle loro famiglie.

 

Contro le discriminazioni

Per una società più equa, giusta, dobbiamo rappresentare una via d’uscita per le donne che subiscono violenza, per le persone discriminate, per chi subisce abilismo, razzismo, omolesbobitransfobia. Dobbiamo garantire a tutte il diritto all’aborto, per questo non vorremo mai vedere le associazioni antiabortiste nei consultori fare violenza psicologica alle donne che stanno seguendo un percorso prima di tutto per garantire la loro salute. 

 

Sanità

Il diritto alla salute è un diritto fondamentale di ogni individuo. La salute della nostra Comunità regionale, è determinata dalle condizioni sociali ed economiche, che rendono le persone più o meno malate e bisognose di essere curate. Sappiamo che l’aspettativa di vita è più bassa e le malattie più diffuse man mano che si scende lungo la scala sociale. I più vulnerabili sono i più poveri, i meno istruiti, le minoranze. Ecco perché senza diritto alla salute non può esserci giustizia sociale.

Questa è la sfida maggiore che la nostra Regione, e le altre Regioni, hanno dinanzi: ricevere dallo Stato centrale un adeguato finanziamento pubblico che garantisca la piena finanziabilità dei servizi per la salute tendendo, progressivamente, al 7,5% del PIL nazionale.

Anche nella nostra Regione, da sempre ritenuta una eccellenza, ci sono difficoltà crescenti nella universalità del diritto alla salute. Dobbiamo procedere a una riorganizzazione dei servizi territoriali e integrazione socio sanitaria e prevenzione anche tramite il supporto alla figura dei caregiver. Dobbiamo partire dalla difesa e il rilancio della parte gestita dal pubblico, attraverso il reperimento di risorse, l’innovazione organizzativa e una grande alleanza tra Regione, Istituzioni Locali, Professionisti della Salute e Cittadini. 

Dobbiamo ricostruire reti di relazioni, essere presenti e dimostrare che la politica può cambiare il segno alla vita delle persone.

C’è una grande aspettativa nei confronti di questo nostro impegno, non possiamo tradire la fiducia dataci con il voto.

 

Buon lavoro a tutte noi.”

 

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