Venerdì 29 ottobre 2021, seduta di insediamento del Consiglio comunale, l’intervento di Simona Larghetti, capogruppo in carica di Coalizione Civica Coraggiosa Ecologista Solidale.
N.B.! Le nostre consigliere hanno scelto la turnazione semestrale nel ruolo di capogruppo per favorire al massimo l’orizzontalità e la condivisione.
“È facile far finta che nessuno possa cambiare le cose.
Siamo abituate a una dialettica democratica di compromessi al ribasso e pensiamo che ciascuna di noi, da sola, non possa fare niente.
In questo mandato dobbiamo decidere cose fondamentali, come spendere i soldi del PNRR, come ripensare interi quartieri di Bologna, come allestire un nuovo trasporto pubblico, come ridurre le disuguaglianze perché tutte le persone che vivono a Bologna abbiano una casa.
Avremo di fronte cittadine che ci rivolgono richieste, lamentele, segnalazioni, proteste. A queste cittadine noi non risponderemo che proveremo, ma che non garantiamo nulla, perché non dipende da noi.
No, noi eserciteremo tutto il potere che abbiamo per mettere a terra soluzioni e cambiamenti, consapevoli però che il rapporto dall’alto verso il basso tra Amministrazione e resto della città non è sufficiente per produrre risultati che sono anche cambiamenti culturali.
Per ridurre le disuguaglianze dobbiamo ridistribuire ricchezza, spazio pubblico, ma anche il potere e la responsabilità di decidere, portando la possibilità di incidere sulle scelte anche fuori dai luoghi della rappresentanza.
Dobbiamo cambiare il modo di pensare e vivere la città, e queste cose vanno fatte vivere tra la gente, dopo averle scritte nelle carte prodotte dal consiglio comunale.
Questo è il modo in cui eserciteremo l’onore della rappresentanza democratica, perché noi – io, Detjon, Porpora ed Emily – non verremo qui come singole persone, ma come parti di una coalizione civica. Un’intera comunità politica che rappresenta, da sempre, una forza di cambiamento.
Coalizione Civica, Coraggiosa, Ecologista e Solidale è oggi al governo della città perché la fase storica che viviamo che ci impone il cambiamento. Siamo qui per cambiare le cose che non vanno in modo costruttivo e per raggiungere degli obiettivi che senza una spinta radicale non possono essere raggiunti. Noi sosteniamo una maggioranza per il cambiamento e un sindaco di cambiamento.
A queste elezioni, lo abbiamo visto, le persone hanno votato con maggiore entusiasmo chi è stata attiva, come cittadina, di istanze di cambiamento, di lotta e di allargamento dei diritti. Non possiamo perderci in pantomime politichesi, non c’è più tempo.
Noi tutte abbiamo il dovere di sognare ad occhi aperti.
Dobbiamo agire con competenza, passione, collaborazione, pur nella dialettica delle differenze, anche nette, e dei confronti, anche duri.
Non possiamo più sottrarci.
Perché nel Comune di Bologna, secondo l’Asl, ogni anno 162 persone muoiono per conseguenze dirette dell’inquinamento da polveri sottili, effetto dell’ozono e del biossido di azoto e 410 persone vengono ricoverate con quadri estremamente critici. Secondo i VIIAS questi dati sono addirittura sottostimati e sarebbero in realtà 5 o 6 volte più grandi.
Perché le giovani sono intrappolate dall’ecoansia, la paura – concreta e fondata – che i cambiamenti climatici distruggeranno il loro futuro e minacceranno le loro vite.
Perché a Bologna l’abuso di sostanze stupefacenti non è solo un problema di ordine pubblico, ma di salute fisica e mentale delle persone. Perché in Emilia Romagna 7000 donne straniere hanno perso il lavoro dopo la pandemia.
Perché a Bologna un ragazzo di 22 anni, dopo aver attraversato tutto un mare per venire qui, può morire al suo terzo giorno di lavoro all’Interporto per soddisfare un mercato avido di prodotti.
Solo se Bologna sarà amministrata da una maggioranza e da un sindaco votati al cambiamento, troverà le risorse per ridisegnare la mappa di queste minacce.
Dobbiamo riconoscere Bologna come città universitaria, fatta soprattutto di giovani e delle loro geografie politiche, culturali e artistiche, la cui produzione di pratiche e saperi è parte stessa della città.
Dobbiamo riconoscere il valore dei beni comuni, degli spazi verdi, di ogni singolo albero che ci dona ossigeno, di ogni cittadina straniera che dona a questa città il proprio lavoro e la propria cittadinanza pur senza averla.
Dobbiamo riconoscere il valore dell’arte, della storia, ma anche degli spazi culturali autogestiti, cercando con questi la giusta relazione.
Dobbiamo riconoscere Bologna come città accogliente, che si dissocia dallo spettacolo indegno visto in Parlamento in occasione del DDL Zan.
Bologna deve essere liberata dalla paura che attanaglia le nostre vite, pregiudicando la convivenza e la stessa libertà.
Se ci diranno che siamo delle sognatrici, risponderemo che saremmo irresponsabili a non sognare”.