Impressioni dalla prima giornata dell’istruttoria pubblica sul futuro dei Prati di Caprara/Cierrebi. Ho cercato di seguire tutti gli interventi, prima in radio, poi in sala consigliare e infine in piazza Maggiore, con l’audio amplificato a cura del comitato Rigenerazione NO Speculazione, indubbiamente l’esperienza più bella. C’erano intanto persone che la seguivano da casa o dall’estero grazie a Radio Città del Capo e mi scrivevano, questa molteplicità di luoghi che ha permesso a tantissimi di seguire tutta o parti della discussione, è una cosa splendida.
A contraltare di ciò, i primi interventi da parte di Giunta e tecnici comunali mi hanno buttato addosso una tristezza infinita. Esordire con interventi che sostanzialmente ribadiscono la validità del POC “rigenerazione”, la necessità di aspettare i programmi attutivi, la volontà di bonificare radendo al suolo e descrivendo quel luogo come una discarica, è una chiusura totale a qualunque forma di dialogo. E’ come esordire dicendo: ok, abbiamo messo in piedi questo baraccone perché ce lo avete chiesto, ma non ci interessa realmente discuterne.
Non immaginavo certo un esordio del tipo abbracciamoci tutti e corriamo con le chitarre nel bosco. Ma avevo annusato, ascoltato di persona e letto, di una volontà di trattare con la proprietà per modificare sostanzialmente l’impianto. Avevo letto (finalmente) la consapevolezza che “un grande bosco ai Prati di Caprara può essere un patrimonio della nostra città, un’opportunità straordinaria che ne disegni il futuro.” Avevo letto che questo bosco “può diventare un simbolo di Bologna nel mondo e un luogo da mostrare orgogliosi ai nostri figli.”
Ma evidentemente qualcosa deve essere successo, una qualche ruspa deve essere passata su questo moto dell’anima, altrimenti non si spiega una apertura dei lavori che tutto è tranne che una apertura a dialogo o trattative, figuriamoci la discussione di “opportunità straordinarie”. Oppure c’è una spaventosa bipolarità di vedute in questa Giunta – e in questo Consiglio – e uno dei due poli è stato brutalmente messo a tacere.
Ma ci sono ancora due giornate, tantissimi interventi che ci aspettano (il mio sarà sabato) e ci sarà – lo spero ardentemente – la possibilità di rialzare la testa per chi, dopo due anni di dibattito, questa consapevolezza ha acquisito.
Due appunti tecnici che riguardano entrambi l’intervento di Claudio Savoia – ufficio verde e tutela del suolo del Comune di Bologna.
Primo, lo ribadisco, il suo ufficio è in questo momento la competente autorità forestale per la città di Bologna e dovrebbe quindi occuparsi di tutelare le foreste esistenti sul territorio, non essere il principale maître à penser del fronte per cui queste vanno abbattute.
Secondo, non ho visto le slide perché non ero in aula, ma ho ascoltato la sua voce descrivere una situazione immonda di valori sballati, idrocarburi e metalli pesanti, pericolose colorazioni del suolo, nove ordigni bellici rinvenuti, insomma un inferno sulla terra su cui è ‘ineludibile’ intervenire (ineludibile era stato precedentemente usato anche nell’intervento della Orioli, è evidentemente il nuovo vocabolo guida).
Peccato che:
1) i nove ‘ordigni bellici’ siano rottami di granate e vecchi fucili ritrovati tutti in un UNICO PUNTO, non lontano dalla via Emilia, che era molto probabilmente un piccolo deposito nascosto durante la guerra e lì dimenticato. Per il resto, su due ettari di scavi e sino a 5 metri di profondità, non si è trovato NULLA di pericoloso. Ho gli attestati in proposito dei militari e li ho anche già postati qualche tempo fa.
2) L’intervento del tecnico Arpae ha chiarito – in modo molto più neutro – qual è la situazione dal punto di vista delle analisi ambientali: nei rilievi che sono stati fatti risultano superamenti delle soglie di tolleranza a norma di legge, in particolare per alcuni metalli pesanti. Questo è relativo ai primi metri, che è suolo di riporto e che ha subito evidentemente vari utilizzi e spostamenti. Non nel substrato profondo, che è pulito. Non pensiate (nota mia) che il suolo sotto casa vostra o il vostro giardino sia diverso. Questo comunque vuole dire che, come impone giustamente la legge, dovranno essere fatti altri carotaggi nel resto dell’area, una mappatura completa e, sulla base di questa, una VALUTAZIONE DEL RISCHIO.
Sarà questa a stabilire, in base anche e soprattutto all’utilizzo che si vuol fare dell’area, SE e DOVE deve essere eseguita la bonifica ambientale.
Di ineludibile, qui, c’è solo un grande bosco urbano. Non si può eludere la sua esistenza, il suo effetto fitodepurativo su suolo e aria, il suo impatto su ambiente e salute di tutta la città. Su questo, sullo stadio e su tutta l’area abbiamo da tempo presentato una proposta organica, che il Sindaco Merola ha già fatto sua per la parte relativa allo stadio, è ora che venga affrontato il resto della proposta.