Il settore della cultura è stato senza dubbio uno tra i più colpiti dalla pandemia. Oltre un anno di chiusure hanno visto il crollo della spesa culturale in Italia di oltre il 70%, con punte di oltre il 90%, come per i cinema e i teatri, mettendo in ginocchio un settore che rappresenta fino al 5% del totale degli occupati. Un’occupazione del resto caratterizzata per gli alti livelli di precarietà, fatto di lavoretti occasionali, partite IVA e contratti non rinnovati dall’inizio della pandemia.
Circa il 50% dei club di musica live, infatti, annunciano che non riapriranno più i battenti, ma non è soltanto l’industria culturale ad aver sofferto gli effetti del virus: anche l’associazionismo, gli spazi culturali autogestiti e le tante realtà collettive che hanno contraddistinto Bologna nel corso degli ultimi anni hanno in questi mesi cessato le proprie attività, nonostante gli appelli che si sono susseguiti nel settore. Molti di questi spazi con le loro risorse, competenze e storie possono diventare un punto di riferimento per le innovazioni necessarie ad affrontare le crisi che Bologna dovrà affrontare, svolgendo una funzione indispensabile nei quartieri e nei territori, favorendo inclusione sociale ed educazione fuori dai circuiti del mercato e del consumo. La cultura, infatti, non è un settore economico come gli altri, ma svolge un ruolo essenziale nella formazione degli individui e nel benessere della città a cui la città di Bologna non può rinunciare.
Troppo poco è stato fatto sino ad ora. A questo punto della pandemia, la politica dei ristori non ci sembra essere bastevole, così come sono stati insufficienti i tavoli organizzati dall’amministrazione. Troppe sono le professionalità e le competenze che sono state disperse, mentre secondo alcuni studi, le imprese e i professionisti dell’ambito creativo avvertono un calo degli investimenti che sta già avendo un impatto profondo sulla produzione culturale negli anni a venire a causa della cancellazione di numerosi festival, fiere e altri eventi culturali. Inoltre, dopo l’ondata di ristori, è attesa anche una riduzione dei finanziamenti pubblici che già in tutta l’area OCSE ha rappresentato nel 2017 appena il 3% della spesa totale. In altre parole, è nel medio lungo termine che sembra essere atteso l’impatto maggiore della crisi su questo settore.
Eppure, come osserva sempre l’OCSE, è necessario guardare alla cultura come la protagonista del rilancio della vita sociale e economica delle città. La valorizzazione della cultura è per Coalizione Civica al centro di un progetto di resilienza volto a affrontare le sfide sociali e ambientali del futuro attraverso la creazione di competenze, il cambiamento ecologico dei comportamenti e di un modello di sviluppo che si allontana dal turismo su larga scala per dirigersi verso modelli che favoriscano l’innovazione incrociata tra i settori culturali e creativi e forme di turismo sostenibile.
Per questo motivo coalizione civica propone:
A – La creazione di un tavolo cittadino permanente per l’emergenza culturale a cui partecipino non solo i rappresentanti dei sindacati e delle industrie del settore, ma anche le rappresentanze dei lavoratori autonomi e precari, le realtà associative e autorganizzate.
B – Riconoscere le istituzioni senza scopo di lucro (ad esempio i musei) come patrimonio cittadino (come fatto ad esempio nella città di Berlino) e allo stesso tempo favorire la loro inclusione nei programmi di sostegno destinati alle imprese come i finanziamenti o le agevolazioni fiscali da un lato per riuscire a trattenere i dipendenti ed evitare l’emorragia di competenze già in atto, dall’altro per consentire ai lavoratori autonomi e alle piccole imprese del settore di adattarsi ai cambiamenti strutturali e a cogliere le nuove opportunità che forniscono ad esempio gli strumenti digitali.
C – Preservare le reti di spazi pubblici in gestione ad associazioni culturali, impedendo che vengano affidati nei prossimi bandi a realtà commerciali o con scopo di lucro. Allo stesso tempo, favorire la rigenerazione di questi spazi, l’innovazione dei modelli associativi e di radicamento nel territorio, con l’obiettivo di renderli protagonisti della Bologna che affronta le crisi guardando alla solidarietà, all’ecologia e all’uguaglianza sociale.
D – Integrare il sistema culturale cittadino con l’istruzione scolastica e universitaria, l’assistenza sanitaria e i servizi sociali. Una vera e propria alleanza che non solo potrebbe portare benefici economici, ma potrebbe stimolare nuove forme di apprendimento e partecipazione, migliorare il benessere della popolazione prevenendo malattie o ritardandone l’insorgenza, favorendo l’adozione di abitudini sane e prevenendo l’isolamento sociale.
E – Sviluppare nuove strategie locali per il turismo culturale che affrontino le criticità date dalle pratiche sociale e ambientali insostenibili di molti centri turistici su larga scala o intensivi, favorendo turismo, eventi e punti di interesse al di fuori del centro storico in sinergia con l’intera Città Metropolitana