Se Bologna vuole essere, in quest’aspra stagione, la città del lavoro, deve riuscire a far fronte alle domande di sicurezza, diritti e dignità che provengono sempre più insistenti da parte dei lavoratori e delle lavoratrici. Si tratta di un obiettivo ambizioso, che si può raggiungere solo attraverso un inedito protagonismo da parte dell’amministrazione comunale, chiamata a rispondere non solo alle sfide sociali e ambientali poste dalla pandemia, ma anche a quelle che provengono dalle profonde trasformazioni economiche che fanno della città sempre di più uno dei centri nevralgici della produzione mondiale. È per questo motivo che, se Bologna intende distinguersi a livello europeo come città simbolo della solidarietà e dell’uguaglianza, l’amministrazione comunale deve reinventarsi profondamente, anche sperimentando nuove forme di politiche industriali a livello urbano
Coalizione Civica propone, per il prossimo futuro, una amministrazione comunale che:
A – Fa fronte alla lacunosa e insufficiente regolazione sul lavoro di rango nazionale perseguendo standard di trattamento economico e normativo più elevati sia nelle società partecipate dal Comune sia presso le imprese appaltatrici che operano, a vario titolo, in servizi di pubblico interesse, congegnando i capitolati d’appalto in maniera tale da incentivare la contrattazione collettiva di secondo livello, oltre a cumulare clausole sociali di prima e seconda generazione.
B – Impiega il suo ruolo di mediatore e negoziatore, già sperimentato con i rider e con la “Carta dei diritti del lavoro digitale nel contesto urbano”, per perseguire l’obiettivo di estendere le tutele e diritti del lavoro in altri settori decisivi, a partire da quello della cultura e dello spettacolo, ove spesso sono negate e disattese le più elementari garanzia, anche in tema di orario, riposi e retribuzione.
C – Influenza i comportamenti degli attori economici della città in modo da interferire positivamente con gli standard di qualità del lavoro, a partire dai regolamenti orari o dalle concessioni di suolo pubblico.
D – Promuove forme di contrattazione collettiva più o meno tradizionali, sostenendo le iniziative dei sindacati in quei settori dove sono storicamente radicati e provando ad espanderla in quegli ambiti dove è stata fino ad ora carente o fragile. Ciò, anche attraverso la promozione di una “contrattazione collettiva di strada”, che abbia come protagonisti il Comune, le parti sociali e i pubblici esercizi.
E – promuove la costruzione di diffusione di un “marchio di qualità del lavoro nello spazio urbano”, utile a certificare e rendere riconoscibili le condotte virtuose dei pubblici esercizi che accettano di assicurare particolari standard di trattamento economico e normativo, privilegiare le forme contrattuali più stabili e garantite e quelle effettivamente in grado di favorire la conciliazione tra vita e lavoro.