L’intervento della nostra Consigliera comunale Emily Clancy nel corso dell’Istruttoria pubblica sul disagio abitativo:
“La disuguaglianza si combatte dalla possibilità di una casa per tutte e tutti”
“Parto con un doveroso ringraziamento, quello al Laboratorio per il Diritto alla Città Pensare Urbano e a tutte le associazioni e singoli che lo animano, che ci ha dato l’opportunità di convocare una grande discussione pubblica sul tema del disagio abitativo e del diritto alla casa in città, di cui le giornate di oggi sono solo un epilogo, ma anche un prologo. Avete creato un anno di dibattito, eventi e studio consapevole sul diritto alla casa e alla città a Bologna.
Parimenti un ringraziamento va ai dipendenti del nostro Comune: la partecipazione è anche questo, tenere aperte le istituzioni la sera e nei weekend per dare la possibilità a chi ha un’altra occupazione principale di interessarsi alla cosa pubblica e di contribuire alle decisioni della sua amministrazione, grazie per avercelo permesso.
Una discussione che troppe volte si è affrontata a compartimenti stagni ora vede finalmente tutti i soggetti che tante volte abbiamo chiesto di far dialogare nello stesso luogo.
Amministrazione e opposizione, studenti e università, associazioni e collettivi, cooperative, sindacati, piattaforme turistiche, analisti ed esperti: ogni portatore d’interesse ha espresso il proprio punto di vista, un’occasione storica per provare a comporre una soluzione collettiva, da cui tutti possano trarre beneficio.
È dal diritto alla casa che si dipanano tutti i diritti, la possibilità stessa di vivere un’esistenza dignitosa, quel pieno sviluppo della persona umana che consenta l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese che vorrebbe la nostra Costituzione.
L’istruttoria pubblica attesta che Bologna soffre una carenza di alloggi sul mercato dell’affitto a canoni accessibili e disponibili per studenti, lavoratori, lavoratrici e famiglie.
A questo si aggiunge un aumento del turismo del 46% negli ultimi cinque anni, un aumento dei pernottamenti del 44% che ha portato a oltre 5000 alloggi turistici brevi sulle piattaforme web e ha contribuito alla diminuzione del canone concordato (sono 748 affitti in meno solamente dal 2017 al 2018) e del canone concordato studentesco (-226 abitazioni nello stesso anno).
Si è molto discusso di dati, ebbene questi sono dati forniti dall’Agenzia dell’Entrate, dall’Istat e dagli esperti e tecnici del Comune.
Cosa può fare il Comune di Bologna?
Diventare un esempio a livello nazionale, la prima città italiana che – dopo innumerevoli città estere – regolamenta le piattaforme turistiche.
Sì a chi integra il proprio reddito mettendo in condivisione una stanza o un appartamento, no all’evasione fiscale, no alla speculazione edilizia dei multiproprietari che comprano interi immobili e li mettono sulle piattaforme, sottraendo decine di appartamenti alla domanda cittadina.
Serve un controllo incrociato fra gli annunci da cui il comune percepisce la tassa di soggiorno e quelli che però non sono in regola con il fisco, non hanno depositato la scia.
È imperativo porre dei limiti, effettuare maggiori controlli, creare un ufficio che studi i dati sul fenomeno, per conoscerlo al meglio e per studiare risposte adeguate.
Qualche anno fa Murray Cox di Inside Airbnb si è offerto – inutilmente – di collaborare con il Comune di Bologna, offrendo i propri dati, come fa con altri comuni nel mondo.
Dobbiamo conoscere il fenomeno degli affitti brevi turistici per regolamentarlo al meglio.
Non è Airbnb, alla vigilia della sua quotazione in borsa, la società che ci può fornire i dati sugli affitti turistici a Bologna. È il Comune che deve studiare una regolamentazione che si applichi ad Airbnb, a Booking, a HomeAway, grazie anche a una collaborazione con la Regione e alla sollecitazione dei decreti attuativi nazionali sul Codice Unico Identificativo degli appartamenti.
Cosa può fare il Comune di Bologna?
Un comune che si è vantato del suo avanzo di bilancio ha la responsabilità sociale di mettere in campo strategie e politiche per perseguire in via prioritaria gli obiettivi di calmierare il mercato dell’affitto. I dati ce lo dimostrano, il canone concordato tradizionale è in calo. Gli studenti l’hanno detto, molti neanche conoscono il canone concordato studentesco. Studiamo dei meccanismi ed incentivi per favorire la conoscenza e l’utilizzo di questo strumento.
Favorire l’incontro tra domanda e offerta.
Riformiamo l’Agenzia Metropolitana per l’Affitto per aiutare famiglie e lavoratori in cerca di un affitto sostenibile.
Partiamo da una collaborazione proficua fra Comune e Università, in altre città uno studente che arriva all’università riceve una lista di appartamenti, contatti, indirizzi. Ci sono controlli sui quegli affitti, sulla loro regolarità, sulle condizioni degli appartamenti. Bologna è una città universitaria, vive anche di questo, non considerarlo perché molti studenti non votano qui è inaccettabile.
Contrastare i fenomeni di discriminazione e di locazione irregolare. Abbiamo un’assessorato al contrasto alle discriminazioni: sono certa di poter contare su un suo impegno per far sì che non succeda mai più che a Bologna qualcuno non trovi casa per il proprio paese di origine, perché ha un cognome straniero, finanche perché ha scelto di studiare al DAMS e non a Medicina. Chi cerca casa non deve essere messo nella condizione di lasciare la città perché non la trova o di accettare contratti in nero e case fatiscenti perché chi la mette in affitto sa di poter contare su una domanda che supera l’offerta.
Sono convinta di questo, dal mio primo intervento in Consiglio Comunale, era l’11 Luglio 2016. Dobbiamo potenziare gli interventi di mediazione in caso di sfratto e abbiamo bisogno di un fondo per la morosità incolpevole.
Perché nel nostro paese, nella nostra regione, la prima causa di sfratto è la perdita del lavoro e la morosità incolpevole.
Permettiamo a chi lavora nel sociale di farsi da garante delle fasce più deboli che il mercato libero penalizza: Antoniano chiedeva di partecipare alle aste Asp, Piazza Grande…
Infine: un pensiero lungo. La risposta non è il consumo di suolo, in una delle città più inquinate d’Europa, dove si vive sei mesi in meno che in altre città per la qualità della nostra aria.
La risposta è la riqualificazione e rigenerazione del patrimonio edilizio sfitto pubblico e privato della nostra città. Noi grazie al nostro responsabile urbanistica Piergiorgio Rocchi l’abbiamo mappato, in open source.
Studiamo lo sfitto, mappiamolo con certezza, per concepire incentivi per evitarlo, mettiamo a disposizione alloggi del patrimonio pubblico evitando insensate dismissioni, come accaduto di recente, e ricorrendo anche a forme innovative di ristrutturazione e convivenza.
L’abbiamo detto tante volte, vorremmo che Bologna fosse la città meno diseguale d’Europa.
Bene, la disuguaglianza si combatte a partire dalle fondamenta, dai muri e dal tetto di una casa per tutti e tutte“.
QUI le proposte di Coalizione Civica, in tre ordini del giorno, ognuno centrato su un aspetto del “problema casa”:
contenere la crescita esponenziale di alloggi turistici e favorire la messa a disposizione di alloggi per il mercato “ordinario” dell’affitto;
favorire l’incontro tra domanda e offerta nel mercato dell’affitto contrastando affitti irregolari e discriminazioni;
valorizzare al massimo il patrimonio pubblico, sia di Edilizia Residenziale Pubblica che di altri enti.