Abbiamo presentato un ordine del giorno perché anche il Consiglio Comunale di Bologna si unisca alle tante voci che in queste ore stanno chiedendo la liberazione immediata di Gabriele Del Grande, giornalista e documentarista italiano detenuto in Turchia dal 9 aprile. Il nostro ordine del giorno è stato approvato all’unanimità.
Questa sera il Palazzo del Podestà sarà illuminato di giallo per chiedere la liberazione di Gabriele e per ricordare i tanti giornalisti detenuti o limitati nella possibilità di lavorare in Turchia, domani dalle 18 in Piazza Nettuno si terrà un presidio e in tutta Italia si moltiplicano iniziative e prese di posizione su questa vicenda, potete seguire gli aggiornamenti sulla pagina IO STO CON LA SPOSA.
Con questo piccolo contributo chiediamo che anche l’Assemblea Consiliare prenda posizione accanto alla famiglia, agli amici e collaboratori di Del Grande, alle associazioni e singoli cittadini e cittadine che si sono mobilitati in questi giorni nel chiederne l’immediata scarcerazione e che domandi al Governo italiano di elevare formale protesta presso le autorità turche per quanto avvenuto adoperandosi per la pronta risoluzione della vicenda.
Per Gabriele e per quanti sono ingiustamente i detenuti in Turchia per motivi professionali e politici.
L’Intervento di Emily Clancy
Da 11 giorni il giornalista e documentarista Gabriele del Grande è trattenuto nel centro di detenzione amministrativa di Mugla, sulla costa egea meridionale della Turchia, dopo essere stato inizialmente fermato durante un controllo e trattenuto in un altro centro di detenzione nella provincia di Hatay, al confine turco-siriano. Era in Turchia al confine con la Siria per lavorare al suo nuovo progetto indipendente: ‘Un partigiano mi disse’, un libro per raccontare la Siria e la guerra attraverso la voce della gente comune .
Come Coalizione Civica avevamo già chiesto dal giorno successivo al fermo che venisse liberato ma ora abbiamo finalmente qualche informazione in più poiché ieri, nella prima telefonata che gli è stato concessa in dieci giorni, il 35enne è riuscito a parlare con la compagna Alexandra d’Onofrio
Gabriele ha detto: “Sto parlando con quattro poliziotti che mi guardano e ascoltano. Mi hanno fermato al confine, e dopo avermi tenuto nel centro di identificazione e di espulsione di Hatay, sono stato trasferito a Mugla, sempre in un centro di identificazione ed espulsione, in isolamento.
I miei documenti sono in regola, ma non mi è permesso di nominare un avvocato, né mi è dato sapere quando finirà questo fermo. Sto bene, non mi è stato torto un capello ma non posso telefonare, hanno sequestrato il mio telefono e le mie cose, sebbene non mi venga contestato nessun reato. La ragione del fermo è legata al contenuto del mio lavoro. Ho subito ripetuti interrogatori al riguardo. Ho potuto telefonare solo dopo giorni di protesta. Non mi è stato detto che le autorità italiane volevano mettersi in contatto con me. Da stasera entrerò in sciopero della fame e invito tutti a mobilitarsi per chiedere che vengano rispettati i miei diritti”.
In questi giorni si sono mossi la Farnesina, l’ambasciata, la famiglia e gli amici, innumerevoli associazioni. Ci piacerebbe che si mobilitasse anche il Consiglio Comunale di Bologna, città dove Gabriele è stato attivo e ha studiato.
Gabriele Del Grande, 35 anni, è reporter e documentarista. Nel 2014, insieme ad Antonio Augugliaro e Khaled Soliman Al Nassiry, ha realizzato il bellissimo documentario “Io sto con la sposa” che molti di voi avranno visto in cui il poeta palestinese siriano e il giornalista italiano incontrano a Milano cinque palestinesi e siriani sbarcati a Lampedusa in fuga dalla guerra, e decidono di aiutarli a proseguire il loro viaggio clandestino verso la Svezia. Per evitare di essere arrestati come contrabbandieri però, decidono di mettere in scena un finto matrimonio coinvolgendo un’amica palestinese che si travestirà da sposa, e una decina di amici italiani e siriani che si travestiranno da invitati.
Come giornalista Gabriele ha collaborato con tante testate tra cui l’Internazionale, Redattore Sociale, Peace Reporter.
Gabriele non è il solo, non è il primo e non sarà l’ultimo a subire questo in Turchia. Ricordo anche solo recentemente il trattamento che è stato riservato alla nostra avvocata Barbara Spinelli. In questo momento insieme a lui ci sono altri 150 giornalisti considerati scomodi dal regime, ci sono politici e parlamentari, insegnanti, la lista è purtroppo lunghissima.
Come dice Giulio Cavalli su Left “Per questo è normale che Gabriele sia stato fermato in Turchia al confine con la Siria: se c’è un orlo del mondo che vorremmo scoprire raccontato da lui è proprio quel confine degli orrori Gabriele è l’occhio (e la voce) che in molti vorremmo proprio lì. Gabriele libero e libero di raccontare. “
Questa sera il Palazzo del Podestà sarà illuminato di giallo per chiedere la liberazione di Gabriele e per ricordare i tanti giornalisti detenuti o limitati nella possibilità di lavorare in Turchia, domani un presidio in Piazza Nettuno e in tutta Italia si moltiplicano iniziative e prese di posizione su questa vicenda.
Con questo piccolo contributo chiediamo che anche l’Assemblea Consiliare prenda posizione accanto alle autorità italiane, alla famiglia, agli amici e collaboratori di Del Grande, alle associazioni e singoli cittadini e cittadine che si sono mobilitati in questi giorni nel chiedere l’immediata scarcerazione di Gabriele Del Grande e al al Governo italiano di elevare formale protesta presso le autorità turche per quanto avvenuto e di adoperarsi per la pronta risoluzione della vicenda.
Per Gabriele che ci ha chiesto di mobilitarci per i suoi diritti e per quanti sono ingiustamente detenuti in Turchia per motivi professionali e politici.