C’è un filo sottile nel significato di alcune parole ed è un filo che contiene il mondo, contiene gli ultimi 20 anni ed i prossimi 20.
Chi è l’occupante?
Sono le donne e gli uomini del Làbas e quindi sgomberabili e sgomberati?
E se fossero gli sgomberanti a fare occupazione?
Non si sgombera un luogo che pulsa vita, esperienze, istanze, inclusione, confronto, partecipazione, un mondo del genere si occupa. E ferocemente è stato occupato.
Ma la ferocia non è dell’esecutore, lui sgombera, la ferocia è del mandante che occupa perchè realtà così producono qualcosa che lui non è in grado più, o mai, capace di produrlo.
Non è in grado di produrre quella mutualità e crescita che una comunità del genere è riuscita a produrre.
Dice bene Emily quando sostiene che comunità ed esperienze del genere ti fanno decidere di vivere a Bologna perchè ci passi e ti fermi o vieni a saperlo e c’arrivi.
Ma questo non basta a spiegare la ferocia dell’occupazione, perchè di occupazione si tratta, è importante e sostanziale ma c’è di più, quel di più che fa scattare l’allarme tra chi opera dietro le quinte e si preoccupa di mantenere le proprie prerogative con le quali nulla hanno prodotto e che vengono minate da chi gli diventa sussidiario e ciò gli viene riconosciuto dal popolo.
Al tempo delle primarie in Coalizione Civica lottai perchè il voto venisse esteso fino ai sedici anni, non ci riuscì ed allora misi a disposizione il mio voto ad un under 18 che me lo chiedesse.
Una compagna di avventura elettorale mi fece notare che avrei potuto offrirlo a chi non aveva la residenza, perchè senza casa, pur essendo parte attiva dell’avventura stessa.
Aveva ragione.
Non saprei assolutamente quantificare quanti di loro facevano parte di quel mondo citato da Emily ( a cui riconosco ancora la giustezza del suo ragionamento ) ma sono arcisicuro del loro peso in termini di qualità.
Ma il potere non lo capisce, il potere conta e basta, conta il consenso che Detjon e Gian Marco e Margherita e tutti gli altri hanno ricevuto dai ” residenti “, dai votanti, dalle donne e dagli uomini che vivono intorno a loro e fruiscono della loro avventura messa a disposizione di chiunque.
Questi germi furono stroncati già con il Bartleby da cui il potere raccolse solo utile visto che del Barleby non se ne ricorda nessuno eccetto il sottoscritto.
Non conta che siano stati eletti o meno, conta che sono andati a risvegliare anime che non votavano più, anime che hanno capito che c’è chi li risveglia e c’è un’alternativa al sopore che produce chi vince con lo ” zoccolo duro “.
Conta che quel consenso può minare la perfezione dello zoccolo duro per mantenere il potere.
Perchè quel consenso viene da chi ha i miei anni, da chi sa che forse non vedrà l’uscita dalla crisi di tutto ma forse la vedrà il proprio figlio.
E’ grazie a uomini e donne del Làbas che esito a dire a mio figlio di andar via.
Questa è l’altra parte che si somma al pensiero di Emily ed insieme si completano.
C’è gente che grazie a queste esperienze decide di continuare a vivere a Bologna.
E’ per questo che il 9 settembre non basta essere tutti, il 9 settembre dobbiamo essere più di tutti.
L’assemblea del 30 ci dice che forse non finirà come il Bartleby ed è per questo che dobbiamo essere più di tutti.
Ai tempi del Bartleby avevamo pochi ed autoreferenziali, oggi abbiamo Detjon, Brunella, Fausto, Marco, Gian Marco, Margherita, abbiamo Emily, Federico, Lollo, Aziz, Barbara, Marina, Marchino e tutti quanti.
Ed abbiamo tutti coloro che c’erano il 30.
Ma tutti dobbiamo superarci, tutti i mille del 30 devono essere di più.
Sta passando un treno che porta le nostre gambe accese dal Làbas e avventure simili.
Dobbiamo aprire anche il cassetto dove custodiamo le nostre agende cartacee, quelle vintage, quelle dove ci puoi trovare il telefono del tuo primo amore o di ci hai sposato la prima volta.
Non dobbiamo avere paura di chiamarli e rischiare che tirino giù, se c’abbiamo diviso parte della nostra vita, anche solo un attimo, abbiamo una storia meravigliosa da raccontargli e abbiamo l’opportunità di dirgli che i nostri giovani ed i nostri figli hanno bisogno di loro.
Dobbiamo essere più di tutti.
Abbiamo pochi giorni per raccontargli cosa è successo, sta succedendo e ciò che rischiamo non torni più.
E dobbiamo dirgli di spolverare le loro agende, dobbiamo accenderli.
Dobbiamo urlargli
portati&porta#
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