Oggi vi diamo appuntamento a Dal sonno della pianificazione alla città sprecata dove verrà presentato un interessante lavoro sull’urbanistica in città e gli spazi vuoti di Piergiorgio Rocchi e Paola Bonora. Ne parla anche la Repubblica Bologna che però si è dimenticata di dire che lo trovate sul sito di Coalizione Civica Bologna. Paola Bonora lo ha anche citato durante il suo intervento all’istruttoria pubblica sui Prati di Caprara
Dal sonno della pianificazione alla città sprecata
Martedì 13 Novembre 2018 dalle 17:00 alle 20:00
Sala Biagi, complesso del Baraccano, via S. Stefano 119
Il buio oltre la siepe, dal sonno della pianificazione alla città sprecata – l’Istruttoria Pubblica sui Prati di Caprara e la politica urbanistica di Bologna
martedì 13 novembre 2018, ore 17 – Sala Biagi, Baraccano, via S. Stefano 119
intervengono:
Jadranka Bentini
Tra etica ed estetica, ritrovare il senso della città
Paola Bonora
Tra sprechi e inganni: ma cos’è ‘sta rigenerazione? Cos’è ‘sta città?
Piergiorgio Rocchi
La città sprecata: una ricerca sugli edifici inutilizzati
Piero Cavalcoli
Una politica urbanistica superata, contraddittoria e priva di visione
Pier Luigi Cervellati
Popolosi deserti nella città del turismo di massa
interventi del pubblico
Migliaia di cittadini hanno promosso l’Istruttoria Pubblica sui Prati di Caprara che si è svolta in consiglio comunale tra il 7 e il 10 novembre portando contributi ricchissimi di contenuti e proposte, a cui ha convintamente partecipato anche Italia Nostra. Anche noi contrari alla cementificazione, chiediamo con forza che vengano salvati come bene collettivo nella loro integrità di polmone ecosistemico.
Un’occasione di confronto e condivisione da cui Italia Nostra vuole partire per continuare la discussione sulla politica urbanistica di Bologna che, sventolando come immutabile il Poc sulla rigenerazione dei patrimoni pubblici, rimane ostinatamente ancorata a un’idea di crescita superata e contraddittoria, come i cittadini hanno ben sottolineato. Un’idea sconfitta da una crisi dilaniante che ha mostrato la fatalità di un ciclo economico che, ribaltato il rapporto tra domanda e offerta in un’euforica quanto esiziale bolla speculativa, ha seminato nel territorio urbano inutili costruzioni ora abbandonate. Ma la dura lezione della crisi, l’esubero di costruzioni, l’abbattimento dei valori immobiliari, la rovina di lavoratori, famiglie e imprese, non sono bastati ai nostri amministratori, che rimangono pervicacemente convinti che la via allo sviluppo debba passare attraverso nuove edificazioni, pegno di un patto unidirezionale con i costruttori. Le dichiarazioni ridondanti sulla limitazione del consumo di suolo smentite da scelte che vanno in direzione opposta, con l’assurda decisione di “addensare” abbattendo un bosco che il tempo e la natura hanno donato alla città per costruire un nuovo quartiere. Una visione di retroguardia, che ignora il dibattito internazionale sulle “foreste urbane”, finge di preoccuparsi del mutamento climatico e dell’emergenza ambientale su cui stila piani che contraddice su altri versanti.
Una schizofrenia che i cittadini non intendono più sopportare, ne va del benessere e della qualità della vita.
Una città che spreca le proprie risorse, quelle naturali come quelle economiche. Mentre ben artate campagne comunicative urlano la carenza di alloggi per studenti, additano gli affitti turistici – colpevoli per ora solo dell’arte di arrangiarsi – e giustificano la costruzione di mastodontici “studentati” che in realtà sono alberghi, nessuno si preoccupa del reale disagio abitativo, risolto poliziescamente con sfratti e sgomberi, uniche politiche dell’abitare praticate.
Non si parla invece delle migliaia di abitazioni che risultano vuote, 28.091 all’ultimo censimento nel solo comune di Bologna, una media di 1,3 abitazioni per famiglia su base regionale, e delle centinaia di interi edifici, privati e pubblici – tra questi molte scuole – abbandonati al degrado, che l’inchiesta che presenteremo nel corso dell’incontro ha localizzato. Non si discute neppure dei grandi contenitori superiori ai 1.500 mq abbandonati o incompiuti che Nomisma ha segnalato e che potrebbero essere rifunzionalizzati anziché aggiungere ulteriori scheletri al panorama degli sprechi. Non dovremmo essere paladini del riuso, come la retorica politica non fa che ripeterci?
Cifre e situazioni incredibili a fronte dell’irrefrenabile voglia di costruire nei Prati dell’amministrazione comunale. Che preferisce spendere le proprie energie nel diniego sussiegoso delle volontà civili con vertiginose arrampicate sugli specchi dei dati del fabbisogno scolastico e della bonifica, anziché cercare soluzioni, modi e strumenti di incentivazione/disincentivazione per reimmettere nel circuito vitale edifici abbandonati e residenze disabitate, far emergere l’evasione degli affitti in nero, calmierare il mercato e così offrire una casa a chi ne ha realmente bisogno.
Questa sarebbe una giusta politica dell’abitare e una lungimirante visione urbanistica: censire edifici e residenze inutilizzati, ristrutturare, risanare, riconvertire, riqualificare, salvare l’ambiente, rispettare i cittadini.
Repubblica BOLOGNA – Pagina: 9
13 novembre 2018
“Trecento edifici pubblici in rovina Vogliamo continuare a costruire?”
Valerio Varesi
Sono andati in giro a censire e fotografare gli edifici pubblici e privati da tempo vuoti e alla fine il risultato è stato sorprendente: oltre trecento, tra cui alcune scuole, risultano abbandonati in uno stato di degrado. «Non si tratta di un’inchiesta con pedigree scientifico – spiega Paola Bonora, docente all’Alma Mater e membro di Italia Nostra -, bensì di un campionamento empirico ma significativo dei numerosi edifici vuoti passibili di essere recuperati». Tale ricerca «empirica» sarà presentata per intero oggi alle 17 nella sala Biagi del Baraccano, nel corso di un’iniziativa proprio di Italia Nostra a sostegno del mantenimento del bosco dei Prati di Caprara. Il convegno vedrà intervenire Jadranka Bentini, presidente dell’associazione ambientalista, la stessa Bonora, l’architetto, oltre che ex assessore, Pierluigi Cervellati e Piergiorgio Rocchi.
Agli oltre trecento edifici pubblici e privati inutilizzati di cui si parlava, si devono aggiungere le 28091 abitazioni risultate vuote in base all’ultimo censimento nel solo comune di Bologna. In pratica, su scala regionale, 1,3 abitazioni per ogni famiglia sono senza inquilino. Acompletare questo quadro piuttosto allarmante, si aggiungono i dati di Nomisma che indicano precisamente i grandi contenitori di oltre 1500 metri quadrati che risultano abbandonati e potenzialmente da rimettere in funzione.
Proprio alla luce di questi numeri, Italia Nostra sferra l’attacco al Piano operativo comunale (Poc) che prevedenell’area dei Prati di Caprara, di proprietà dell’ente statale Invimit, un disboscamento di oltre la metà dei 46 ettari per costruire una scuola e delle residenze. «L’Amministrazione scrive Italia Nostra – sventolando come immutabile il Poc sulla rigenerazione dei patrimoni pubblici rimane ostinatamente ancorata a un’idea di crescita superata e contraddittoria». El’allusione riguarda proprio l’espansione edilizia nel momento in cui «una crisi ha seminato nel territorio inutili costruzioni ora abbandonate».
L’associazione ambientalista fa notare come le «dichiarazioni ridondanti sulla limitazione del consumo di suolo» siano successivamente «smentite da scelte che vanno in direzione opposta». Una «schizofrenia» che si alimenta anche da campagne comunicative che fanno aleggiare le emergenze abitative per gli studenti, privati delle case in affitto dai bed & breakfast, la cui soluzione sarebbe costruire giganteschi studentati «che in realtà sono alberghi». Il tutto senza che nessuno si preoccupi del reale disagio abitativo «risolto poliziescamente con sfratti e sgomberi».
Italia Nostra, dunque, invita a non «aggiungere ulteriori scheletri al panorama degli sprechi». Tuttavia l’Amministrazione si «arrampica sugli specchi del fabbisogno scolastico e della bonifica anziché cercare soluzioni e modi per reimmettere nel circuito vitale edifici abbandonati e residenze disabitate oltre a far emergere gli affitti in nero».