Bologna da bere, a temperatura ambiente.
Le ordinanze sono fumo negli occhi. Non risolvono i problemi e limitano libertà e concorrenza.
La notizia dell’intervento della Giunta comunale sugli orari di apertura degli esercizi pubblici e sui limiti alla vendita di bevande fresche, in alcune zone della città, sarebbe sconcertante, se non fosse che ogni anno, da ormai 10 anni, con la primavera arriva puntuale come una sentenza.
L’intervento è sbagliato nei modi, perché l’ordinanza del sindaco dovrebbe essere riservata a situazioni di contigibilità e di urgenza e perché la tutela della salute non può essere la foglia di fico che malcela interessi ben diversi. E’ sbagliato pure perché l’evocazione di situazioni emergenziali si dimostra volta ad eludere la libertà che la legge nazionale affida agli esercenti sugli orari di apertura e chiusura. Saranno i Tribunali, per primi, a censurare questi sgangherati interventi.
L’emergenza è diventata la normalità. Il divieto e la sanzione gli unici strumenti.
Che credibilità ha un’amministrazione che oggi propone una regolamentazione organica della materia dopo cinque anni di provvedimenti emergenziali?
Serve un piano serio, di lungo periodo, che tenga conto che Bologna è fortunatamente attraversata da migliaia di giovani che portano ricchezze.
Serve la consapevolezza che ogni zona della città ha le sue caratteristiche, anche di notte e che la Bolognina è diversa da via Mascarella, che a sua volta è diversa da Piazza Verdi.
Serve che queste differenze vengano valorizzate e che non giustifichino, per converso, odiose discriminazioni.
Serve che l’amministrazione si astenga dall’intervenire con provvedimenti ad zonam, proibendo agli esercizi presenti in alcune strade ciò che è consentito in tutto il resto della città.
Serve un programma che introduca e valorizzi il vuoto a rendere come pratica diffusa.
Servono interventi che puntino ad un riempimento e non a uno svuotamento delle zone frequentate la sera con attività culturali e musicali non imposte, ma scelte da chi ne deve fruire.
Serve un’opera sull’illuminazione cittadina, nelle vie più frequentate ed in quelle limitrofe.
Serve, finalmente, un impegno condiviso con l’università che permetta l’apertura dei suoi locali, delle sue biblioteche, anche in orario serale e notturno.
Servono chiarezza e onestà, con i cittadini, a cui non si può promettere che la sera del Pratello sarà silenziosa come quella della collina.
Tutto questo non lo fa un’ordinanza del Sindaco. Quella serve solo per blandire gli appetiti dei vari comitati che, seppure rappresentino poche decine di persone, vedono la loro voce amplificata e ripetuta.
Io che mi candido a rappresentare i cittadini, con il sogno di una istituzione comunale rinnovata, capovolta, ho iniziato a confrontarmi con gli esercenti del Pratello, di via Mascarella di via Marsala. Tutti dicono che affrontano costi insopportabili, per l’occupazione di suolo pubblico, per la tassa sui rifiuti, per garantire la tranquillità e la pulizia della zona in cui operano. Tutti dicono che non ne vale più la pena.
Frequento, da quando ero studente, la primavera e l’estate bolognese. So che i giovani che con me la frequentano vivono la città nel rispetto delle esigenze di tutti.
La città è tanto più bella quanto più è viva ed è tanto più sicura quanto più le sue strade e le sue piazze sono frequentate, anche la notte.
Marilisa Tenace