Dopo la mobilitazione di lavoratrici e lavoratori di biblioteche e musei, e lo sciopero del 23 maggio scorso, Coalizione Civica ritiene che le 5 assunzioni del Comune di Bologna dalla graduatoria per assistenti ai servizi culturali che scade tra pochi giorni siano una prima risposta importante. Ma ancor più importante sarà la discussione che si è promesso di avviare sul futuro del settore culturale in capo al Comune, in termini non solo di annunci ma anche di concrete ricadute sulle condizioni di gestione e sulla programmazione dei fabbisogni di personale – una discussione che dovrebbe essere impostata con chiarezza molto maggiore di ora per tutta la macchina comunale.
Coalizione Civica è sempre stata particolarmente attenta alla cultura nella nostra città (a partire dalla lotta contro l’esternalizzazione della Biblioteca Lame nel 2017, che attende ancora una soluzione definitiva), e continuerà ad esserlo nel contesto creato dalle recenti dimissioni della delegata Elena Di Gioia, avendo ben presente che le persone che in questo settore lavorano, o vorrebbero lavorare, vivono spesso condizioni precarie e non all’altezza del reale valore di questo aspetto della vita sociale della città.
A fronte delle difficoltà del nucleo attuale del settore civico (18 biblioteche, 11 musei, iniziative promosse durante tutto l’anno), le prospettive di futura espansione, tra nuovi progetti (il Museo dei Bambini e delle Bambine, il Polo della Memoria Democratica, il Museo della Casa Popolare) e nuove acquisizioni (Palazzo Pepoli), devono portare a interrogarsi continuamente sugli obiettivi della politica comunale in questo settore, e su come questa debba tradursi direttamente in scelte sul personale da impiegare, evitando scorciatoie che contraddicono la rilevanza e la qualità dell’offerta culturale.
Se l’obiettivo è andare oltre il puro consumo di esperienze culturali a mo’ di semplice intrattenimento, e invece creare un servizio pubblico solido e costruttivo per la società nella nostra Bologna, dobbiamo osare in termini di assunzioni nel settore culturale, sfruttando tutti i margini a disposizione e alzando la voce sul piano politico per ampliarli: anche per dare seguito a un altro obiettivo di questo mandato, il contrasto alla precarizzazione del lavoro in ogni suo ambito. Avere un bilancio virtuoso in termini di equilibri generali e di spesa del personale, e per farlo mandare in sofferenza i servizi (culturali e non solo) e chi ci lavora, non può essere la linea guida di una città realmente progressista.
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