Oggi la Repubblica Bologna intervista il nostro Federico Martelloni sulla riforma delle convenzioni con gli asilo nido privati.
Continuiamo a pensare che sia una riforma sbagliata che rischia di rompere il patto di progressività nell’erogazione dei servizi. Molte perplessità sono state espresse anche dai sindacati e dagli stessi soggetti gestori delle strutture private. Non si tratta di snobbare o non considerare importante il giusto intento di calmierare le rette degli asili anche per le famiglie della classe media, ma non crediamo che la strada sia privare di ulteriori risorse il sistema pubblico. Non chiediamo meno scuole per i “ricchi”, ma più scuola pubblica per tutt@.
L’articolo riporta anche le cifre dei finanzimenti pubblici in costante aumento alla scuola privata: non diteci che le risorse non ci sono e che la via del ricorso al privato è “obbligata”, perchè si tratta di scelte in atto da decenni.


Repubblica BOLOGNA
12 aprile 2017
Martelloni va all’attacco “È una resa del Comune”
Il consigliere di Coalizione civica “Ci saranno squilibri tra famiglie”
SILVIA BIGNAMI
«VOGLIONO smantellare i nidi pubblici. Questo è l’obiettivo». Federico Martelloni, consigliere di Coalizione Civica, ne è sicuro e promette «battaglia » a Palazzo d’Accursio e fuori. «Ci mobiliteremo » assicura, perché il rischio è che il contributo pubblico che il Comune pagherà a chi sceglie i nidi privati diventi il cavallo di troia della progressiva sostituzione del sistema pubblico di educazione tra gli zero e i tre anni con il sistema privato. «Io ho l’impressione — spiega — che si vada in questa direzione. Una prospettiva che intendiamo stoppare subito».
Martelloni, lei già la scorsa settimana è intervenuto contro il provvedimento della giunta. Perché non è d’accordo?
«Per due motivi. Il primo è che crea una divisione per cui sceglie il nido pubblico chi non può permettersi quello privato. E questo va contro ogni principio pedagogico. Si dividono i bambini per censo, e questo è inaccettabile per noi».
E secondo?
«Secondo, mi pare che questo provvedimento violi il principio di progressività che il consiglio comunale ha recentemente affermato deve essere il principio “guida” nella gestione dei servizi. Vale a dire che paga di più chi ha di più».
In che modo questo provvedimento della giunta va in senso opposto?
«È molto semplice. Attualmente un bambino al nido costa, diciamo mille euro. Le rette funzionano in base al calcolo dell’Isee, per cui nel pubblico si paga da zero a circa 560 euro. Poi ci sono nidi privati, in cui si paga anche fino a 800 euro. Ora, con questo provvedimento, la giunta “sconta” di 300 euro il nido a chi pagava 800. Cosicché chi aveva la possibilità di pagare di più paga quanto chi ha meno possibilità. Questo lede il principio di progressività che deve regolare l’erogazione dei servizi. C’è un odg del consiglio, votato in sessione di bilancio, in questosenso».
Perché secondo lei il Comune ha fatto questa scelta?
«Purtroppo temo che il disegno sia una progressiva “dismissione” del sistema di educazione pubblica da zero a tre anni. Temo si voglia andare verso la valorizzazione del meccanismo dei nidi privati aziendali, sostenuti e rilanciati con bonus pubblici per le famiglie».
Voi Però Non Siete D’Accordo.
«Assolutamente no, e daremo battaglia su questo punto, perché appunto c’è la violazione di un principio basilare. Quello per cui chi più ha più paga. Credo anche la giunta sia consapevole di questo problema».
Cosa potete fare in concreto per opporvi alla decisionedella giunta?
«Io sono un consigliere comunale e la mia battaglia la faccio con le argomentazioni. Ma certo proveremo a mobilitarci. In aula e fuori».

Chi è più ricco alla fine pagherà la stessa cifra di chi ha meno Questa scelta lede il principio di progressività nei servizi
Federico Martelloni

 

Repubblica BOLOGNA
12 aprile 2017
In Emilia e a Bologna più fondi alle scuole private “Aiutiamo il ceto medio”
Eleonora Capelli

AL via la rivoluzione dei nidi privati, la giunta ieri ha approvato la delibera proposta dalla vicesindaca Marilena Pillati. L’obiettivo è aumentare l’offerta di circa 300 posti cambiando le convenzioni. Da settembre entrerà in vigore il nuovo sistema che a regime costerà a Palazzo d’Accursio 250 mila euro in più all’anno rispetto alla cifra oggi stanziata di 1,4 milioni per i 190 posti in convenzione coi privati. Alla fine dei conti, 1,6 milioni per permettere al “ceto medio” di accedere a quasi 500 posti totali nei nidi privati con tariffe “calmierate”. Per ogni bimbo iscritto in un nido privato, la struttura riceverà dal Comune un contributo di 300 euro al mese. Questo permetterà di abbassare la retta a carico dei genitori con due opzioni diverse, fino a 660 euro al mese e fino a 748. Rispetto all’idea iniziale, è stato infatti inserito nella delibera un sistema progressivo e gli asili potranno scegliere se aderire. Si potrà applicare a tutti un massimo rincaro del 15% rispetto alla retta massima comunale (il costo arriva a circa 660 euro) oppure optare per una flessibilità del 30%. In questo caso la tariffa massima va fino a 748 euro mensili, ma con una “gamma” di rette in base all’Isee. Il costo minimo sarà di 450 euro al mese, troppo per i bimbi che appartengono a famiglie meno abbienti, tantoche l’assessora Pillati conclude: «Nei nidi privati avremo il ceto medio». Fino ad oggi invece i posti “comprati” dal Comune erano inseriti tra quelli a disposizione di tutte le famiglie che partecipavano al bando, poi la retta andava in base al reddito. Ieri dai sindacati confederali è arrivata una parziale apertura: anche se Cgil, Cisl e Uilhanno «stigmatizzato il mancato confronto », hanno anche riconosciuto che il provvedimento va «nella direzione di abbattere le liste d’attesa» e hanno rimandato la questione a un «confronto che partirà dal mese di maggio per ricondurre l’intero sistema a un principio di equità». Vista la scelta unilaterale «sarà Pillati a prendersila responsabilità di ciò che decide» ha detto Sonia Sovilla della Cgil. Il sistema, che per il sindacato di base Sgb apre la strada alla creazione di «nidi di serie A e di serie B», parte dai dati della liste d’attesa, che allo scorso novembre era composta da 686 famiglie, di cui 150 con un reddito Isee tra i 20 mila e i 40 mila euro. Nei nidi comunali ci sono 125 famiglie con un Isee tra i 30 mila e i 50 mila euro e 36 che superano i 60 mila euro. Famiglie che pagano la retta massima e potrebbero trovare dall’anno prossimo sostanzialmente lo stesso trattamento nel privato, senza partecipare al bando. «Ci sarà però in futuro la possibilità di rivedere questa modalità — dice la dirigente del settore, Miriam Pepe — quest’anno inserirli nel bando avrebbe prodotto delle lungaggini». Intanto sul fronte delle scuole paritarie, il fondo statale quest’anno aumenterà di 8 milioni, per raggiungere i 50 milioni di euro in Emilia, come annunciato dal sottosegretario all’Istruzione, Gabriele Toccafondi.
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Dallo Stato 8 milioni in più mentre Palazzo d’Accursio porterà il suo contributo totale fino a 1,6 milioni
L’interno di un asilo nido