La petizione di Weworld Ristudiamo il calendario scolastico è arrivata a 64.000 firme.

Nel frattempo la stessa onlus insieme a Cinnica, rilancia il tema a livello regionale rivolgendosi all’assessore alla Scuola per una mini-riforma del calendario, appello cui hanno aderito tanti soggetti, oltre al Coordinamento regionale e quello provinciale dei Presidenti dei Consigli di Istituto, a questo link il sito della campagna.

Per Coalizione Civica, come affermato oggi in Consiglio dalla nostra consigliera Simona Larghetti, è opportuno che il Comune di Bologna appoggi la petizione presentata dalle associazioni e se ne faccia a sua volta portavoce, mentre rispetto al dibattito elettorale auspica che chi si candida a Governare la Regione Emilia-Romagna si impegni già nei primi giorni dall’insediamento del prossimo Consiglio a modificare il calendario scolastico regionale.

In attesa di una opportuna più profonda riforma a livello nazionale, la mini-riforma sarebbe già possibile senza modificare risorse, giorni di lavoro del corpo insegnante e giorni di scuola. La proposta punta a distribuire in maniera più razionale le interruzioni sui 200 giorni, senza scuole che iniziano di venerdì o 14 settimane di interruzione totale.

Ricordiamo che la delibera di giunta regionale E-R del 26 marzo 2012, assessore all’istruzione Patrizio Bianchi, che fissa i termini per l’inizio delle lezioni al 15 settembre e il termine al 6 giugno (con slittamenti in caso di giorni festivi) non fu accompagnata da un dibattito pubblico aperto e trasparente che coinvolgesse tutte le parti in causa.

Mentre in Emilia-Romagna dobbiamo aspettare il 16 settembre 2024, l’Alto Adige inizia il 5, il Trentino il 9, il Friuli Venezia Giulia, il Piemonte, la Valle d’Aosta, il Veneto e le Marche l’11, la Lombardia, la Sardegna, la Sicilia e il Molise il 12. 

Una pausa estiva di oltre tre mesi rende insopportabilmente lungo il distacco dallo studio e dalla concentrazione di studenti e studentesse, tanto più grave per i soggetti con disabilità, DSA, ADHD o BES; complicatissima e costosa l’organizzazione per le famiglie che lavorano, costrette a ricorrere in modo abnorme ai centri estivi o all’accudimento da parte di altri familiari; lunga e problematica la ripresa a pieno ritmo dei percorsi di apprendimento/insegnamento a settembre. 

Non solo: l’anno scolastico così costruito presenta un’alternanza di periodi di studio e riposo articolata in modo tradizionale, con l’addensarsi delle sospensioni delle lezioni nei periodi natalizio e pasquale, quando sarebbe invece proficuo per il benessere di studenti e studentesse una radicale rimodulazione che vedesse altre pause significative nel corso dell’anno scolastico, ad esempio a novembre e a Carnevale. 

Un’anticipazione dell’apertura di una settimana, ad esempio, al 9 settembre, e una conclusione posticipata al 12 giugno, sul modello trentino, consentirebbe di ottimizzare i tempi di studio e di riposo su un piano complessivo.  E se il caldo torrido è un problema e lo sarà sempre di più, ricordiamo che lo è già a maggio, crediamo che il prossimo mandato regionale dovrebbe prevedere un piano di edilizia scolastica che aiuti gli enti proprietari dei muri a rendere fotovoltaici i tetti di tutte le scuole e predisponga impianti di raffrescamento, una dotazione che sarà comunque indispensabile e che non può fungere da alibi per una riorganizzazione necessaria. Il futuro della Regione dipende dalla qualità dell’istruzione e dal sostegno che siamo in grado di dare alle famiglie.

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