“Voglio contrastare subito un pregiudizio, e cioè che la sinistra non parla di sicurezza.
Io credo che la sinistra invece debba parlare di sicurezza, ma deve farlo senza perdere il suovocabolario, che è prezioso.
Perché la sicurezza non va confusa con la repressione e il proibizionismo. Sicurezza è non lasciare nessuno da solo.
E’ un concetto che spesso si impara da bambini, mi ricordo da piccola nelle strade dell’isola vicino a Vancouver dove abitavano i miei nonni, i cartelli municipali che recitavano “This is a neighbourhood watch community”, questa è una comunità di vicinato che osserva, si protegge, si tutela.
L’abbiamo detto più volte in campagna elettorale con Coalizione Civica, una città sicura è una città che si – cura, dei vicinati comunità, dei quartieri che fanno comunità.
Una città viva, partecipata, in cui magari si fa prevenzione, si promuove l’uso e il consumo consapevole di alcolici e sostanze stupefacenti, ci si batte per la legalizzazione di queste sostanze e si contrasta lo spaccio mafioso.
Mi stupisce che nel dibattito odierno non si sia ancora detto che il primo passo deve necessariamente essere eliminare le ordinanze confuse e stratificate che esistono in questa città e che ne rendono la stessa applicazione discrezionale.
Bologna non può essere la città degli studenti solo quando pagano gli affitti e le rette universitarie.
Vi chiedo, sinceramente, trovate più sicura la Bologna di adesso, in cui dopo le 9 vige una sorta di insensato coprifuoco che non fa altro che favorire lo spaccio di alcolici anch’esso gestito dalle mafie o la città in cui la sera le osterie, le strade, i teatri pullulavano di giovani, artisti, intellettuali. Quale visione di città avete, qual è più sicura?
Come si può pensare nel 2016 che la soluzione sia la repressione e il proibizionismo quando tutti gli esperti parlano invece di liberalizzazione?
Un uso non responsabile delle droghe è un male, ma la proibizione, si sa, è peggio.
Degli utenti di droghe solo il 10% ha problemi con la sostanza, a fronte di un schiacciante 90% che ne fa un uso non problematico. Non lo dico io ma l’ufficio di controllo delle droghe dell’Onu.
Ma chi è quel 10%? Sono le persone lasciate nella solitudine.
Questo lo sappiamo dagli anni ’70, e torno a Vancouver, dove all’Università di Psicologia Bruce Alexander condusse un famoso esperimento sulla droga con dei topi.
I topi che in gabbia erano soli con unicamente dell’acqua pulita e dell’acqua drogata consumavano in maniera spasmodica l’acqua drogata, spesso fino alla morte.
I topolini che vivevano da topini metropolitani, in una gabbia con altri topi, con vari stimoli, con altro cibo, spesso evitavano in toto l’acqua drogata, oppure vi tornavano solo ogni tanto e ne consumavano piccolissime quantità.
Chi è solo, chi è marginalizzato, chi vive nelle povertà è più portato al consumo letale di sostanze, e ancora si parla di proibizionismo come soluzione?
L’abbiamo detto più volte: scriviamo insieme, con tutti i soggetti compresi gli studenti, unregolamento dei tempi e della vita cittadina, istituiamo una figura di responsabilità e di raccordo come il Sindaco della notte.
Favoriamo la vera fruizione anche notturna della nostra città. Perché solo una città più viva è una città più sicura. “