Oggi siamo intervenuti in Question Time, per contestare la scelta dell’amministrazione di dare il via libera alla vendita delle azioni di Hera non vincolate dal patto di sindacato.
“Una scelta che non ci convince, per diverse ragioni: perché siamo contro la privatizzazione dei beni comuni, perché quelle azioni rendono molto al Comune di Bologna ed ai suoi cittadini, garantendo, nel tempo, significativi benefici. Non ci convince, da ultimo, per i tempi in cui matura questa scelta: oltre al suo carattere balneare, si annuncia un’inspiegabile inversione dell’ordine dei fattori tra le cose da fare e il dove e come reperire risorse necessarie a fare cose che ancora non si sa bene quali siano.
Abbiamo costruito Coalizione Civica per fare di Bologna la città meno disuguale d’Europa, invitiamo dunque il Sindaco ad aprire una grande discussione in città su come rendere Bologna meno diseguale, su quali interventi prediligere nel campo del welfare, delle scuola e della casa. Solo dopo si potrà discutere di dove reperire le risorse.”
Qui l’intervento integrale del Consigliere Federico Martelloni
“Con tutto il rispetto per l’Assessore al bilancio Conte, non giudico grave la sua assenza, oggi, in Question Time.
Infatti, intendo rivolgermi direttamente al Sindaco Merola, poiché è immediatamente riconducibile al Sindaco la scelta di vendere parte delle azioni Hera, detenute dal Comune di Bologna; così come era sua la solenne promessa fatta nel 2015 – come tutti ricorderete – di non procedere alla vendita di tali azioni, seppure svincolate dal patto di sindacato.
Vorrei pronunciare, sul punto, poche parole, chiare come l’acqua.
Ebbene, siamo contrari alla vendita di queste azioni, non già perché si tratti di una promessa mancata, bensì perché la consideriamo un’iniziativa profondamente sbagliata.
– Non ci convince, innanzitutto, perché siamo CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DEI BENI COMUNI.
– Noi ci convince perché la via delle privatizzazioni ha mostrato il fiato corto, non nell’ultimo biennio ma negli ultimi 20 anni. Alcuni di noi hanno iniziato a dirlo a Genova, durante il G8 del 2001, di cui, proprio oggi, ricorre il 17esimo anniversario. Che è anche il 17 anniversario della morte di Carlo Giuliani.
E sulla parola d’ordine della ri-pubblicizzazione di una serie di funzioni pubbliche e beni comuni, a partire dall’ACQUA, si è tenuto un referendum nel giungo 2011, un referendum che il popolo dell’acqua ha vinto con più di 25 milioni di sì. Un referendum al quale non è stato, tuttavia, dato seguito (come accaduto – nel nostro piccolo – per quello, bolognese, sui finanziamenti pubblici alle private paritarie).
– Non ci convince, perché quelle azioni rendono molto al Comune di Bologna ed ai suoi cittadini, garantendo, NEL TEMPO, significativi benefici.
– Non ci convince, da ultimo, per i tempi in cui matura questa scelta: oltre al suo carattere balneare, si annuncia un’inspiegabile inversione dell’ordine dei fattori tra le cose da fare e il dove e come reperire risorse necessarie a fare cose che ancora non si sa bene quali siano.
Il sindaco ha detto che il ricavato della vendita delle azioni sarà impiegato per mettere mano al welfare, alla scuola, alla casa.
Voglio dirlo con chiarezza: noi siamo assolutamente d’accordo a che si apra, in città, una grande discussione, pubblica e trasparente, su come ampliare il welfare, su come garantire il diritto all’abitare, su come estendere l’offerta pubblica dell’educazione scolastica. Specie a beneficio dei giovani precari e della generazione dei sessantenni, specie le donne: coloro che oggi vivono la doppia difficoltà di dover dare una mani ai figli che non hanno ancora un’autonomia economica, e i genitori anziani che l’hanno perduta e sono bisognosi di cura ed assistenza.
Come potremmo non concordare, noi che abbiamo costituito Coalizione civica per fare di Bologna la città meno diseguale d’Europa.
Caro sindaco, su questi temi, ovviamente dall’opposizione, se serve ai bolognesi – ovunque siano nati – saremo il decimo assessore della giunta.
Ma a 3 condizioni, che sono anche 3 proposte:
1) Il contratto con Hera scadrà nel 2021. A Piacenza, Reggio, Rimini, dopo la scadenza, nulla è accaduto, perché le città non si erano mosse per tempo. Noi muoviamoci per tempo: usiamo questa occasione per avviare, con il giusto anticipo, uno studio di fattibilità sulla ri-publicizzazione del servizio idrico.
2) In secondo luogo, apriamo una grande discussione in città su COME RENDERE BOLOGNA MENO DISEGUALE, su quali interventi prediligere nel campo del welfare, delle scuola e della casa. Dosando, nella giusta misura, immaginazione e risorse: promuoviamo l’auto-recupero delle case Acer, anche mettendo mano alla normativa regionale, se necessario, invece di attendere tutti i milioni necessari a ristrutturarle prima dell’assegnazione; inventiamo una contrattazione collettiva di strada che redistribuisca la ricchezza della city of food, scommettendo sulla qualità del lavoro; e poi decidiamo, INSIEME AI CITTADINI, su cosa investire le risorse, redistribuendo il POTERE DI DECIDERE SU COSA FARE E COME FARLO.
3) In ultimo, invece di vendere i gioielli di famiglia alla vigilia della lunga estate calda, prendiamo altrove le risorse che ci servono, e prendiamo quelle che servono a fare ciò che, insieme ai cittadini, abbiamo deciso di fare. Noi abbiamo molte idee. E – la prego di crederci – non vediamo l’ora di formularle e discuterle con lei e con la città.”