Con questa lettera alla città Coalizione Civica per Bologna propone una cornice per la costruzione corale di un programma sociale, ecologista, radicale e innovativo da portare al governo della città.
La trovate anche sul Cantiere Bologna, che ringraziamo per la pubblicazione.
Cara Bologna,
l’anno che ci siamo lasciati alle spalle ti ha trasformata così come ha segnato tutto il paese.
I prossimi mesi metteranno in luce tutta la durezza della crisi, anche sociale, che la pandemia ha determinato, allargando a dismisura la forbice, già ampia, delle diseguaglianze. Ci aspettano anni in cui dovremo affrontare impegni importanti, fatti di rischi e opportunità, se saremo capaci di schivare i primi e cogliere le seconde.
Ti scriviamo perché, ora che siamo decisi a governare, è essenziale aumentare il livello di confronto con le tue tante facce: con le cittadine e i cittadini che abbiamo incontrato nei quasi sei anni che ci separano dalla nostra nascita, con le associazioni, i comitati, le organizzazioni sindacali e gli spazi sociali con i quali abbiamo condiviso battaglie importanti, che oggi chiedono un maggior protagonismo nelle scelte, avendo maturato esperienze e conoscenze da valorizzare. Così come abbiamo fatto anche a Metropolis, provando ad immaginare come potresti essere nel 2030.
Quella che segue vuole essere l’inizio di una conversazione. Un primo canovaccio di temi su cui confrontarci. Potete scriverci a bologna@coalizionecivica.it o venire a discuterli online negli incontri tematici che lanceremo nei prossimi giorni.
Salute, welfare e servizi: prevenzione, qualità e prossimità
La pandemia determinata da Covid-19 ha reso evidente a tutti la debolezza dei nostri servizi socio-sanitari, colpiti per anni da tagli significativi. Rifiutando l’autonomia regionale differenziata e rimettendo al centro il servizio sanitario nazionale potremo garantire il diritto alla salute senza discriminazioni. L’integrazione socio-sanitaria deve essere gestita in forma pubblica, universale, gratuita perché risponda con efficacia ai bisogni mettendo insieme la salute con le esigenze sociali di chi è più in difficoltà, senza corsie preferenziali per chi può permetterselo e code per i comuni mortali. Occorre dare priorità alla prevenzione attraverso l’investimento sui servizi territoriali e sulle Case della Salute, credendo nella partecipazione delle cittadine e dei cittadini alla cura dei quartieri in termini di relazioni tra chi li abita. Riqualificare gli spazi di vita, privilegiando un sistema di cura di comunità, potenziando i servizi sociali, sanitari ed educativi sul territorio attraverso una ristrutturazione del welfare che permetta di riequilibrare il rapporto pubblico-privato.
La Scuola e l’Università in cammino
Prima della pandemia c’è stato un definanziamento costante e progressivo di tutto il sistema d’istruzione pubblico, dai nidi all’università. I segni del tempo sono evidenti tanto nell’edilizia scolastica quanto nell’assenza di tecnologie, pagata a caro prezzo in questi mesi difficili. Vi si aggiunge la scomparsa pressoché totale del tempo pieno e il numero di nidi e scuole dell’infanzia non più in grado di soddisfare le richieste che promanano dal sociale. Serve cambiare rotta. Molti sono gli impegni tecnici, amministrativi, progettuali del Comune di Bologna e della Città Metropolitana in questa materia: gestisce nidi e scuole dell’infanzia, cura la manutenzione degli edifici e ne costruisce di nuovi, organizza i servizi educativi e sociali pre e post scuola, mense scolastiche, assistenza, trasporti, sostegno, alfabetizzazione e mediazione culturale. Noi che ci candidiamo a governare la città ci chiediamo cosa potremo fare e come potremmo farlo insieme: insegnanti, sindacati della scuola, associazioni dei genitori, comitati di protesta, studenti e studentesse.
Bologna è città della conoscenza per vocazione antica: si tratta di incrociare saperi e conoscenze di cui dispone l’Università più antica del mondo occidentale con lo sviluppo del welfare, l’economia circolare, l’uso pubblico dei dati, l’innovazione finalizzata a rendere sostenibile, sul piano sociale e ambientale, la città del futuro. La presenza nel nostro territorio di una “data valley” e le opportunità create da questi grandi centri di raccolta ed elaborazione, possono permette di mettere l’intelligenza artificiale, i big data e l’internet delle cose a disposizione dei bisogni della città (e non solo), fino ad arrivare alla costruzione di “gemelli digitali” per i processi (non solo produttivi) che attraversano la città, da mettere a disposizione per studi sulla qualità della vita e dell’ambiente. Opportunità che, con uno stretto rapporto con l’Università, possono innervare il corpo della città ed essere uno strumento in più per le scelte dell’amministrazione e per la partecipazione di cittadine e cittadini, per ringiovanirla e permetterle di entrare davvero in connessione con l’Europa e col mondo.
Tempi e spazi della città
Vogliamo costruire una Bologna accessibile e inclusiva, costruita sui bisogni di chi vive una condizione di disabilità, dei bambini, degli anziani. Una Bologna femminista, che affronti e contrasti davvero la violenza maschile e di genere. Una Bologna con strade sicure, perché aperte, illuminate e vive grazie alle presenza di eventi musicali, iniziative culturali, musei aperti (e quanto ne avremo bisogno dopo questo periodo), limitando gli interventi delle forze dell’ordine ai soli casi di necessità e superando la logica delle ordinanze (anti-bivacco, anti-degrado) vista in questi anni. Vogliamo migliorare gli spazi e i tempi di chi deve lavorare, di chi vuole vivere la città notturna e di chi vuole riposare attraverso la figura del sindaco della notte e attraverso modalità innovative d’incontro e mediazione tra esigenze diverse, abbandonando la logica che vede la repressione come unica soluzione per i conflitti urbani. Una città che sappia valorizzare le esperienze di autogestione, difendere, rilanciare e sostenere gli spazi sociali e culturali oggi a rischio chiusura e che in questa pandemia hanno dato prova di una forza e di una solidarietà straordinarie.
Casa e lavoro
Viviamo in una città dove si privilegiano gli annunci e prolifera l’incompiuto. La Bologna che vogliamo è fatta di interventi concreti che sappiano creare le condizioni per favorire la permanenza di giovani e famiglie attraverso un grande piano di rilancio dell’abitare pubblico a prezzi calmierati, rivedendo completamente il mercato degli affitti e il sistema delle case popolari. Oggi Bologna dispone di centinaia di edifici e aree in abbandono o inutilizzate, che possono essere recuperati. Bologna non si identifica nella “city of food” fatta di un turismo mordi e fuggi e alloggi turistici a breve termine, ma deve creare possibilità di trovare casa a prezzi contenuti e lavoro di qualità per tutte e tutti, a partire da chi lavora nel settore pubblico o nei servizi ad esso associati, perché è inaccettabile che il Comune alimenti la precarietà invece di contrastarla con ogni mezzo.
Abbiamo scoperto che le leve di regolazione del lavoro nelle mani del Comune sono tante: bisogna muoverle tutte, scommettendo sulla qualità del lavoro, a partire dai segmenti del mercato del lavoro a più alto tasso di crescita e a più bassi standard qualitativi, come nel commercio, turismo e servizi, dove è il Comune a concedere spazi e licenze. Fino a produrre un marchio municipale di sostenibilità sociale che faccia di Bologna la città del lavoro di qualità.
Urbanistica e ambiente
Bologna può scalare la classifica, passando da città tra le più inquinate d’Europa a una delle cento città europee che punta ad azzerare le emissioni entro il 2030.
Una città che diventi realmente metropolitana ha bisogno di riqualificarsi attraverso una rete ampia, diffusa e progressivamente gratuita di trasporti: dal potenziamento del Servizio Ferroviario Metropolitano, all’aumento dei bus ecologici, dalle macchine e bici in condivisione fino al rafforzamento del trasporto merci su ferro e all’integrazione del tram. Più parcheggi scambiatori ma anche più strade e piazze pedonali, con una pianificazione che guardi al futuro e non favorisca la speculazione a vantaggio di pochi.
Una città dove ogni servizio essenziale si raggiunga in 15 minuti come in tante città del resto d’Europa, con investimenti sull’efficientamento energetico del patrimonio pubblico esistente al posto di nuovo consumo di suolo, in cui rigeneriamo le ex aree militari e valorizziamo i boschi, i parchi e giardini urbani, per rendere migliore l’aria che respiriamo.
Una partecipazione effettiva
Care concittadine e cari concittadini,
alle vuote dichiarazioni di intenti e alle fittizie occasioni di coinvolgimento, spesso inascoltato, contrapponiamo un modello che, attraverso il protagonismo della cittadinanza, le inchieste sociali, la costruzione di relazioni di fiducia con associazioni, spazi sociali, movimenti, comitati, permetta a tutte e tutti noi di giocare un ruolo attivo.
Vogliamo realizzare la città meno diseguale d’Europa uscendo dalle dinamiche di competizione tra singoli progetti, tra centro e periferie. Per farlo vogliamo confrontarci con chi si sta mobilitando per affrontare le conseguenze della crisi economica, sociale e ambientale, trasformando la solidarietà in progetto politico, e per aiutare davvero chi rischia di cadere nella povertà, nell’insicurezza, nella precarietà, di essere e sentirsi escluso. Per uscire dalla pandemia senza voler tornare a quello che vivevamo prima, alla “normalità” che anche prima sentivamo l’esigenza di cambiare.
Costruendo insieme una città dove scegliere di vivere, ogni giorno.
Coalizione Civica per Bologna