Il coro unanime di indignazione della Presidente Rosa Amorevole, del gruppo PD e della destra del Quartiere Santo Stefano riguardo la festa di sabato sera in Piazza Aldrovandi non stupisce. La retorica degradista è infatti la stessa, come stesse sono le soluzioni che propongono (di cui abbiamo avuto evidenza in campagna elettorale): il nulla cosmico. O meglio, nulla dal punto di vista politico ma solo un appello confuso all’intervento della polizia e alla convocazione di tavoli intergalattici per l’ordine pubblico. Cosa si aspettano dalla polizia? Che usino gli idranti sulla folla? E dentro quella folla come si fa a distinguere chi partecipa alla festa e chi invece ha svolto il suo dovere da bravo consumatore dentro uno dei locali della Piazza? Tra l’altro sfido chiunque a passare di nuovo venerdì o sabato prossimi in Piazza Aldrovandi per verificare che anche senza festa ci sono centinaia di giovani che la popolano. Quando la Piazza sarà pedonalizzata, come la stessa amministrazione ha previsto, cosa si pensa di fare? Di mettere i tornelli all’ingresso? Non scherziamo. Dispiace per i cittadini e le cittadine residenti, ancora una volta strumentalizzati da chi è preda della ricerca di consenso a breve termine . Il “degrado” di cui parla la Presidente è frutto della mancanza di spazi adatti alla socialità. Non è di certo colpa degli studenti e delle studentesse, come non lo è dei residenti, se la zona universitaria è stata trasformata da anni in un mero consumificio, con una miriade di locali che non sono accessibili economicamente a tutti. Al PD va anche ricordato che l’ordinanza contro le “birre fredde” – emanata prima delle elezioni e come noto punitiva soprattutto dei minimarket -non ha fatto altro che alimentare le vendite abusive. Per verificarlo, basta farsi un giro in piazza dal primo pomeriggio in poi. Le soluzioni repressive non funzionano, eppure si continua imperterriti ad insistere con la demagogia! Occorre aprire un ragionamento sugli spazi e sull’uso che si fa degli stessi, dicendo però chiaramente da che parte si vuole stare: dalla parte di una zona universitaria aperta, ricca di cultura e di eventi per gli studenti dove i residenti giocano un ruolo attivo, invece di vedersi imporre ricette fallimentari, oppure dalla parte delle misure repressive che impongono regole attraverso le quali ci guadagnano sempre i soliti noti. Bologna ha bisogno di uscire dal modello “paga le tasse universitarie – rincorri i crediti – consuma nei locali – paga l’affitto a proprietari spietati che ti fanno dormire in uno sgabuzzino in nero” che ha fatto tanto comodo a molti. Vedremo domani alla riunione dei capigruppo convocata con un urgenza dalla Presidenza se riusciremo ad uscire da questo dibattito che assume troppo spesso toni provinciali.
Detjon Begaj
Consigliere Quartiere Santo Stefano
Coalizione Civica per Bologna