Sembra che finalmente anche la Giunta Comunale si sia resa conto che i supermercati e gli ipermercati a Bologna sono troppi. Noi lo stiamo dicendo da un pezzo, ritenendo questa proliferazione dannosa dal punto di vista economico, sociale, ambientale e lo abbiamo ripetuto anche durante il Consiglio di Quartiere aperto chiesto per avere chiarimenti sulla vicenda dell’ennesimo supemercato che dovrebbe aprire in via Libia.
Il Corriere di Bologna riporta le inedite parole del’assessore Orioli: «Anche alla luce della nuova legge urbanistica regionale vogliamo però capire se sia possibile agire dove l’impatto di nuovi centri non sarebbe sostenibile».
Parole inedite e decisametnte tardive.
Interrogata da noi e dai cittadini rispose diversamente qualche mese fa a proposito di via Libia:
«Con riferimento alla questione dell’insediamento di nuove strutture commerciali in città… voglio ricordare che le norme sovranazionali e nazionali prevedono di fatto una liberalizzazione del settore commerciale, così come risulta dalla Direttiva Europea cosiddetta Bolkestein e dal suo recepimento effettuato dal decreto SalvaItalia convertito con legge n. 214 del 2011 che recita: “Secondo la disciplina dell’Unione Europea e nazionale in materia di concorrenza, libertà di stabilimento e libera prestazione di servizi, costituisce principio generale dell’ordinamento nazionale la libertà di apertura di nuovi esercizi commerciali sul territorio senza contingenti, limiti territoriali o altri vincoli di qualsiasi altra natura, esclusi quelli connessi alla tutela della salute, dei lavoratori, dell’ambiente, ivi incluso l’ambiente urbano, e dei beni culturali. Le Regioni e gli enti locali adeguano i propri ordinamenti alle prescrizioni del presente comma entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto”.
Lo spirito delle liberalizzazioni, introdotte per la prima volta nel nostro Paese con i decreti ‘Bersani’, corrisponde alla volontà di favorire i consumatori, all’idea che il libero esercizio del commercio possa contribuire a calmierare i prezzi e quindi facilitare l’accesso dei consumatori ad una offerta più ampia. Se queste norme producano questo effetto oppure l’effetto di amplificare le speculazioni immobiliari o queste norme producano un modello di città che non corrisponde alla nostra idea di città ne possiamo discutere, ma sapendo che risulta illegittimo un diniego all’insediamento di una struttura del settore alimentare. Questo assunto trova conforto sulla base del più ampio principio sostenuto dalla recente Giurisprudenza (Tar del Veneto del 2012) in base al quale ‘i limiti posti dalle Regioni e dagli enti locali alle aperture degli esercizi commerciali (…) cessano di avere efficacia alla data del 30 settembre 2012′. E’ in relazione al quadro legislativo sinteticamente richiamato, che il Comune di Bologna ha operato una revisione della disciplina sulla ammissibilità degli usi commerciali con la variante di adeguamento normativo 2014 al Rue».
Risposta che possiamo sintetizzare così: “..è il mercato bellezza”.
Ugualmente la Giunta rispose con sufficienza a richieste di valutazione più attenta dell’impatto di alcune scelte urbanistiche, come la previsione di un nuovo supermercato nell’area exCIERREBI, per non parlare dei progetto scellerato del grande outlet della moda ai Prati di Caprara.
Eppure, insieme ai cittadini e alle cittadine, dicevamo e diciamo due cose semplici: la sostenibilità delle scelte urbanistiche si valuta non solo dal punto di vista economico, ma soprattutto da quelli sociale ed ambientale; e, fino a prova contraria, la programmazione urbanistica è potestà del Comune.
Oggi dunque ci permettiamo di accogliere con qualche diffidenza la “svolta” annunciata dalla Giunta e per testarne la consistenza interrogheremo gli assessori durante il Question Time: ci sono i margini per cambiare? Si faccia da subito, a partire da via Libia e Cierrebi.
Intanto i tempi per la realizzazione del supermercato Lidl di via Libia sembrano ancora lunghi.
Nelle prescrizioni ARPAE relative alla bonofica del terreno, inquinato da idrocarburi, si definisce in 26 mesi, dal dicembre 2016, il tempo delle operazioni di bonifica e dei monitoraggi. Gli esiti di questa bonifica andranno inclusi alla pratica per il rilascio dei titoli edilizi, come previsto dalla valutazione preventiva con la quale il Comune di Bologna rilascia parere positivo alla variante chiesta dai proprietari (non costruire più alloggi, ma un supermercato).
Insomma i tempi ci sono tutti ripensare questo progetto. Dopo gli errori fatti fino ad oggi sarebbe il minimo da fare.