Avevamo cominciato a preparare questa lettera nella serata di ieri, a seguito della presa di parola pubblica in merito alla “trattativa” volta ad evitare lo sgombero degli spazi occupati alla Certosa, ma, purtroppo, lo sgombero è già avvenuto. Tuttavia, abbiamo pensato che non siano venute meno le ragioni per rendere pubbliche le nostre riflessioni.
Anche se non siamo stati nominati, apertamente, nel comunicato di ieri, essendo l’unica forza politica rappresentata in Consiglio Comunale ad averlo fatto, lo ribadiamo: sì, ci siamo esposti pubblicamente e ci siamo presentati alla Vivaia Tfq in diverse occasioni per sostenerla e abbiamo lavorato affinché il Comune avesse un ruolo attivo.
Le nostre Consigliere del Quartiere Porto-Saragozza sono passate a conoscere questa esperienza sin dai primissimi giorni ed, in seguito, anche il nostro capogruppo in Consiglio Comunale,la Presidente della Commissione Parità e Pari Opportunità, oltre al Presidente dell’associazione Coalizione Civica e diversi attiviste e attivisti, hanno partecipato a momenti di discussione pubblica proposti dall’esperienza della Vivaia. Addirittura, una cittadina del Quartiere e attivista di Coalizione Civica ha rilasciato interviste e dichiarazioni pubbliche a nome del Comitato che si è poi arricchito di cittadine e cittadini, ma anche attivisti e attiviste di altre esperienze, con le loro diverse posizioni e percorsi politici. Abbiamo inoltre sostenuto la posizione politica in Consiglio Comunale e in Giunta.
Lo abbiamo fatto proprio con la convinzione di tentare, al meglio delle nostre possibilità, di far sì che le esperienze di autonomia e autogestione che creano valore sociale, possano essere tutelate, nella piena consapevolezza che la nostra forza politica rappresenta solo una parte del panorama politico locale. Una parte che non ha mai avuto la velleità di rappresentare ciò che, per definizione, è irrappresentabile e non vuole essere rappresentato, ovvero i movimenti sociali, da cui crediamo però che le istituzioni possano essere contaminate per trasformare la realtà.
Non abbiamo la pretesa di essere l’avamposto della rivoluzione transfemminista che abbatterà il patriarcato, siamo una lista civica neomunicipalista che però vede come il vento soffi da tutt’altra parte in questo paese, in Europa, nelle nostre città: l’attacco alle soggettività non conformi, ai/alle migranti, ai diritti sociali e civili non è stato mai così feroce. Attacchi che godono di un ampio consenso nella società, nonostante crediamo che la città di Bologna rappresenti ancora un faro rispetto al resto del paese, sia sul piano istituzionale che delle lotte sociali.
Lo vediamo ogni settimana in Consiglio Comunale, anche ieri quando, sulla nostra proposta di predisposizione delle carriere alias per i dipendenti del Comune, abbiamo fronteggiato la violenza verbale e la strumentalizzazione delle destre. Le stesse destre che non hanno votato la nostra Presidente della Commissione Parità e Opportunità semplicemente perché trans.
Nel rispetto del diritto di auto-determinazione, quindi, crediamo di esserci messi a servizio di un obiettivo: evitare uno sgombero già scritto, supportando la raccolta firme su Change.org e la nascita del Comitato di Quartiere, esponendoci pubblicamente, ma anche lavorando internamente, affinché si potesse avere un ruolo attivo nel salvaguardare un’esperienza che la proprietà, rappresentata dal privato con cui la Vivaia ha deciso legittimamente di interfacciarsi in maniera prioritaria rispetto alla costruzione di rapporti politico-istituzionali, ha immediatamente denunciato e su cui in pochissimi giorni è stato disposto il sequestro. Un sequestro che, inevitabilmente, si è tradotto in sgombero.
Alcune e alcuni di noi vengono dalle lotte sociali, dalle occupazioni, dagli arresti, dalle denunce, e forse anche per questo pensiamo sia importante fare chiarezza sulle dinamiche che si muovono intorno agli sgomberi.
Per alcun* può essere comodo, per posizionamento politico, far circolare l’idea per cui il Comune avrebbe ordinato lo sgombero di uno spazio su cui stava agevolando una trattativa e agendo un ruolo attivo di mediazione.
Noi pensiamo sia tempo di renderci conto del momento storico che stiamo vivendo, anche noi privilegiati cittadin* di Bologna. Pensare che un Comune abbia potestà di fermare uno sgombero dopo una denuncia di un privato cittadino che, nonostante gli sia stato richiesto, ha deciso di non rimettere la querela – peraltro in una fase in cui il Governo trasferisce determinati indirizzi alle Questure – sarebbe semplicemente lunare.
Crediamo che la ricchezza di Bologna sia l’ eterogeneità di identità, percorsi, lotte, pratiche, obiettivi, modalità di relazionarsi o meno con le istituzioni. Tuttavia, crediamo anche che il grado di autonomia di un’esperienza non si misuri tanto sulla carta delle convenzioni, ma soprattutto sulle pratiche reali.
In questo senso la Vivaia ha goduto di un’attenzione non dissimile da quella che c’è stata sull’occupazione di via Raimondi, visitata dal Sindaco, e dalla nostra Vicesindaca.
Non c’è nessun paradosso in questo, ma il tentativo di mettere un bastone tra le ruote del paradigma del già visto, degli esiti scontati, per uscire dalle comfort zone, dimostrando che a volte, anche se non sempre, è possibile interrompere il circolo occupazione-sgombero, sul quale esultano le destre, ma anche coloro che da ogni lato sono ideologicamente contrari ad ogni relazione con esperienze di occupazione e autogestione, o coloro che tendono a rappresentare tutto come immutabile, immodificabile. Il paradosso forse sta nel fatto che a volte questi due approcci sono speculari: per alcuni è rassicurante che sia stata ripristinata la legalità ad ogni costo, per altri è rassicurante poter dire che tutte le amministrazioni comunali sono uguali e sgomberano, che non ci potrà mai essere riconoscimento.
A pagare “l’alto prezzo” dello sgombero di una realtà che genera valore sociale non è quindi l’amministrazione o una forza politica, ma la città tutta.
Ancora una volta noi speriamo si esca dal solito copione. C’è un’esperienza transfemminista radicale queer che sta arricchendo la città. C’è la disponibilità del Comune ad accordarle un riconoscimento, testimoniata anche dalle parole del Sindaco.
Facciamo in modo che, ancora una volta, la nostra città esca più ricca, più contaminata, traiamo forza dall’intelligenza collettiva che la attraversa.
In un paese in cui le persone transgender vengono uccise, picchiate dalle FFOO, non trovano casa… c’è una luna da guardare mentre in tropp* indicano il dito.
Coalizione Civica per Bologna