Il dibattito sulla proliferazione di supermercati in città comincia a prendere corpo. Ce ne siamo occupati a San Donato – San Vitale partecipando all’assemblea di Resistenze in Cirenaica sul supermercato che vorrebbero costruire in Via Libia e depositando 222 firme di cittadine e cittadini del quartiere raccolte per chiedere l’indizione di un Consiglio aperto alla cittadinanza. Consiglio che è stato fissato per il 28 Settembre alla presenza dei tecnici del Comune e dell’Assessore all’urbanistica Valentina Orioli. Alla Orioli avevamo già rivolto alcune domande al question time di fine luglio ottenendo qualche documento e risposte insufficienti. Ecco perché sarà ancora più importante essere presenti il 28 settembre e intanto partecipare alla assemblea di questa sera a Vag61: Un nuovo SUPERMERCATO in Cirenaica? NO GRAZIE! Assemblea a Vag61
Perché il tema esiste. E riguarda tutta la città visto che si tratta in sostanza di mancata programmazione urbanistica e territoriale, l’Amministrazione sta abdicando al proprio storico ruolo di disegno della città, piegata com’è al bisogno di fare cassa concedendo cambi di destinazione d’uso ad imprenditori che denunciano la crisi del mercato immobiliare. Una dinamica che alimenta una bolla destinata a scoppiare con conseguente fallimento di attività che rischiano di lasciare spazi degradati dove gli amministratori speravano nella “riqualificazione” con investimenti privati. E non sarebbe nulla di nuovo. E’ già successo. Per esempio, proprio vicino a Via Libia, con l’area dell’Ex Tre Stelle, uno spazio mappato tra gli spazi dismessi in Cirenaica e sul quale aspettiamo ancora risposte.
E con una conseguenza immediata: la messa in crisi della piccola distribuzione, delle botteghe di quartiere, dei mercati rionali che significa non solo perdita potenziale di lavoro, ma anche impoverimento del tessuto sociale, delle relazioni di vicinato e di prossimità, con consguente aumento della solitudine, del senso di isolamento e di “paura”.
Ho raccontato tutto questo ieri ad Enrico Miele per Repubblica Bologna che oggi titola Bologna, l’invasione dei supermarket e che nel giornale cartaceo mette in pagina una utile cartina
Del resto, guardando più da vicino il quartiere la situazione “densità” è ancora più grave. Lo ha messo in luce Zero in Condotta con questa mappatura che invito a guardare.
Un lavoro che è nella scia di una inchiesta sociale a più mani che si può leggere sul sito di Resistenze In Cirenaica e Wu Ming
Del resto già a luglio la Camera di Commercio diffondeva i dati di una espansione senza limiti. Dal 2013 si è passati da 360.016 metri quadri a 412.667 del 2016 con una concentrazione di esercizi che fanno in modo che questi siano luoghi sempre meno pensati per la spesa alimentare e sempre più per attività dove si svolge qualsiasi tipo di commercio: dalla ristorazione allo shopping di lusso.
L’aspetto più imbarazzante è che in comune sanno anche che questa situazione comincia a scricchiolare dal punto di vista economico. Ad aprile 2017 nel periodico report “Le lancette dell’economia bolognese” a pagina 24 si segnalava un segno meno nel fatturato della grande distribuzione:
Nel quarto trimestre 2016 le vendite al dettaglio nell’area metropolitana bolognese hanno fatto registrare un aumento dello 0,6%; entrando maggiormente nello specifico, si vede come l’unica componente ad avere un segno positivo sia il commercio dei prodotti non alimentari (+1,5%), stabile il commercio all’ingrosso, mentre il commercio alimentare e quello della Grande Distribuzione Organizzata sono in terreno negativo (perdono rispettivamente lo 0,7% e l’1,1% rispetto al quarto trimestre 2015).
E tutto questo con importanti conseguenze su chi ci lavora. Lo ha spiegato al Carlino, lo scorso 19 Luglio, Stefano Biosa di Filcams-Cgil
«Con i consumi della grande distribuzione in stagnazione da anni, l’apertura di nuovi punti vendita in zone già saturate non fa che erodere fatturato e forza lavoro esistente. Per contro, i nuovi supermercati che nascono, quasi sempre fanno ricorso a dipendenti part-time e precari. Non creando ricchezza, ma risparmio sulle spalle dei lavoratori».
Ce n’è abbastanza per chiedere una moratoria su tutti i prossimi nuovi insediamenti.
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